La messinese fuggita dalla guerra in Sudan: "Continuerò a lavorare per i diritti umani" VIDEO

La messinese fuggita dalla guerra in Sudan: “Continuerò a lavorare per i diritti umani” VIDEO

Silvia De Domenico

La messinese fuggita dalla guerra in Sudan: “Continuerò a lavorare per i diritti umani” VIDEO

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mercoledì 26 Aprile 2023 - 16:45

Gli occhi di Costanza Matafù raccontano una storia di coraggio e di paura. Ecco i suoi 10 giorni sotto le bombe prima del rientro in Italia

di Silvia De Domenico

MESSINA – Viveva in Sudan da ottobre del 2021 e lavorava con l’Aics (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo) a un progetto dedicato all’emancipazione economica femminile. Una vita tranquilla tra lavoro, nuovi amici e il sogno di poter contribuire a cambiare la società africana. Fino a quando la mattina del 15 aprile tutto va in frantumi e le prime esplosioni squarciano il cielo sopra la capitale Khartum.

Il racconto delle prime ore della guerra

Costanza Matafù, 34 anni, si trovava in casa in quel momento. Le prime raccomandazioni giunte dall’ambasciata e dagli altri membri del team dell’agenzia erano di non muoversi da casa e non andare in strada. La giovane messinese, però, non si sentiva al sicuro perché le esplosioni erano sempre più vicine alla strada in cui viveva. Decide così di chiedere rifugio a casa del proprietario del suo appartamento al piano di sotto e questo l’ha salvata. Si perché dopo poche ore un proiettile ha colpito la sua camera da letto.

Il rientro in Italia insieme ad altre 90 persone

Dopo 9 giorni sotto i bombardamenti è riuscita a fuggire e rientrare in Italia insieme ad altre 90 persone. Diversi voli militari hanno portato all’aeroporto di Roma Ciampino stranieri che si trovavano nel paese africano. La capitale del Sudan, Khartum, è stata completamente evacuate dalle presenze internazionali, ma molti civili sudanesi sono ancora in fuga verso gli altri stati.

“Non so dove ma continuerò a lavorare per i diritti umani”

La storia di Costanza è una storia di coraggio e di paura, le si legge negli occhi l’orrore da cui è fuggita ma allo stesso tempo il dispiacere di vedere andare in fumo mesi e mesi di lavoro nell’interesse delle donne e della loro emancipazione. Quella iniziata un anno e mezzo fa in Sudan, infatti, non era la sua prima esperienza all’estero: aveva già vissuto per 5 anni in Giordania e collaborato con Ong locali. Oggi è ancora molto scossa e non sa dove vede il suo futuro, ma anche se non sa dove è sicura di voler continuare a lavorare per diritti umani, inclusività, costruzione di pace, supporto ai rifugiati e lotta alla violenza di genere.

2 commenti

  1. Auguro a questa giovane donna che possa lavorare in pace e per la pace per come desidera fare🤞!!!!!

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  2. Perché non prova a lavorare per il benessere degli italiani, forse dovrebbero avere la priorità.

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