Droga a Messina. Centrale dello spaccio a Gazzi e Mangialupi, 21 arrestati e un ricercato VIDEO e FOTO

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Redazione

Droga a Messina. Centrale dello spaccio a Gazzi e Mangialupi, 21 arrestati e un ricercato VIDEO e FOTO

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martedì 29 Marzo 2022 - 09:43

Droga nascosta in tombini, pluviali, auto abbandonate, anfratti dei muri. Le donne facevano da vedette. Lo spaccio rendeva circa 50mila euro al mese

MESSINA – Droga nascosta in tombini, auto abbandonate e anfratti dei muri. Uno spaccio con profitti da circa 50mila euro al mese nei quartieri tra “Gazzi” e “Mangialupi”. Nella notte appena trascorsa, più di cento operatori della polizia di Stato sono stati impegnati in un’ampia operazione antidroga. Si è provveduto all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 22 persone indagate, a diverso titolo, per reati in materia di stupefacenti e armi. Uno di loro è ancora attivamente ricercato.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, riguardano, secondo gli inquirenti, una vasta compagine criminale, armata, perfettamente organizzata per rifornire di droga, in via continuativa, i consumatori dei quartieri cittadini di “Gazzi” e “Mangialupi”.

Si tratta ancora di indagini preliminari, durante le quali sono stati valutati dal gip quelli che sono stati ritenuti dagli investigatori “gravi indizi raccolti”, da valutare nei successivi livelli di giudizio.

Centrale di spaccio a Gazzi

Le investigazioni originano dalle rivelazioni di alcuni soggetti che, sul finire del 2018, avevano fornito generiche indicazioni su una centrale di spaccio attiva nel rione “Gazzi”. Le successive indagini, supportate da servizi tecnici e attività dirette sul territorio, hanno messo in luce, se il quadro indiziario verrà confermato, l’esistenza di due distinte cellule criminali: una più ristretta, operante in Calabria e impegnata nel rifornire l’altra, più articolata e capillare, che immetteva sul mercato della città metropolitana di Messina, e in alcune località della provincia, rilevanti partite di cocaina.

Due famiglie legate

Secondo l’ipotesi di accusa, l’organizzazione messinese era composta da più di dieci persone appartenenti a due nuclei familiari, fra loro legati, cui facevano poi riferimento numerosi altri soggetti impegnati nello spaccio minuto di droga, soprattutto nei quartieri cittadini di “Gazzi” e “Mangialupi”.

Ciclo della droga

Il “ciclo della droga” era curato in ogni dettaglio: la sostanza veniva occultata in luoghi di custodia esterni alle abitazioni – tombini, canalette di scolo, autovetture abbandonate, anfratti dei muri – e lì ricollocata dopo le cessioni. Secondo gli inquirenti, le donne fungevano sovente da vedette a tutela degli “addetti” alle forniture, che si alternavano secondo un consolidato modello organizzativo, composto da figure legate tra loro da vincoli di parentela.

50mila euro al mese

L’attività di spaccio non conosceva pause: gli acquirenti si avvicinavano ai pusher ad ogni ora del giorno e della notte, tanto da poter documentare, nell’arco dei cinque mesi di sorveglianza, più di tremila cessioni per un giro d’affari quantificato in circa 50mila euro mensili.

La continuità dei rifornimenti era assicurata da alcuni calabresi, anch’essi arrestati, che gestivano i contatti con i vertici del gruppo dei “messinesi” mediante apparecchi cellulari dedicati, che garantivano un elevato livello di riservatezza delle comunicazioni.

Numerosi sono stati i casi in cui gli investigatori dell’Antidroga sono intervenuti in flagranza per intercettare lo stupefacente. In altre occasioni, invece, sono state rinvenute e sequestrate armi e munizioni, ben conservate e perfettamente funzionanti, nella disponibilità del gruppo.

16 persone in carcere, 5 ai domiciliari, 1 ricercato

Sulla scorta del quadro indiziario così raccolto, salvo diverse valutazioni nei successivi livelli di giudizio e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica del Tribunale di Messina, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere per 16 indagati e quella degli arresti domiciliari per altri 6. Uno dei destinatari della misura cautelare in carcere è, allo stato, attivamente ricercato.

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