Il progetto è iniziato nel 2003, e già oggi 43 esemplari popolano il massiccio reggino
Dopo circa due secoli torna in Aspromonte, grazie all’impegno dell’Ente Parco, il capriolo italico.
Sono 43 gli esemplari rilasciati nei primi due anni di attuazione del progetto ad opera dei tecnici della Dream Italia di Pratovecchio (Arezzo). I caprioli reintrodotti appartengono al ceppo genetico denominato ‘italico’, un ecotipo le cui origini sono millenarie ma oggi in via di estinzione, e provengono dalle Province di Grosseto e Siena, aree nelle quali da anni vengono studiate le caratteristiche genetiche delle popolazioni presenti.
-Tutto è iniziato nel 2003 – spiega Leo Autelitano, Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte – con uno studio sulla fattibilità che è durato due anni, che ha permesso di verificare l’esistenza di condizioni idonee per ricostituire una popolazione vitale analizzando sia le caratteristiche ambientali del territorio del Parco, ma anche i potenziali fattori limitanti quali la presenza di cani vaganti, il pascolo eccessivo, il bracconaggio-.
La Comunità scientifica Nazionale, nelle numerose occasioni di incontro sul tema della conservazione del capriolo italico, ha individuato nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, con i suoi 70 mila ettari di territorio, un’area prioritaria di intervento. L’unica area di Italia, di recente individuazione, in cui sopravvive il capriolo italico ed in grado di fornire soggetti fondatori per il progetto, si trova a cavallo tra la provincia di Grosseto e Siena, nella Toscana meridionale.
-Quello dell’Aspromonte – dice Lilia Orlandi, Responsabile del Settore Fauna di Dream e del gruppo tecnico che ha portato avanti il Progetto – è uno dei progetti di reintroduzione più ambiziosi, a causa delle difficoltà tecniche e logistiche che lo caratterizzano. Le lunghe distanze di trasferimento dalle aree di origine a quelle di destinazione sono per esempio ritenute particolarmente critiche per la buona riuscita di tutta l’operazione. Per questo motivo la maggior parte degli animali rilasciati vengono muniti di radiocollare satellitare che ci consente in tempo reale il monitoraggio della sopravvivenza e dell’adattamento al nuovo habitat-.
Il direttore del Parco dell’Aspromonte, Fabio Scionti, ha evidenziato che -il successo dei primi due anni è in gran parte dovuto all’appoggio della popolazione locale. L’Ente parco fin dal principio, ha infatti realizzato numerosi momenti di divulgazione e di formazione nei confronti del mondo venatorio ed di tutta la comunità aspromontana, consapevole che il coinvolgimento della stessa avrebbe rappresentato un elemento chiave per la riuscita dell’intero progetto-.
