"Bomba" del pentito D'Amico: "Senatore Nania capo di una loggia che gestiva affari"

“Bomba” del pentito D’Amico: “Senatore Nania capo di una loggia che gestiva affari”

Alessandra Serio

“Bomba” del pentito D’Amico: “Senatore Nania capo di una loggia che gestiva affari”

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martedì 27 Gennaio 2015 - 12:18

Clamorosa rivelazione dell'ex boss di Barcellona pentito, che ora andranno al vaglio dei magistrati. Tutti gli uomini discussi del senatore di destra

Sono clamorose le rivelazioni che il boss neo pentito Carmelo D'Amico sta rilasciando, al processo d'appello Gotha 3. Rispondendo alle domande dei magistrati, il capo dell'ala militare di Cosa Nostra ha rivelato che a Barcellona, accanto alla mafia, governava un altro potere, masso-politico. D'Amico ha affermato di essere a conoscenza dell'esistenza di una loggia, più o meno coperta, a cui capo c'era il senatore Mimmo Nania. Attraverso la loggia, ha spiegato D'Amico, il politico di destra controllava gli affari cittadini e della zona.

La deposizione del pentito è ancora in corso, e dopo le domande dell'accusa toccherá agli avvocati delle parti civili ed ai difensori degli imputati. C'é ancora spazio, quindi, per altre possibili rivelazioni da parte dell'ex boss a capo dell'ala militare di Cosa Nostra del Longano.
E' la prima volta che il nome del Senatore viene fuori in un processo di mafia.

E' già successo invece ad alcuni suoi "grandi elettori". A cominciare dal consuocero costruttore, Tindaro Calabrese della CaTiFra, indicato come uno degli imprenditori inseriti nel cartello di imprese che pilotavano le gare. Tutti imprenditori, secondo i pentiti, che con i clan erano piuttosto "generosi": chi accettava di pagare il pizzo, anche subappaltando alle imprese dei boss, chi era sostanzialmente a disposizione con la cassa, chi riciclava denaro della stessa mafia. Per i pentiti, Calabrese era conosciuto come "Il Lupo" tra i suoi colleghi per la capacita' di "fregare" i concorrenti. Fino ad oggi comunque Calabrese è uscito pulito dalle inchieste che lo hanno riguardato.

Un altro uomo di Nania al centro delle vicende giudiziarie è Maurizio Marchettta. Costruttore, testimone di giustizia, ex vice presidente An del consiglio comunale di Barcellona. Dopo aver testimoniato contro i boss, ammettendo di aver pagato il pizzo per anni, Marchetta ha ripreso a lavorare attivamente con le imprese di famiglia, e negli ultimi mesi era interessato agli appalti pubblici banditi dal Comune del Longano.

Secondo D'Amico, Marchetta – che con Nania ha rotto i rapporti da molto tempo ormai – era un uomo legato al clan. E lo ha visto in compagnia di Cattafi in alcune occasioni, in particolare dopo il '99- 2000, dopo l'uscita di Cattafi dal carcere. La maggior parte delle notizie che il pentito conosce riguardo a Cattafi- é lui stesso a dichiararlo – gliele ha riferite Sam Di Salvo. Cattafi, ha detto D'Amico rispondendo alle domande dell'avvocato Fabio Repici, "governava" la loggia occulta della quale faceva parte Nania.
Le dichiarazioni di d'Amico andranno adesso al vaglio dei magistrati della Dda di Messina. L'udienza, terminata nel primo pomeriggio, è stata aggiornata a fine febbraio per il controesame.

Nei verbali del pentito ci sono ancora tanti i retroscena che si annunciano clamorosi, ancora coperti da segreto. Come quelli relativi alla grande distribuzione, anticipati in un processo di mesi fa. D'Amico ha infatti spiegato che c'è un nome "loro" nel settore. Settore proprio in questi giorni in grande fermento, nella zona barcellonese.

Alessandra Serio

6 commenti

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  3. Nessun commento? Strano…

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  5. Ci voleva un pentito per dire queste cose? già circolavano voci da 10anni e nessuno si è interessato. Non credo che la polizia o carabinieri non siano a conoscenza di fatti

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