“Clitennestra o del crimine” ha una voce maschile

“Clitennestra o del crimine” ha una voce maschile

Lavinia Consolato

“Clitennestra o del crimine” ha una voce maschile

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venerdì 08 Maggio 2015 - 06:47

Paolo Cutuli dà voce ad una delle figure della tragedia greca che Marguerite Yourcenar ha portato di fronte ad un tribunale: Clitennestra, la donna dell’attesa e della vendetta, l’archetipo sanguinoso di Lady Macbeth.

Clitennestra ha un cuore dipinto sul petto, si confessa davanti alla corte del tribunale. Tutti conoscono la sua storia sanguinosa, “non c’è nessuno di voi che non sappia chi io sia, non c’è donna che non abbia voluto essere Clitennestra”.

Clitennestra, la regina di Micene, vive perennemente nell’attesa, per dieci anni, del ritorno di Agamennone dalla guerra di Troia. Vive nell’attesa delle sue lettere, una all’anno: ogni busta contiene un cuore, ogni anno sempre più piccolo, fino addirittura ad essere inesistente.

Clitennestra, la regina, la moglie e poi, anche donna, soprattutto donna: l’attesa genera desiderio, e si innesca una lotta, “lotta contro il desiderio, lotta contro il vuoto, questa forma codarda della sciagura”. Si trova un amante, Egisto, un essere debole e insulso, che Clitennestra usa. “Se qualcuno ho tradito, è stato Egisto, per farmi capire quanto fosse insostituibile quell’uomo che amavo”.

Agamennone dunque è insostituibile; al termine dei dieci anni, il re sta per tornare e la regina scopre improvvisamente di avere i capelli grigi e – terribile – al fianco del re sulla carrozza c’è “quella maga turca”, Cassandra.

Signori della corte, Clitennestra ha ucciso per amore. Sulla colonna sonora del “Lacrimosa” di Mozart racconta l’omicidio, che non era premeditato, come ci hanno abituati a pensare: “Non lo so perché”. Clitennestra nasconde la scure dietro la vasca da bagno, e insieme ad Egisto uccide Agamennone e dopo anche Cassandra, gravida del re di Micene.

Clitennestra e tre valigie: una grande rossa, con su scritto “AGAMENNONE”; una piccola blu, “EGISTO”; una rosa di media grandezza, sulla quale opportunamente c’è scritto “TROIA”: Clitennestra ci sputa sopra, ma allo stesso tempo ne riconosce la sorte sventurata: “Era una bambina..”.

Paolo Cutuli ha dato una voce maschile ad una donna-tigre, che la Yourcenar fa parlare con profonda amarezza, così come aveva fatto parlare Elena: le donne e la loro sorte sottoposta a quella degli uomini; le donne e l’attesa, la perenne attesa che questi uomini si ricordino di loro. Con “Clitennestra o del crimine”, Cutuli è stato vincitore del Premio “Parodos” 2014 al Tindari Teatro Festival: Miglior spettacolo e Miglior interpretazione. Sebbene io ritenga che mai un uomo potrà interpretare un ruolo femminile bene quanto una donna, il talento di Cutuli è notevole, non solo nell’interpretazione, ma anche nell’allestimento dello spettacolo, in cui la musica, sia classica sia soprattutto moderna, svolge un ruolo importante: vi sono canzoni dei Depeche Mode, “Non sono una signora” di Loredana Bertè e altre ancora.

Lavinia Consolato

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