C'era una volta: i Molini Gazzi, la Birra Messina, i cantieri Rodriquez

C’era una volta: i Molini Gazzi, la Birra Messina, i cantieri Rodriquez

Rosaria Brancato

C’era una volta: i Molini Gazzi, la Birra Messina, i cantieri Rodriquez

domenica 08 Aprile 2012 - 08:08

Scrivete a certochemarrabbio@tempostretto.it e a info@tempostretto.it. Qual è il confine tra lo sviluppo e la speculazione edilizia? Quale futuro vogliamo costruire oggi per la Messina dei prossimi decenni? Quale direzione deve prendere il nuovo Prg?

In principio furono i Molini Gazzi. Nell’indifferenza 120 anni di storia e d’imprenditoria messinese furono cancellati in poco tempo e la farina lasciò il posto alla polvere della demolizione. Gli storici stabilimenti industriali di fine ‘800 hanno lasciato il posto ad un progetto per la costruzione di palazzine, “I Granai”. Di lì a poche decine di metri stessa sorte toccherà ad un altro pezzo di memoria industriale, la Birra Messina. Anche qui il partito del cemento ha deciso che il futuro si chiama edilizia residenziale e sorgerà il “Parco Trinacria”. Spostiamoci verso il centro. Quando nel ’92 l’allora presidente della Regione Rino Nicolosi si arrampicò tra le favelas del Tirone rimase senza parole. Dal suo sconcerto nacque quella legge sul risanamento che si tramutò nel più grande serbatoio di voti e di fallimenti degli ultimi 20 anni. Il Tirone prese quel nome dopo il 246 a.C. con l’assedio di Gerone. Era una finestra di orti e giardini sul mare e col passare dei secoli divenne un vero e proprio borgo produttivo. Nel 2000 si pensò di far rinascere quell’antico quartiere con un progetto destinato alle botteghe orafe e artigiane. Strada facendo il progetto si è trasformato e ora prevede parcheggi, centro commerciale, palazzi per uffici pubblici. Il nostro viaggio potrebbe continuare attraverso la zona falcata, passando per la Fiera, per il porto, per il Torrente Trapani, fino alla Mortelle-Tono. Ma davvero l’unico destino, l’unica risposta possibile allo sviluppo è il mattone? Il confine tra crescita e speculazione edilizia è labilissimo e la stessa domanda se l’è fatta l’assessore Corvaja nello stilare le direttive al nuovo Prg: “L’edilizia autodistrutta dalla sua stessa incapacità di convertirsi da attività speculativa e divoratrice di suolo, votata al saccheggio del territorio, dopo aver aggredito anche le ultime propaggini collinari è entrata in crisi, complice un sistema politico incapace di indicare nuove strategie di sviluppo”. L’ha scritto lui, non io, non un’associazione ambientalista. L’ha scritto dopo tre anni di valutazioni che hanno fatto emergere, tra l’altro, che il 16% del patrimonio edilizio è inoccupato e che il volume attuale supera di gran lunga i 70 milioni di metri cubi. La domanda è, perché dobbiamo continuare a costruire palazzi e non risorse? Se continuiamo a realizzare case chi le comprerà in una città di giovani che emigrano, precari, disoccupati, cassintegrati, dove le famiglie fanno la fila davanti ai Compro oro per svendere i gioielli? Non sono contraria al cemento, sono contraria alla speculazione. Sulla Mortelle-Tono, ad esempio, mi piace moltissimo il progetto di Bohigas, la promenade, gli orti urbani, invece non mi piacciono affatto le villette abusive costruite sulla costa, il degrado, gli allacci fognari improvvisati. Comprendo il sospetto che si voglia far entrare dalla finestra quel