Nuovo debutto messinese per il pluripremiato “Patres” di Saverio Tavano

Nuovo debutto messinese per il pluripremiato “Patres” di Saverio Tavano

Redazione

Nuovo debutto messinese per il pluripremiato “Patres” di Saverio Tavano

giovedì 18 Dicembre 2014 - 14:55

Lo spettacolo si è aggiudicato quest'anno il prestigioso Premio contro le mafie del MEI. Dopo l’anteprima dello scorso febbraio al teatro dei Naviganti, l’opera di Tavano è ora inserita nel progetto “Laudamo in città” promosso dal Daf-Teatro dell’Esatta Fantasia in collaborazione con l'E.A.R. Teatro di Messina.

Dopo un’anteprima a Messina lo scorso febbraio, al teatro dei Naviganti, il debutto a “Primavera dei Teatri”, festival promosso dalla Compagnia Scena Verticale, dedicato ai nuovi linguaggi contemporanei e numerosi riconoscimenti nazionali – vincitore del Premio contro le mafie del MEI 2014, vincitore del Festival Inventaria 2014 Roma, secondo premio al Festival Teatrale di resistenza – Museo Cervi (RE) – ritorna a Messina lo spettacolo “Patres”, regia e drammaturgia di Saverio Tavano, in scena Dario Natale e Gianluca Vetromilo per la produzione della Residenza Teatrale Ligeia Lamezia Terme/Scenari Visibili e col supporto della Regione Calabria. Due le repliche in programma alla sala Laudamo, venerdì 19 e sabato 20 dicembre alle ore 21, nell’ambito degli “Eventi Speciali” del progetto “Laudamo in Città”, promosso dal Daf-Teatro dell’Esatta Fantasia in collaborazione col Teatro di Messina.

Patres” è la storia di un giovane Telemaco di Calabria che attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato nell'attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità: attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani in avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni.

È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio, incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra a volte ostile. Un “Pater” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione. Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un’erranza, un rischio. Goethe dice che l’eredità sta in un movimento di riconquista, vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. Ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato.

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