“Crypto”, arrestati 57 narcos. Comunicavano solo con sms numerici - VIDEO

“Crypto”, arrestati 57 narcos. Comunicavano solo con sms numerici – VIDEO

mario meliado

“Crypto”, arrestati 57 narcos. Comunicavano solo con sms numerici – VIDEO

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martedì 14 Settembre 2021 - 15:15

Linguaggio in codice decifrato nell’operazione messa a segno dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria

«Con». Per alcuni è una parola di tre lettere; altri la tengono di conto come una preposizione semplice; rispetto a 57 narcos, però, è stato il discrimine tra una vita spudorata in libertà e lo scattare delle manette ai polsi.

In effetti, 57 persone sono state arrestate all’alba di oggi dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro e dello Scico (Servizio centrale Investigazione criminalità organizzata): 43 sono finiti in cella, altri 14 agli arresti domiciliari. Di particolare interesse i sequestri: di beni (fabbricati, società, automezzi e numerosi rapporti bancari) per 3 milioni 700mila euro. E di stupefacenti: 80 chilogrammi di cocaina e 50 di marijuana (che sul mercato avrebbero fruttato complessivamente circa 4 milioni).

“Gerry”, blitz antesignano

Tutto nell’àmbito dell’inchiesta Crypto, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (procuratore distrettuale, Giovanni Bombardieri). Per certi versi, un séguito dell’operazione Gerry del 2017 contro i gioiesi Piromalli-Molè e i rosarnesi Pesce-Bellocco.

Sim “made in Germany” & sms

Crypto perché gli indagati – che complessivamente ammontano a 93, considerati anche i soggetti a piede libero – comunicavano tra loro esclusivamente mediante sms numerici. Questa peculiare scelta, soprattutto per non lasciare tracce della propria voce, elemento molto importante in chiave processuale.
I narcos tentavano di restare “fantasmi” affidandosi a numerose Sim tedesche, in gran parte con intestazioni fittizie; in alcuni casi, neppure intestate.

Un “linguaggio cifrato” che gli inquirenti sono riusciti a smascherare iniziando proprio dalla breve parola «con», come ha spiegato in conferenza stampa il comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro, colonnello Carmine Virno. Pure ai tempi dell’operazione Gerry, peraltro, c’era stato un linguaggio “in codice” da fronteggiare; antica abitudine anche per la “vecchia guardia” della ‘ndrangheta.

A incontrare i cronisti alla caserma “Caravelli” delle Fiamme gialle di Reggio Calabria il procuratore Bombardieri, i suoi aggiunti Gaetano Paci e Giuseppe Lombardo, il comandante dello Scico (già comandante provinciale delle Fiamme gialle) generale Alessandro Barbera, il comandante provinciale catanzarese del Corpo, generale Dario Solombrino e lo stesso Virno.

Rosarno …caput mundi?

Animavano il traffico internazionale di droga da Paesi del NordEuropa come Olanda, Germania e Belgio, ma pure dalla Spagna, destinata a mezza Italia – dal Piemonte alla Puglia – soprattutto le ‘ndrine rosarnesi. E ciò, con particolare riferimento a “big” dei Pesce-Bellocco «riconducibili» alle famiglie Cacciola-Certo-Pronestì.

Alleanze inedite e nuove rotte

«Non i “soliti” arresti per traffico di stupefacenti», ha spiegato Paci, evidenziando come questa gang di narcotrafficanti fosse riuscita a intessere inedite alleanze (per esempio coi catanesi della cosca Cappello e inaugurare addirittura nuove rotte di smercio della polvere bianca: su tutte, Malta. Ma pure a garantirsi “appoggi” in varie zone d’Italia (dalle ‘ndrine Lanzino e Gentile di Amantea, nel Cosentino; nel Torinese, grazie ai buoni uffici di Vincenzo Raso; in città da Catania a Milano, da Benevento a Siracusa).

Le figure dominanti nella gang

Tre le figure dominanti del gruppo di narcos: il dominicano Humberto Alexander Alcantara, in grado di garantire contatti diretti con fornitori sudamericani di cocaina residenti in varie zone d’Europa, e un membro dei Gallace di Guardavalle – nel Catanzarese –; Marco Paladino, da tempo residente a Detmold, città tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia; Domenico Tedesco, a sua volta “trapiantato” in Germania, ad Hattersheim am Main – non lontano da Francoforte –, che forniva appoggio logistico quando gli altri narcos si recavano in quel Paese.

Peraltro, clamorose le modalità di trasporto della coca: spesso si utilizzavano singolari, fantasiosi “doppifondi” all’interno di autoveicoli appositamente modificati.

Ma guardiamo l’intervista audiovideo rilasciata a Tempostretto, a margine della conferenza stampa, dal procuratore distrettuale di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri

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