che non è entrato dalla porta, ma il confronto serve a questo, i “no” senz’appello uccidono il nostro futuro. La madre di tutte le domande è: che tipo di sviluppo vogliamo? I Molini Gazzi producevano “cose”, erano pane e lavoro per centinaia di famiglie. Erano un pezzo della nostra storia e memoria. Lo stabilimento é stato rifugio durante la seconda guerra mondiale, deposito di ricchezza nel dopo guerra, quando, unico stabilimento in Sicilia con due produzioni distinte, per grano duro e grano tenero, produceva 300 tonnellate al giorno, è stato quel grano che finiva nella pasta dei marchi messinesi Triolo e Puglisi. Mentre la farina lasciava il posto alla polvere delle ruspe son venuti fuori reperti storici e persino una tomba tholos dell’Età del bronzo. Sulla Birra Messina non ho bisogno di aggiungere nulla, perché il suo nome è finito nelle tavole di migliaia di persone nel mondo. Ora gli operai sono in una cassa integrazione attaccata al filo sottile degli impegni presi (e fin qui disattesi) dai Faranda, che al posto dello stabilimento costruiranno un complesso residenziale e legano la ricollocazione della fabbrica al cambio di destinazione d’uso dell’area in via Bonino. Quando uso il termine “storia della nostra città”, non intendo una “cosa morta”, ma la capacità di creare, di fare, di sognare. Intendo il modo in cui una collettività si forgia “un’identità” propria, distinta da tutte le altre. La Birra Messina, i Molini Gazzi non erano solo fabbriche, erano “Messina”, la spina dorsale, il genio creativo,l’anima di una comunità che cresce. I cantieri Rodriquez hanno portato la nostra immagine nei mari di tutto il mondo. Possiamo anche decidere di cancellare la nostra identità storica, ma dobbiamo chiederci:con cosa vogliamo sostituirla? Lo stesso assessore Corvaja individua un futuro nel turismo culturale, fieristico,crocieristico,settoriale, mordi e fuggi, e sulla promozione dei nostri beni artistici, paesaggistici, storici. Più che costruire appartamenti abbiamo bisogno di progetti e investitori per la cantieristica, i porticcioli, per ridisegnare la zona falcata, l’affaccio a mare, la Fiera, per tornare a produrre, navi, barche, cose. A Venezia il vecchio Mulino Stucky sul canale della Giudecca è stato trasformato in Hotel, a Biella gli ex lanifici sono sedi di Fondazioni culturali, a Parma Renzo Piano ha trasformato l’ex zuccherificio Eridania in un Auditorium, a Catania, per non andar lontano, ci sono le Ciminiere e le Officine dello zolfo. Di fronte a noi Falcomatà ha ridisegnato uno dei più bei lungomare d’Italia. Se cancelliamo la nostra memoria economica ed imprenditoriale non trasmetteremo nessuna identità alle future generazioni. Stiamo attenti, questo è un momento delicatissimo, perché alla vigilia di una serie di tornate elettorali, il Prg va all’esame del consiglio comunale. E’ non solo il nostro strumento urbanistico, ma la nostra unica possibilità per immaginarci la Messina dei prossimi decenni. Se la scambiamo con un voto, con una “concessione” per il nostro giardino, se lasciamo che altri decidano, allora poi non lamentiamoci delle macerie.Impariamo a leggere le parole nascoste dietro le mappe e i progetti e battiamoci per la nostra Messina che è sempre quella dei nostri padri che lavoravano grano e luppolo, sognavano in grande, ma quel sogno lo realizzavano sul serio, giorno per giorno. Senza delegarlo ad altri.

