Ponte: presentato il progetto alternativo, e c'è chi dice: -Facciamoli entrambi!-

Ponte: presentato il progetto alternativo, e c’è chi dice: -Facciamoli entrambi!-

Ponte: presentato il progetto alternativo, e c’è chi dice: -Facciamoli entrambi!-

giovedì 29 Aprile 2010 - 23:07

A lanciare l'idea del -doppio- Ponte è Giovanni Alvaro del 'Comitato Ponte Subito': -Questo splendido progetto non può essere visto in alternativa di quello la cui realizzazione è già in corso-

Il giovane architetto Israeliano Mor Temor ha presentato, all’Altafiumara Resort di Santa Trada, nei pressi di Cannitello e Villa San Giovanni, il nuovo progetto che ha realizzato per collegare in modo stabile lo Stretto di Messina.

Il professionista 36enne nativo di Shaf-amer, provincia di Nazareth, nell’Alta Galilea, ha esordito dicendo che -Lo Stretto è splendido, finalmente l’ho visto dal vivo dopo mesi e anni di studi da immagini, satelliti, mappe e cartografie. Sono stato tre giorni a Reggio e la cosa che mi ha colpito di più è la varietà di colori e tonalità, ogni giorno diversi: questo posto è davvero magico e affascinante-.

Nei giorni scorsi abbiamo già parlato in modo dettagliato del nuovo e affascinante progetto che ha realizzato per dare alle due sponde dello Stretto un collegamento stabile (vedi articolo correlato): nel corso della presentazione dell’idea progettuale, Mor Temor ha illustrato tutti i processi di analisi, studio e riflessione tramite cui è giunto a questo nuovo progetto. E, se vogliamo, questo ‘viaggio’ nel suo lavoro è stato ancor più appassionante del progetto stesso, già di per sè estremamente coinvolgente ed entusiasmante.

L’architetto Israeliano ha progettato per lo Stretto un ‘Ponte Galleggiante Abitato’ e quindi ha studiato in modo estremamente approfondito le strutture galleggianti nel mondo, e i ponti abitati.

Ne è venuto fuori un processo estremamente suggestivo: le prime strutture galleggianti, ad esempio, furono realizzate già nell’antichità quando greci e romani collegavano sponde di fiumi e mari posizionando tavole di legno su una serie di barche affiancate.

Ma la storia delle strutture galleggianti non si limita ai ponti: in Thailandia da millenni esistono veri e propri villaggi galleggianti composti da case galleggianti.

In ottica futura, ad Amsterdam è stato presentato pochi anni fa il progetto di una Città Autosufficiente Galleggiante nei Paesi Bassi con strade, autostrade, ponti, case e alberghi, una vera e propria città turistica il cui progetto è un punto di riferimento internazionale in prospettiva futura: i villaggi galleggianti potrebbero essere un’idea per una nuova concezione del rapporto tra l’uomo, gli insediamenti urbani e la natura.

Più di recente, anche il Giappone ha realizzato un progetto avveniristico e futuristico con l’utilizo di tutte le principali tecnologie avanzate che contraddistingono il Paese nipponico per l’avanguardia mondiale. Il Giappone c’è il serio problema della scarsità di terra su cui edificare, che potrebbe essere risolto proprio con vere e proprie ‘Venezia Galleggianti’.

In Giappone, comunque, esistono già molti aeroporti galleggianti realizzati su piattaforme di calcestruzzo armato, strumenti estremamente funzionali.

Ma torniamo ai Ponti: il progettista israeliano ha illustrato la storia dei ponti galleggianti, partendo da quello sul lago di Washington realizato nel 1940, poi affiancato nel 1961 da un secondo ponte galleggiante, e arrivando ai ponti galleggianti norvegesi. Ha poi citato il nuovo ponte galleggiante pedonale di Londra, realizzato nel 1994, e quello realizzato a Osaka, sempre in Giappone.

Negli anni ’80 è stato inoltre realizzato un progetto per un ponte galleggiante sullo Stretto di Gibilterra e nel 2001 è stato presentato il progetto del più lungo ponte galleggiante del mondo, di 35km che sarà realizzato a Istanbul.

Numerosi sono i vantaggi tecnici ed economici per l’utilizzo di strutture galleggianti, in modo particolare quando la costruzione delle fondamenta tradizionali deve avvenire in acqua a profondità che superano i venti metri o in aree con terreno morbido e a rischio, dove la costruzione delle fondamenta tradizionali è estremamente complessa, rischiosa e costosa.

Temor ha poi affrontato il tema del passaggio delle navi sotto i ponti, estremamente importante per lo Stretto dove il traffico marittimo è intensissimo. Il ponte galleggiante consente una grande flessibilità e un adattamento alle misure e alle altezze delle navi in transito.

L’architetto Israeliano ha passato in rassegna la storia dei Ponti Abitati, partendo da quelli che nel Medioevo erano caratteristici di Londra e Parigi. -Qui in Italia li conoscete meglio di me – ha detto Temor perchè dalle mie parti non esiste questa tradizione nè questa modalità di costruzione. Ma quando parliamo i Ponti Abitabili basta pensare a Firenze, al Ponte Vecchio-.

