Alcuni stimoli di riflessione in vista dell'importante convegno di sabato presso la Facoltà di Ingegneria a Papardo
L’evento organizzato dal colleggio provinciale dei Geometri di Messina con la supervisione del direttore, Carmelo Citraro, e dell’architetto Giuseppe Aveni è un’importante occasione per fare il punto della situazione in modo serio, approfondito e scientifico riguardo al tragico episodio alluvionale dello scorso primo ottobre.
Finalmente i cittadini avranno l’opportunità di confrontarsi a 360° su tematiche di ampio respiro che consentiranno di avere una panoramica molto più chiara e comprensibile rispetto non solo a ciò che è successo ma anche e soprattutto rispetto a ciò che si potrà fare per evitare che in futuro possano nuovamente verificarsi tragedie così tanto struggenti.
Cos’è successo il 1° ottobre 2009 nel Messinese Jonico?
Inizierò il mio intervento nel convegno di sabato dando la risposta a questa domanda che in tanti si pongono, soffermandomi su ciò che davvero, a prescindere da polemiche politiche, economiche e sociali, ha scatenato quel pandemonio.
Mi soffermerò sull’episodio meteorologico: un violento temporale alluvionale, caratterizzato da piogge torrenziali, ha colpito l’area della dorsale Peloritana all’imboccatura sud dello Stretto. Nelle aree più colpite sono caduti oltre 300mm di pioggia e i fenomeni violenti hanno provocato frane e smottamenti. Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea Marina sono state colpite da due furiose colate detritiche fangose che hanno invaso i centri abitati provocando gli effetti drammatici che tutti conosciamo bene. Il fenomeno meteorologico è stato estremamente localizzato in un’area tremendamente ristretta,e per questo motivo non è stato assolutamente possibile prevederlo. Solo con un radar le autorità sarebbero state allertate all’inizio delle precipitazioni eccezionali nella loro intensità, e avrebbero potuto provare a limitare i danni.
Ma le Autorità preposte alla difesa dei cittadini e dell’ambiente come avrebbero potuto provare a limitare i danni?
Solo se vi fosse stata una organizzazione già sperimentata consistente in un radar, moderne stazioni di misura delle piogge in rete e una piano di protezione civile basato su una corretta perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico e sulla previsione di scenari di invasione delle colate di fango e detriti. Solo con un radar, infatti, le autorità sarebbero state allertate all’inizio delle precipitazioni eccezionali nella loro intensità, e avrebbero potuto provare a limitare i danni.
Partendo dall’evento del primo ottobre, nel corso dell’intervento farò una panoramica generale sul clima dello Stretto spiegando che per capire come funziona bisogna differenziare l’area Tirrenica da quella Jonica: il regime pluviometrico dei due versanti è completamente opposto. Le precipitazioni dell’area Jonica sono tipicamente più rare e intense, mentre nel versante Tirrenico piove più di frequente e spesso in modo più moderato.
Parlerò anche dei , dimostrando con grafici e dati che negli ultimi anni abbiamo avuto un’intensificazione dei fenomeni meteo estremi nello Stretto di Messina: il 2009 a Messina è stato l’anno più piovoso di sempre e il secondo è il 1996. Dal 2002 in poi abbiamo avuto continui surplus pluviometrici e, anno dopo anno, ci siamo dimenticati dello spettro della siccità che spesso interessava il territorio negli anni precedenti, in modo particolare nei mesi estivi. Sono, inoltre, sempre più frequenti fenomeni violenti come le trombe marine e le grandinate. Inoltre violente tempeste di vento determinano, sempre più frequentemente, devastanti mareggiate soprattutto nell’area Jonica.
Non tralascerò il sentitissimo tema dei cambiamenti climatici, facendo il punto su ciò che sta accadendo nell’atmosfera in questi anni durante i quali il cambiamento del clima sta facendo discutere tutto il mondo.
Dopotutto questo trend di estremizzazione dei fenomeni violenti già riscontrato nello Stretto è tipico dell’andamento climatologico dell’intero sud Italia e del Mediterraneo; bisogna però sottolineare che è altamente probabile che questo tipo di cambiamento sia assolutamente naturale e non dovuto alle attività umane. Il clima è sempre cambiato nella storia dell’umanità, e i cambiamenti sono dovuti a grandi forze della natura molto più determinanti rispetto alle attività degli esseri umani. Nel Mediterraneo si sta riscaldando, in modo molto lento e graduale, l’acqua del mare e questo alimenta fenomeni meteorologici sempre più violenti con piogge più intense e abbondanti nelle aree litoranee.
Proprio per “controllare” l’evoluzione del clima e lo scatenarsi di fenomeni violenti è fondamentale un utilizzo corretto delle strumentazioni meteorologiche, che vanno installate in aree dalle tipiche caratteristiche fisiche che rimangono immutate con il passare del tempo e che devono rispondere alle più avanzate tecnologie in grado di consentire un’accurata analisi in tempo reale.
E allora, in conclusione, farò riferimento all’importanza delle strumentazioni meteorologiche.
Un opportuno monitoraggio del territorio è fondamentale per poter evitare, o quantomeno limitare fenomeni tragici e drammatici come quello che lo scorso primo ottobre ha colpito il Messinese Jonico. L’Associazione MeteoWeb, nata tra 2004 e 2005 proprio nello Stretto, tra Reggio e Messina, si occupa da sempre proprio del monitoraggio meteorologico installando stazioni meteo ed elaborando poi i dati in tempo reale per un attento monitoraggio della situazione. Sul portale dell’Associazione, http://www.meteoweb.it/, il primo ottobre già tra le 17:20 e le 17:30 sono stati lanciati due avvisi di criticità nel Messinese Jonico, con ulteriori dettagli di allerta massima tra le 18:30 e le 19:10, in anticipo rispetto alle colate fangose che hanno provocato morte e distruzione. E’ evidente che tali avvisi non devono cadere più “nel vuoto” ma devono, già da domani, avvenire in una moderna ed efficace organizzazione di difesa civile istituzionale che consenta, almeno, di non avere più vittime.
L’appuntamento, quindi, è per sabato alle ore 09:00 a Papardo presso l’aula magna della Facoltà di Ingegneria: un momento importante per chi ha ancora voglia di capire, per chi ha ancora stimoli a ripartire, per chi semplicemente non vuole staccare la spina.
Prima dell’apertura dei lavori abbiamo pensato di svolgere un minuto di silenzio per ricordare i morti dell’Alluvione proprio perchè non si deve dimenticare quanto accaduto nel Messinese Jonico poco più di due mesi fa.
Bisogna invece fare di tutto e di più affinchè tali sofferenze non debbano mai più colpire il nostro territorio.