16 commenti

  1. Ma come si fa a demolire pezzi di storia della città? + la gente emigra e + costruiscono appartamenti?! Ma perché non vengono risvegliate le coscienze di chi amministra questa città, lasciando da parte il dio danaro??? perche’ noi messinesi non andiamo a manifestare contro questi scempi??

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  2. ci sarebbe tanto da dire al riguardo, per non lasciare i fatti susseguitisi in tutti questi anni a Messina a giudizi figli di superficialità e comportamenti imprenditoriali costretti dal non fare di una politica clientelare poco attenta ai reali bisogni…

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  3. puzza di bruciato 8 Aprile 2012 11:14

    A volte questi articoli mi sembrano fuori luogo, sembrano esequie da morto… mi spiego.. onore al merito al giornalista e alla testata.. Ma sarebbe stato meglio intervenire molto prima, adesso è troppo tardi e già da anni in tanti davano l’allarme. La città è in difficoltà perchè non esiste un giornale o una testata Web pronta a denunciare senza guardare in faccia “nessuno”. Anche in questo siamo un pò indietro…. io, cmq, spero sempre nel futuro….

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  4. SI COSTRUISCE PERCHE’ C’E’ GENTE CHE COMPRA.
    Cara Rosaria la tua analisi non fà una pecca. Permettimi comunque di farti notare che se si costruisce in città è perchè gli immobili si vendono quasi come il pane. Le persone che possono permettersi questo, oramai, bene di lusso sono tantissime, in barba alla crisi che sta strangolando noi poveri cassintegrati o disoccupati che “vivono” alla giornata.
    Ci sarebbe da chiedersi come fanno costoro a vivere in mezzo a lussuosi beni come ville, appartamenti, auto da sogno, yacht e tanto altro. La Guardia di Finanza dovrebbe indagare un pò meglio sulle tantissime persone che giornalmente “passeggiano” in città con auto di diverse centinaia di migliaia di euro, con la benzina che tra poco non sarà più possibile comprare per accompagnare i nostri figli a scuola o, per i più fortunati, andare a lavorare.
    Spero con tutto il cuore che la profezia dei Maya si avveri… Almeno saremo tutti livellati!

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  5. Carmelo 18.29 8 Aprile 2012 14:56

    NON ERA PIU’ SEMPLICE SCRIVERE: C’ERA UNA VOLTA MESSINA??????

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  6. L'Osservatore 8 Aprile 2012 17:43

    Non c’è altro da aggiungere:
    “Se continuiamo a realizzare case chi le comprerà? In una città di giovani che emigrano, precari, disoccupati, cassintegrati, dove le famiglie fanno la fila davanti ai Compro oro per svendere i gioielli…”
    Basterebbe solo questo per far desistere i nostri “palazzinari” da strapazzo dal continuare/ intraprendere investimenti senza un “ritorno certo”…
    Quanto all’idea che mi sono fatto di questi “imprenditori”..bè, me la tengo per me, onde evitare di essere censurato/denunciato.
    Sappiano però lor signori però che non sono il solo a pensarla così…

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  7. precario affamato 8 Aprile 2012 17:56

    e si a MESSINA si parla si parla sempre solo parlare lo sanno tutti CHI CE DIETRO QUESTA AFFARONE sono i soliti ci sono tutti ed invece di tacere voi giornalisti fate nomi e cognomi chi sono o chi ce dietro se non sbaglio sono quelli che hanno bloccati i lavori in via MAREGROSSO prima dell.simplex x SMA E SI PURTROPPO IL PIANO E SALTATO PERCHE NON HANNO RISANATO TUTTA LA ZONA MA SI RIFARANNO CON X AUTOPARCO COMUNALE ACCANTO X MOLINI E SI BELL.AFFARE LI COMUNE LO SVENDERA E LORO I SOLITI SI INGRASSERANNO. DAI FATI NOMI A no quelli sapete solo parlare parlare povera la mia MESSINA FRA UN PAIO DI ANNI SARA IN MANO AL MASSIMO DI 10 FAMIGLIE CHI VIVRA VEDRA

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  8. franco martino 9 Aprile 2012 06:56

    A proposito di orti urbani, sarebbe un bel segno di civiltà e progresso se il comune desse la possibilità ai privati cittadini di coltivare in concessione piccoli appezzamenti di terreno pubblico, con il preciso vincolo di mantenere il massimo decoro, altrimenti revoca immeditata dell’autorizzazione.Questa iniziativa è attuata in molte città italiane.
    Oltre a dare la possibilità a migliaia di cittadini di trovare un sano passatempo e coltivare ortaggi genuini, sarebbe un segno tangibile (è questo forse il vero problema?) che finalmente il “Palazzo” si apre alla gente, che le cose pubbliche non sono proprietà di un ristretto gruppo di potere, ma di tutti.

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  9. liliana parisi 9 Aprile 2012 13:30

    In una città ben amministrata non si punta a sviluppare non un solo settore economico,ma un po’ tutti:va salvaguardata l’agricoltura nelle zone agricole di periferia,le industrie non si lasciano morire ma al massimo se ne spostano le sedi,si incoraggiano attività commerciali e artigiane(distribuendole per tutto il territorio),si sviluppano attività culturali che possano attirare turismo, si cura la manutenzione ordinaria di strade,illuminazione,verde pubblico…E non si occupa il Palazzo della Cultura e il Convitto Dante Alighieri con uffici,non si lascia il Museo in costruzione da anni,e tante strutture in zone panoramiche(come l’ex Hotel Riviera e l’ex Ospedale Margherita) nel più assoluto degrado.E si può anche continuare a costruire, ma avendo anzitutto cura di risanare in tempi brevi le zone baraccate,di ristrutturare o sostituire edifici fatiscenti,di completare le tante incompiute.Ma avremo mai amministratori capaci di fare questo,invece di ondeggiare tra progetti megagalattici e il più assoluto immobilismo?