Ma non solo passato, anche presente e futuro: è già stato presentato un progetto (di 320 milioni di €) per realizzare ad Amburgo un grandissimo e avveniristico Ponte Abitato lungo 700 metri.

Dopo quest’affascinante rassegna storica e tecnica, il progettista è entrato nello specifico della situazione dello Stretto di Messina, illustrandone le caratteristiche principali: la profondità dell’acqua supera abbondantemente gli 80 metri, le prime rocce stabili si trovano addirittura 250 metri al di sotto del fondale marino. I venti più forti soffiano con velocità superiore ai 140km/h, l’alta marea può arrivare anche a 50cm, le correnti di marea sono di notevolissima intensità e soffiano fino a 11km/h, c’è il rischio di forti terremoti superiori al 7° grado della scala Richter, la distanza minima tra le due sponde è di 3.185 metri sul livello del mare, e il traffico marino è intensissimo, con navi da 50.000 tonnellate che passano quotidianamente lo Stretto. -Tutti questi ostacoli messi insieme – ha detto Temor costituiscono la più grande sfida che l’ingegneria abbia mai incontrato-.

E allora l’architetto ha presentato la sua idea nei dettagli: si usa l’acqua come fondamenta. La configurazione proposta si basa su piattaforme di calcestruzzo armato galleggiante, in cui lo spazio interno a queste piattaforme verrà destinato ad attività commerciali, uffici, alberghi, parcheggi, parchi, ecc. ecc.

Inoltre, si possono costruire anche case a schiera nello spazio a forma di ellisse che costituisce le due travi in acciaio a forma di archi. La fondazione galleggiante è stata scelta come soluzione a causa della profondità d’acqua che supera 100 metri, la presenza delle falde attive sulle coste messinese e calabrese, e la presenza di forti terremoti. Altro vantaggio, il Ponte sarebbe realizzato esclusivamente in cantieri navali senza dover quindi andare a intaccare la terraferma. Tutto studiato nei minimi particolari in modo estremamente preciso, come impongono i dettami dell’Istituto Israeliano delle Tecnologie ‘Technion’, uno dei più importanti e riconosciuti a livello internazionale.

Varie e particolareggiate le riflessioni dei relatori. I primi a parlare sono stati i rappresentanti delle istituzioni.

Gesualdo Costantino, VicePresidente e Assessore ai Trasporti della Provincia di Reggio Calabria, ha esordito dicendo che -Quello di stasera è un momento davvero molto importante che dovrebbe essere più sentito perchè si inserisce all’interno di un progetto più ampio, relativo all’Area Metropolitana dello Stretto che vuole fondere ulteriormente due culture che sono già estremamente vicine tra loro. Il progetto del Ponte Galleggiante Abitato è tecnicamente pregevole, molto ben fatto e plagiato sulle caratteristiche naturali e geomorfologiche del territorio-.

Pasquale Morisani, Presidente della Prima Commissione Assetto del Territorio del Comune di Reggio Calabria, ha detto che -Il nostro territorio dev’essere un punto di riferimento centrale nel Mediterraneo, ricalcando la storia e la mitologia. La Città Metropolitana dello Stretto dovrebbe essere uno stimolo in più per sognare, per creare un laboratorio di idee che favorisca il dibattito su grandi progetti e scenari futuri. La conurbazione è la grande idea per il futuro di questo territorio. Bisogna potenziare le strutture che esistono già, in modo particolare i trasporti e le infrastrutture con il Ponte sullo Stretto: dobbiamo essere protagonisti del nostro destino, senza più scelte calate dall’alto. Ben vengano nuove proposte, tavoli tecnici, laboratori di idee, stimoli per il territorio e anche monito per i politici e gli amministratori a non rimanere chiusi nelle loro prerogative e idee come se fossero depositari di una verità indiscutibile-.

Antonio Messina, ViceSindaco di Villa San Giovanni, ha detto che -Finalmente si parla del Ponte a Villa San Giovanni. Fino ad ora se n’è parlato ovunque nel mondo ma troppo poco qui relativamente a quanto quest’opera epocale ci interesserà-.

Il moderatore, Eduardo Lamberti Castronuovo, ha detto che -Sul Ponte ha vinto l’ideologia, spesso e volentieri si dice sì o no senza contezza ma solo per appartenenza politica. La valenza di quest’incontro sta proprio nel fatto che la gente viene informata: la gente potrà decidere cosa pensare liberamente-.

Più tecnici, com’è ovvio, gli interventi dei docenti universitari.

Domenico Gattuso, professore della Facoltà di Ingegneria dell’Università Mediterranea di Reggio, ha detto che: -Questo progetto affascina ed è estremamente attraente. Noi tecnici non siamo contrari a priori, ma facciamo valutazioni al servizio dei cittadini e della comunità. Il progetto del Ponte che c’è già, forse non va bene. Bisogna discutere dell’attraversamento dello Stretto senza pregiudizi. Le tecnologie evolvono, cose che sembravano impossibili 50 anni fa oggi possono essere realizzate-.

