Contrariamente a quanto si possa pensare non è la prima volta che si registra un periodo di tempo così lungo e caratterizzato da piogge intense e continue. Ma, contrariamente al passato, quest’anno si è rilevato un aumento vertiginoso delle frane su tutto il territorio provinciale. Importanti strade di collegamento interrotte, centri abitati isolati o difficilmente raggiungibili, pericolo per la pubblica incolumità, disagi per la popolazione sono le conseguenze dirette di questo dissesto del territorio.
L’edificazione selvaggia è stata immediatamente additata quale causa unica delle frane e degli smottamenti, tutto viene facilisticamente ricondotto all’attività edilizia, tesi sicuramente vincente in funzione delle richiesta di visibilità da parte di chi la sostiene e del buon ritorno mediatico.
Senza avere la presunzione di dare risposte ma solamente per sollevare l’interesse di chi legge voglio analizzare questa accusa cercando di proporre una spiegazione alternativa del fenomeno. Innanzitutto “l’edificazione selvaggia” è consentita dagli indici di edificabilità previsti nel PRG, alla luce di ciò come mai chi si è intestato la battaglia delle difesa del territorio non ha verificato il redigendo strumento urbanistico intervenendo nei tempi previsti dalla legge per contestare l’ipotesi di sviluppo demografico prevista e la conseguente volumetria edificabile innegabilmente eccessiva?
A chi giovano i facili proclami contro “l’edificazione selvaggia” sulla stampa e nelle trasmissioni televisive? possono effettivamente essere una soluzione contribuendo a modificare un PRG evidentemente sovradimensionato oppure sono conducenti a giustificare l’esistenza di qualcuno? Procedendo all’esame dello stato dei luoghi nei quali si sono verificate le frane di maggiore entità (Pezzolo, Calamona, Locanda; Tripi, Capo d’Orlando ecc.) e recandosi sul posto si potrebbero passare ore a cercare, senza alcuna fortuna, tracce dell’imputata principale “l’edificazione selvaggia”.
Nella maggior parte dei casi si tratta di aree esterne ai centri abitati con edificazione minima e datata; non sono presenti complessi edilizi, lottizzazioni, Ponti sullo Stretto, autostrade o altre grandi infrastrutture.
Allora perché si è verificata la frana, quale elemento è venuto a mancare, che cosa è stato trascurato e, soprattutto, quale requisito in comune presentano questi luoghi tanto distanti tra loro? Sono tutte vecchie aree agricole in evidente stato di abbandono percorse annualmente dagli incendi e dal pascolo abusivo. Prima di tale degrado questi terreni erano stati modificati dall’azione dell’uomo il quale per le proprie esigenze vitali aveva mutato la naturale pendenza e la composizione della copertura vegetale, aveva costruito terrazzamenti, aveva curato il terreno regimentando l’azione delle piogge favorendone la percolazione mediante le lavorazioni agrarie impoverendo la naturale fertilità del suolo, raccogliendo l’acqua nelle vasche di irrigazione ed impedendo i fenomeni di ruscellamento che avrebbero asportato lo strato utile.
L’elemento che accomuna tutti i terreni franati può essere individuato proprio nell’abbandono colturale dovuto all’assenza di quell’attività antropica che, alterando la naturalità dei terreni, ha contribuito a formare il paesaggio agrario così per come percepibile fino a pochi decenni addietro. Venendo a mancare la gestione diretta del territorio da parte degli agricoltori la Natura riprende i Suoi spazi e si modifica nella ricerca di un Suo nuovo equilibrio all’interno del quale noi non siamo attori ma solo spettatori spesso dannosi o eccessivamente presenti in senso antropocentrico.
Alla fine di queste brevi considerazioni (che sicuramente non si dilungano “decine e decine di pagine” salvo poi non saperle riempire di contenuti) non essendo tanto limitato da pensare di avere trovato LA SOLUZIONE e consapevole che l’analisi fin qui eseguita può essere utile ad individuare solamente una delle tante concause che hanno determinato i recenti dissesti registrati sul territorio mi pongo un’altra domanda: Non valutando nel complesso le problematiche ambientali e puntando il dito e/o proclama accusatore solo su un aspetto, peraltro secondario, dell’intero quadro da esaminare si consegue effettivamente un’azione di difesa dell’ambiente o si causa un danno maggiore delle frane stesse mandando messaggi imprecisi e depistando chi dovrebbe intervenire?
