Messina, confronto aperto sul futuro della magistratura

Messina, confronto aperto sul futuro della magistratura

Alessandra Serio

Messina, confronto aperto sul futuro della magistratura

giovedì 27 Febbraio 2025 - 17:20

Le ragioni del dissenso all'assemblea aperta proclamata dall'Anm Messina. Trasversale l'adesione allo sciopero

Messina – Toghe a confronto sul futuro della magistratura anche a Messina, nel giorno dello sciopero proclamato dalla categoria per dire nuovamente no alle riforme della giustizia programmate dal Governo. Un no trasversale alle correnti dell’Associazione nazionale magistrati, a Messina presieduta da Francesca Bonanzinga, che stamane si sono ritrovati nell’aula magna della Corte d’Appello di palazzo Piacentini per un’assemblea aperta alla cittadinanza.

L’obiettivo è spiegare quanto più chiaramente ai cittadini perché, secondo le toghe, la riforma non migliora la giustizia e soprattutto non va a beneficio dei cittadini. In aula c’erano tutte le componenti del mondo giudiziario, dagli studiosi ai rappresentanti degli avvocati e del personale.

Al tavolo per gli interventi: il presidente dell’Ordine degli Avvocati Piero Vermiglio, l’ordinario di Diritto costituzionale di UniMe Stefano Agosta, il presidente della Corte d’appello Luigi Lombardo, la presidente Bonanzinga, il procuratore capo Antonio D’Amato, Filippo Aldo Liparoti per Libera Messina. 

Una riforma che non migliora la giustizia

Per l’Anm nessuno dei numerosi problemi della giustizia troverà un benché minimo rimedio nella proposta di riforma costituzionale in discussione in Parlamento. “La riforma non abbrevierà di un solo giorno i procedimenti, non prevede investimenti per migliorare la funzionalità del processo telematico civile e penale, non incrementerà il personale amministrativo né il numero di magistrati, non dice nulla sulla situazione delle carceri, né sulle condizioni dell’edilizia giudiziaria, né sulla annosa questione della geografia giudiziaria”, recita il documento conclusivo dell’Associazione.

Il vero obiettivo della riforma

“Noi scioperiamo perché l’istituzione di un corpo separato di magistrati del pubblico ministero, privi di cultura giurisdizionale e fortemente aggregati, sciolto da qualsiasi altro potere, arbitro delle proprie carriere, autoreferenziale, senza essere mitigato dalla componente giudicante, darà minore tutele e garanzie al cittadino. Noi scioperiamo perché non servirà tanto tempo alla politica per accorgersi che questo sistema, caratterizzato dall’accresciuto ruolo e peso della magistratura requirente, sarà intollerabile per la tenuta democratica del sistema e che sarà necessario un nuovo accorgimento, ossia ricondurre la corporazione dei pm -perché tale sarà diventata- sotto l’ala del potere esecutivo”, spiega l’Anm.

Sì al dialogo tra tutte le componenti

“Noi scioperiamo perché la giustizia può, deve essere cambiata, migliorata, ma ciò va compiuto insieme, perché è così che andrebbero fatte le riforme che incidono sulla Costituzione, che è un bene di tutti…insieme, mai contro, come i nostri saggi Padri Costituenti ci hanno insegnato. Noi scioperiamo perché le immense risorse parlamentari, economiche, di tempo che sta assorbendo e assorbirà la riforma potrebbero essere destinate a far funzionare davvero la giustizia, concentrandole sull’assunzione di nuovo personale amministrativo e magistratuale, sul ridisegnare le piante organiche inadeguate, sull’implementazione degli interventi volti a garantire una completa digitalizzazione, sul miglioramento delle reti informatiche, sugli investimenti sull’edilizia giudiziaria, sul rendere più umane le condizioni carcerarie”, sostiene ancora la sigla delle toghe, tra le altre ragioni del dissenso.

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