Come poter dimenticare i giorni che hanno visto Messina resistere coraggiosamente all’assedio del quale è stata protagonista nell’autunno dell’843 d. C.? Come dimenticare le attenzioni che le tribù arabe hanno mostrato nei confronti delle tante ricchezze che la città custodiva nei propri forzieri e delle quali sono entrate in possesso?
Dopo tanto tempo e dopo molti tentativi falliti, siamo riusciti ad ottenere un incontro con l’artefice di questa impresa, Fadhl Ibn Giafar, che ha guidato il suo esercito alla conquista di Messina nel corso di un intenso anno di assedio. Ogni singolo messinese ha combattuto e difeso eroicamente la città, riuscendo a respingere i ripetuti e vigorosi assalti del nemico. I più irreprensibili dopo la capitolazione, per nulla disposti alla resa, hanno lasciato Messina per raggiungere Rometta e continuare li la lotta contro l’esercito di Allah.
Dopo essere stato accolto nella sua residenza e aver banchettato al suo fianco, inizio il tanto atteso confronto verbale con Fadhl Ibn Giafar.
Come commenta le numerose iniziative, lesive delle più elementari libertà, prese nei confronti di tutta la popolazione isolana? A titolo di esempio vorrei farle presente il divieto imposto a tutte le chiese di far suonare le proprie campane, ai credenti di indossare la croce o di leggere la bibbia se non lontano da orecchie musulmane. <
Non pensa, inoltre, che impedire l’assunzione di bevande alcoliche all’interno delle taverne possa generare più di un malumore fra i tanti lavoratori che alla fine di una faticosa giornata si vedano negare un buon bicchiere di vino?<< Il Corano, il nostro testo sacro, impone a tutti i buoni musulmani l’astinenza dall’alcool ed essendo questa una regola più che giusta, abbiamo ritenuto opportuno imporla anche alle popolazioni da noi sottomesse>>.
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Con queste ultime parole si è chiuso l’incontro con Fadhl Ibn Giafar, che ringraziamo per il privilegio concesso e per l’ospitalità mostrata nell’accoglierci nella sua dimora.