"Maria libera Messina dalla mafia e dal pizzo": la preghiera dei giovani di Addiopizzo

“Maria libera Messina dalla mafia e dal pizzo”: la preghiera dei giovani di Addiopizzo

Rosaria Brancato

“Maria libera Messina dalla mafia e dal pizzo”: la preghiera dei giovani di Addiopizzo

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lunedì 13 Maggio 2013 - 13:38

Ripercorriamo la cronaca di quei giorni, quando i giovani di Addiopizzo Messina distribuirono i volantini e denunciarono l'aggressione subita. A distanza di mesi il loro coraggio è stato premiato due volte: sia per aver portato avanti la battaglia che per aver denunciato le minacce.

Il pomeriggio del 14 agosto 2012, mentre il 99,9% dei giovani messinesi era al mare, un piccolo gruppo di loro coetanei stava distribuendo volantini nel corso Garibaldi. Erano i componenti di Addiopizzo Messina, l’associazione che da poche settimane aveva vinto il bando per l’utilizzo di un immobile confiscato alla mafia. In quel pomeriggio torrido, vigilia della Vara, questi ragazzi invece che stare al mare stavano impegnandosi in una battaglia di civiltà, distribuendo non dosi di marijuana ma volantini lungo il percorso che la Vara avrebbe fatto il giorno dopo, lasciandoli nei negozi e nei portoni. Il volantino raffigura la Protettrice della città ed una preghiera: “Maria libera Messina dal pizzo e dalla mafia”.

I fatti sono noti. Il gruppetto è stato avvicinato da alcune persone che si sono qualificate come componenti del Comitato Vara, che dopo aver minacciato i volontari li hanno costretti ad allontanarsi: “la mafia non esiste, qui offendete la Madonna. Andatevene”. I ragazzi hanno presentato denuncia ed a distanza di alcuni mesi le indagini hanno fatto il loro corso portando all’individuazione degli aggressori ed ai provvedimenti nei loro confronti. In quel pomeriggio di mezz’agosto Messina ha scoperto d’aver cresciuto dei giovani “nuovi”, che non si fanno intimidire, che di fronte ad un’aggressione denunciano l’accaduto, senza reticenze o mezzi termini. Subito dopo si è registrata una valanga di reazioni da parte della gente comune: via facebook, twetter, sms, comunicati stampa di associazioni, comitati, ma anche forze politiche e sindacali e poi sacerdoti, persone qualunque che hanno letteralmente sommerso di note di solidarietà il profilo facebook di Addiopizzo. Le Istituzioni arriveranno su questo fronte con leggero ritardo ed anche con un certo imbarazzo, dosando le parole. I ragazzi due giorni dopo scriveranno un bellissimo comunicato intitolato “Grazie Messina”, e rivolto appunto, come dice il titolo a Messina, quella comune, quella delle strade: “Ci hanno ringraziato ed incoraggiato nel nostro impegno centinaia di persone, movimenti, associazioni antiracket ed organismi del volontariato della città e della provincia, sindacati, tanti sacerdoti e parroci, partiti politici da sinistra a destra, cronisti e giornalisti, ringraziamo tutti e ciascuno. Una grande prova di solidarietà e di civiltà che si è contrapposta ad una squallida azione di intolleranza e violenza.Non è stata, infatti, solo un’aggressione verbale quella che abbiamo subito il 14 agosto, ma una vera e propria azione di espulsione fisica da via Garibaldi; evidentemente non eravamo degni, a giudizio di quei signori autorevoli e religiosi del Comitato Vara, di festeggiare anche noi a nostro modo la festa dell’Assunta”.

Quel volantino non era un invito a partecipare ai saldi di fine stagione o alla focacciata sotto le stelle di ferragosto, era una preghiera. Erano le parole di fede che i giovani messinesi condannati all’emigrazione sentivano di fare alla Patrona della città. Quella preghiera è la stessa che il 15 agosto in processione avranno fatto centinaia di mamme. Il volantino era un messaggio di fede: nella Madonna affinché protegga i messinesi e negli uomini che vogliono cambiare. Quelli, per dirla col vangelo “di buona volontà”. Eppure quella preghiera ha fatto paura in una città dove troppe volte è più facile star zitti che parlare.

“Noi abbiamo voluto urlare invece “Maria libera Messina dal pizzo e dalla mafia”- proseguiva la nota di Addiopizzo– Quella frase è per noi non solo una preghiera ma anche una dichiarazione di impegno. Noi crediamo che non ci possa essere lavoro e sviluppo a Messina proprio a causa della presenza della mafia e della sua pratica più ignobile quale è il pizzo”.

La preghiera di Addiopizzo non erano parole vuote ma IMPEGNO, perché la fede per essere reale deve diventare AZIONE. Probabilmente, in quel torrido pomeriggio d’agosto è stato proprio questo che ha spaventato: l’azione di giovani generazioni cresciute senza spirito di rassegnazione. Nella Relazione annuale del Procuratore Guido Lo Forte riportata dall’associazione si legge: “Il racket costa alla Sicilia 1,3 punti percentuali del PIL, e le tangenti risultano addirittura più elevate nella provincia di Messina rispetto a quella di Palermo. Il commercio al dettaglio tra Catania, Siracusa e Palermo subisce una tangente media mensile che si aggira attorno ai 400 euro, mentre i commercianti al dettaglio della provincia di Messina sono quelli che subiscono richieste più elevate (…) Il contesto di insicurezza che caratterizza il sistema economico disincentiva la creazione di nuove imprese e scoraggia quanti operano già nel settore dall’espandere la propria attività commerciale; In questo senso il racket produce un effetto ancora più negativo, ancora più inquinante, in quanto costituisce un ostacolo allo sviluppo ed è un fattore di declino dell’economia messinese.”

L’appello di Addiopizzo era perché la lotta al racket fosse patrimonio di tutti e non un’anomalia da far cessare alle prime ombre della sera. A distanza di alcuni mesi il coraggio di questi ragazzi ha avuto una prima forte risposta da parte delle autorità giudiziarie. E’ tanto, tantissimo per quelle generazioni che si affacciano adesso alla vita adulta in una città difficile, sonnolenta e apatica, città “babba” solo per chi vuol crederci davvero a questa leggenda. Questi giovani hanno vinto due volte, la prima il 14 agosto quando hanno deciso di impegnarsi in una battaglia di civiltà, la seconda quando non si sono messi in ginocchio davanti alla violenza delle parole e dei gesti.

Maria libera Messina dalla mafia e dal pizzo”, era la loro preghiera. Adesso non abbiamo dubbi che davvero, tra le migliaia di preghiere di quel giorno, quella di questi ragazzi è stata ascoltata, perché la strada verso la libertà si costruisce con gente che non si inginocchia né si genuflette.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. MADDOCCO Antonino 13 Maggio 2013 14:37

    la chiesa con ki sta…..???????

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