Riusciremo a sconfiggere i buddaci?
A ragione coloro i quali hanno a cuore la città si lamentano del lungo periodo di crisi che sta attraversando Messina e, ricordano con nostalgia il passato remoto e prossimo della nostra storia, tentano di individuare le cause di questo declino per potervi porre rimedio. Intendo rivolgermi proprio a questi volenterosi permettendomi di indicare una chiave di lettura che potrebbe essere utile per coronare i loro sforzi e trovare possibili rimedi.
Mi riferisco alla teoria evoluzionistica di Darwin secondo la quale, sinteticamente, le specie si adattano all’ambiente mediante la selezione naturale degli individui che presentano modificazioni morfologiche in grado di consentire la perpetuazione della specie.
Applicando questa teoria alla composizione storica del nostro tessuto sociale si individua immediatamente la specie dei BUDDACI presenti da sempre a Messina tanto da diventare il soprannome che individua i messinesi tra i siciliani e da indurre il povero architetto Zanca a sbeffeggiarci fregiando il frontone del Municipio delle teste di questi pesci dal corpo piccolo e dalla bocca enorme fatti passare per delfini.
Questa popolazione è caratterizzata dal parlare di tutto, sapere tutto, dare giudizi nei campi più disparati senza avere la minima conoscenza dell’argomento di cui tanto dottamente argomentano.
Fino ad un certo periodo il peso ambientale di questa ceppo veniva contenuto dall’altra genia presente in città i MESSINESI. Esponenti di una borghesia capace ed attiva, colta ed amante del bello relegavano i BUDDACI ad un ruolo sociale marginale e folkloristico salvaguardando la città.
Ma questa genia virtuosa si è fortemente indebolita a seguito di disastri naturali e della evoluzione del BUDDACE che ha differenziato i proprio comportamenti nel tentativo di affermarsi.
Infatti, una parte della popolazione BUDDACE, quella che a parità di potenzialità intellettive ha sviluppato la capacità di trovare raccomandazioni, autoreferenziarsi e sbrigare faccende per accaparrare voti, si è evoluta occupando una nicchia ecologica diversa ma in continua simbiosi con il ceppo d’origine. Si è così arrivati ad un equilibrio simbiotico tra il BUDDACE e il nuovo gruppo il MUCCALAPONE.
Questa nuova evoluzione racchiude individui estremamente resistenti, con elevate capacità d’adattamento che sintetizzano la mancanza di competenze con la capacità di assumere incarichi di qualsivoglia natura (politica, amministrativa, sportiva ecc.). In questo sono aiutati dalla certezza di sapere tutto determinata proprio dal poco che sanno.
In questo nuovo ecosistema il BUDDACE, sempre meno contrastato dal MESSINESE, trova facile sponda nel MUCCALAPONE.
Quest’ultimo, dall’alto della sua carica, ascolta attentamente le argomentazioni del suo progenitore ed organismo simbionte e non possedendo i mezzi per difendersi dall’evidente inconcludenza delle argomentazioni Buddaciane si fa convincere dal taglio della giacca o dal telefonino di ultima generazione che sfoggia il suo omologo approvando con ampie manifestazioni di apprezzamento tutte le fesserie che sente.
Alla luce di questa analisi, nel nostro ecosistema si sta assistendo all’affermazione della nuova mutazione la quale, forte della propria ignoranza e quasi priva di competitori naturali , sta dilagando in ogni settore così come i cinghiali sui Peloritani.
Forse proprio questa chiave di lettura evoluzionistica, tra il serio ed il faceto, potrebbe spiegare il fiorire di esperti registrato negli ultimi anni a fronte di nessun beneficio apportato alla società e come le menti elette ampiamente riconosciute nel territorio compreso tra il casello autostradale di Villafranca e l’uscita di Tremestieri possano berciare teorie a dir poco originali molto ascoltate in città ma oggetto di ilarità o di indignazione appena superati i confini prima citati. Quale l’intervento possibile per contenere i BUDDACI ed i MUCCALAPONI consentendo il rinnovarsi dei MESSINESI? L’affermazione di una virtù sottaciuta da anni e che ho sentito avvalorare dal rappresentante del Governo, il Prefetto Alecci: “QUALITA’”.
Qualità delle persone, qualità delle proposte, qualità delle scelte, qualità degli obbiettivi da raggiungere; virtù propria delle persone e non degli schieramenti, capace di sbaragliare chi non possiede “QUALITA’”.