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  10. Veramente a Messina c’era il compartimento regionale delle ferrovie, con officine di qualità, il compartimento postale regionale, il distretto militare, l’Arsenale, Mare Sicilia, Il comando regionale della Guardia di Finanza, l’ospedale militare più grande del sud e tanto altro…..E’ bastata una legge di Prodi/Dalema, ed i governi regionali di Cuffaro e Lombardo per spogliare totalmente Messina.
    Nel silenzio politico di connivenza….Mentre Messina veniva depredata si sventolano bandiere di protesta per opere di fumo come il ponte….ect….nel concreto i posti di lavoro e la storia di Messina prendevano la strada di Catania e Palermo………

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  11. L'Osservatore 9 Aprile 2012 18:59

    Da come parli mi sembra ovvio che i nomi li sai anche tu…bè, se il giornale on-line non li fa, falli tu sti nomi invece di tacere…hai detto bene: a Messina si parla, si parla, si parla…

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  12. sono pienamente d’accordo a messina per la crisi che c’e’ si sta’ anche troppo bene come fanno non lo so’ chiesta e’ a citta’ di babbi pi’ non pagari u dazziu. una cosa sola a messina ci sono circa 120 banche questi sono numeri reali non supposizioni… quindi ci sunnu i picciuli ! ps io non sto’ certo tanto bene.

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  13. Nelle città turistiche sono i mercati ad essere super gettonati.
    A Messina i mercati sono decentrati, ZIR e Giostra solo qualche turista fai da te e pochi crocieristi riescono a raggiungere questi mercati…ma a Roma, Firenze, Napoli, Perugia, Bologna, Torino ect.ect. i mercati sono le mete turistiche, più dei musei e delle opere d’arte…i mercati sono la prima attrazione turistica.

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  14. liliana parisi 11 Aprile 2012 10:50

    @totonno
    La penso come te,e l’ho detto più di una volta a proposito di piazza del Popolo,citando le piazze di Padova e Verona(ma gli esempi sono tanti),e nessuno mi ha mai dato ragione

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  15. MA IN UNA CITTA’ CAOTICA E SOFFOCATA DAL TRAFFICO GOMMATO VUOI CHE I MERCATI SIANO ANCOR PIU’ CENTRALIZZATI PER INCREMENTARE IL TURISMO? Questo potrebbe favorire solo chi ha attività commerciali, con grande nocumento per il resto della popolazione residente. E poi non è vero che quelli attuali sono decentralizzati perchè la città è piuttosto piccola. Inoltre non si può paragonare Messina alle grandi città che hai nominato.
    Pensate poi allo svincolo autostradale di Giostra che quando sarà aperto, grazie al mercato bisettimanale, paralizzerà TOTALMENTE la zona nord. E a farne le spese chi saranno?
    Con l’assoluta indifferenza di chi amministra la città e buona pace dei commercianti che,abusivamente, occupano il suolo pubblico.

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  16. Le ricordo Signora Brancato che il candidato sindaco Felice Calabrò, di cui lei è addetto stampa, è capogruppo PD del Consiglio Comunale uscente e che il 30 luglio del 2008 tale Consiglio Comunale NON VOLLE NEMMENO VOTARE l’OdG per discutere dell’errore nel PRG che aveva determinato il cambio di destinazione d’uso, da industriale a residenziale max cubatura, dell’area su cui sorgevano i Molini Gazzi.

    Questo significa che non ne hanno nemmeno voluto discuterne determinando il destino di quella storica azienda, del birrificio Triscele poi e di tutte le famiglie dei suoi ex lavoratori.

    E bene sottolineare come stanno le cose, e chi ha responsabilità in merito a queste vicende, soprattutto in questo momento delicato dove la cittadinanza dovrà scegliere il nuovo sindaco che la governerà per 5 anni.

    http://www.tempostretto.it/news/capitolo-chiuso-5-stelle-triscele-stesso-errore-molini-gazzi.html

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