E’ poi intervenuto il geologo Vincenzo Pizzonia della facoltà di Architettura della ‘Mediterranea’ prima di Vincenzo D’Amore, ancora della facoltà di Ingegneria sempre dell’ateneo Reggino: -Avere la visione dei due territori dello Stretto che anzichè collegarsi con un nastro, decidono di vivere anche il mare dando vita a una nuova popolazione marittima sulle acque dello Stretto, è estremamente suggestivo e affascinante. E’ un’ottica nuova di conurbazione, non con un’opera che ci scavalchi e ci disturbi ma che ci possa abbracciare e che possa essere protagonista nel processo di conurbazione. Nell’idea dell’architetto non è il Ponte che ospita funzioni, ma sono funzioni che ospitano il Ponte: è un approccio rivoluzionario e innovativo estremamente affascinante-.

Ha parlato anche Antonio Granata della Cgil: -Nel deserto di idee e proposte che riguardano il Sud, e soprattutto lo Stretto, abbiamo deciso di partecipare con spirito costruttivo a quest’incontro nonostante la nostra posizione contraria alla realizzazione della grande opera. La questione del Ponte attiene anche ai modelli di sviluppo. Noi non abbiamo una posizione di pregiudizio ideologico, ma esistono delle priorità e la principale, secondo noi, è la messa in sicurezza del territorio in tutto il Paese che non può più sopportare i costi morali (perdita di vite umani) ed economici incommensurabili a causa del dissesto-.

Infine Giovanni Alvaro, del Comitato ‘Ponte Subito’, ha voluto precisare come questo Ponte -non può e non deve essere visto in alternativa a quello già in fase avanzata, perchè si tratta di due cose completamente diverse, due Ponti realizzati con ottiche differenti, uno per soddisfare l’esigenza Europea del corridoio 1 Berlino-Palermo e quindi per portare l’alta velocità ferroviaria delle merci e attirare i traffici del Mediterraneo, l’altro per dare un senso concreto alla conurbazione tra Reggio e Messina e a una concezione più localistica dell’opera, con grande attenzione nei confronti del territorio. E’ un progetto molto bello, ma non dev’essere visto in alternativa: magari facciamoli entrabi! Chi l’ha detto che il Ponte dello Stretto dev’essere solo uno? Quante città divise da fiumi, laghi e mari sono collegate da più ponti? Ben venga, quindi, il progetto di Temor, ma non in alternativa a quello che la ‘Società Stretto di Messina’ sta portando avanti e che è già in fase avanzata tanto che entro il 30 settembre avremo il progetto definitivo ed esecutivo. Nel 2005 è stata vinta una gara d’appalto, negli ultimi mesi i contraenti hanno ritoccato i contratti trovando difficili accordi dopo un brusco stop di 2 anni imposto dall’ex Ministro Alessandro Bianchi, quindi adesso pensare di tirar fuori un altro Ponte per ricominciare daccapo mi sembra una pura follìa-.

Non la pensa così Carmelo Giuseppe Nucera, Presidente del Circolo di Cultura Greca ‘Apodiafazzi’ di Bova (Rc), che ha organizzato la manifestazione e che per far capire come la pensa ha utilizzato una metafora medica: -Se io ho una malattia, vengo curato con una determinata medicina. Ma se durante la mia malattia la scienza e la tecnologia scopre una nuova, migliore e più efficace medicina, i medici smettono di somministrarmi la vecchia e mi danno quella nuova. Questo progetto è evidentemente più sostenibile, a detta dei tecnici, di quello che la ‘Società Stretto di Messina’ sta portando avanti, e parlo sia di sostenibilità economica che di sostenibiltà ambientale. Dato che non dobbiamo avere visioni ideologiche e preconcette, che non siamo per il ‘No’ a prescindere e che riteniamo, date le priorità, comunque utile collegare in modo stabile lo Stretto di Messina, sta a noi trovare la soluzione migliore per farlo senza scelte imposte dall’alto-.

Ben differenti, quindi, gli approcci e le chiavi di lettura rispetto a un progetto estremamente innovativo che senza ombra di dubbio farà tanto discutere e avrà un certo riscontro positivo: il risveglio e lo stimolo di idee, progettualità, intraprendenza e voglia di sognare uno sviluppo da protagonista nel futuro pensando in grande.

Cosa che questo territorio ha sempre rifiutato di fare, nascondendosi dietro le barricate di scetticismo e disfattismo assoluto.

La rassegna di Ponti e opere spettacolari mostrata da Temor nella sua presentazione, è un pugno allo stomaco per chi vorrebbe vedere lo Stretto valorizzato come merita ma è invece costretto a dover ammirare altrove le meraviglie delle scienze e delle arti mentre tra Reggio e Messina resta tutto fermo e immobile come prima.

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