Vladimir e Vovka Ashkenazy, l’eleganza del tocco

Vladimir e Vovka Ashkenazy, l’eleganza del tocco

giovanni francio

Vladimir e Vovka Ashkenazy, l’eleganza del tocco

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domenica 04 Giugno 2017 - 06:43

Al Teatro Vittorio Emanuele eccellente performance del grande pianista russo in duo con il figlio

Nel corso di una ormai lontanissima edizione di Taormina Arte, nel 1986, in una serata di fine agosto, ebbi la fortuna di ascoltare dal vivo, al Teatro Antico, questo straordinario pianista, una vera e propria leggenda vivente. Mi colpì allora in particolare l’assoluta precisione del tocco, il senso della misura del tempo, la totale indipendenza delle due mani, l’incredibile sensazione di padronanza dello strumento che trasmetteva allo spettatore. Protagonisti del programma erano Schubert e Schumann, e quando Ashkenazy terminò di interpretare, come bis, il celeberrimo “Traumerei” (Sogno) di Schumann, per qualche secondo il pubblico rimase ammutolito, per poi esplodere in una vera e propria ovazione.

È stata un’emozione che non ho più dimenticato, pertanto quale gioia apprendere che il pianista russo si sarebbe esibito al Teatro di Messina. Matteo Pappalardo ha affermato in occasione della sua nomina che la musica sarebbe tornata protagonista in questa città, se le premesse sono queste possiamo davvero essere ottimisti, dal momento che l’evento, per il prestigio del nome del pianista e per la partecipazione del pubblico – da tempo non si vedeva il teatro di Messina così gremito per un concerto di musica classica – è stato di rilievo assoluto e inaugura nel migliore dei modi l’avventura del nuovo direttore artistico. Vladimir Ashkenazy si è esibito, come solito fare ultimamente, insieme al figlio Vovka, in un concerto di brani composti per pianoforte a quattro mani, per il cui commento rimando al precedente articolo Ashkenazy, una guida all’ascolto. In realtà i brani sono stati eseguiti su due grandi pianoforti a coda collocati specularmente uno di fronte all’altro, anche per massimizzare l’esecuzione, evitando eventuali impacci che possono verificarsi quando i due pianisti suonano sulla stessa tastiera uno accanto all’altro. Praticamente perfetta l’esecuzione di tutti i pezzi eseguiti: una rigorosa e precisa interpretazione ritmica del “Divertissement à la hongroise in sol min. D. 818 (op. 54)” di Schubert; una slanciata e appassionata interpretazione della "Moldava" di Smetana, assai gradita dal pubblico; una raffinata ed elegante esecuzione della Rapsodia spagnola di Ravel, per finire col vibrante e appassionato virtuosismo di Sergei Rachmaninov (“Suite n. 1 op. 5 (Fantaisie-Tableaux)”). Vovka Ashkenazy si è dimostrato una spalla ideale per il celebre padre, il suo pianismo risulta composto ed essenziale, nella scia del grande maestro, e assolutamente perfetta è sembrata l’intesa, con grande precisione negli attacchi a quattro mani, e in genere un rispetto assoluto del tempo, cosa non semplice nelle esecuzioni su due pianoforti. Ma è inutile nascondere che tutta l’attenzione e la curiosità erano concentrate sulla performance di Vladimir Ashkenazy, il famosissimo pianista oggi quasi ottantenne. L’attesa non è stata delusa, Ashkenazy si è dimostrato ancora padrone assoluto del pianoforte, la sua tecnica pianistica, erede della grande scuola russa (Rubinstein, Richter, solo per citare qualche nome), unisce all’ancor agile virtuosismo una precisa attenzione al risalto delle singole note; la disinvoltura e precisione nell’esecuzione dei “salti” è ancora sbalorditiva, insieme alla meravigliosa compostezza del suo pianismo, non un movimento fuori posto. Anche se a un certo punto della sua carriera si è dedicato maggiormente, e con splendidi risultati, alla direzione d’orchestra, e da qualche tempo al pianoforte a quattro mani o nell’ambito della musica da camera con altri strumenti (ha un altro figlio, Dimitri, clarinettista, con cui suole esibirsi), assistere ad una sua esibizione, anche se non più da solista, è stata una indimenticabile emozione. Molto efficace e suggestiva l’idea di riprendere al grande schermo le mani dei due pianisti impegnate a suonare, anche a beneficio degli spettatori delle ultime file.

I due pianisti hanno concesso all’entusiasta pubblico messinese un solo bis, ma lungo e impegnativo, il gradevole “Valse-Fantasie” di Mikhail Glinka, autore considerato il padre della musica russa, nella versione per pianoforte a quattro mani di Sergej Michajlovič Ljapunov. Tutti in piedi infine per applaudire i due interpreti, che hanno calorosamente salutato il pubblico, ma soprattutto per rendere omaggio a questo straordinario artista, da moltissimi anni protagonista assoluto del pianismo mondiale.

Giovanni Franciò

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