Un approfondito studio del prof. Ortolani pubblicato su MeteoWeb lancia l'allarme sullo stato delle coste Sicule dopo i recenti violenti eventi di mare forte
Dopo le devastanti mareggiate che nelle scorse settimane hanno flagellato gran parte delle coste Sicule, sul portale dell’Associazione MeteoWeb O.N.L.U.S. il prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II ha pubblicato integralmente un approfondito studio, correlato di mappe e grafici, che fa il punto della situazione sullo stato di salute delle coste della Regione.
Il professore analizza in modo particolare la forte mareggiata del 27 gennaio tra Santa Teresa di Riva e Capo Scaletta e quella avvenuta tra la fine del 2009 e l’1 e 2 gennaio 2010 nel Tirreno, tra i Laghetti di Marinello e Capo Milazzo.
Ma che sta succedendo, di preciso?
-L’erosione che sta distruggendo le spiagge della Sicilia – spiega il prof. Ortolani – si inquadra nel fenomeno generale che sta interessando tutte le coste mediterranee. Le variazioni climatiche storiche hanno esercitato un impatto di notevole importanza sull’evoluzione dei litorali. La costruzione dei litorali con sabbia rifornita dai bacini imbriferi (silicoclastica) è avvenuta durante i periodi freddo-umidi, cioè durante le Piccole Età Glaciali. L’ultimo ripascimento naturale si è verificato tra il 1500 e la fine del 1800 (figura 3). A partire dall’inizio del 1900 l’alimentazione naturale è stata progressivamente sempre più scarsa e le spiagge hanno iniziato a “dimagrire” specialmente in corrispondenza degli apparati di foce dei fiumi dove si riscontrano i fenomeni erosivi più gravi che spesso hanno provocato la distruzione di oltre 1000 metri di spiaggia negli ultimi 100 anni. Gran parte delle spiagge attualmente sono solo parzialmente e insufficientemente alimentate di sabbia grazie alla erosione o cannibalizzazione dei sedimenti delle aree deltizie che sono quelle interessate da erosione molto grave. L’erosione che da diverse decine di anni sta interessando le spiagge con sabbia silicoclastica dell’Italia meridionale e del mediterraneo durerà ancora per almeno 100 – 150 anni-.
Ma allora cosa si può fare per rimediare? Quali sono le possibili soluzioni? Secondo il prof. Ortolani, -Considerando la particolare importanza ambientale e socio-economica delle spiagge della Sicilia e tenendo presente che l’erosione dei sedimenti che costituiscono le spiagge, in relazione alle previste condizioni climatiche a scala pluridecennale, durerà ancora per un lungo periodo, la Regione dovrebbe dotarsi di un aggiornato quadro relativo allo stato attuale e alla previsione dei problemi per l’ambiente antropizzato e urbanizzato che si avranno nel prossimo futuro in seguito all’accentuazione della distruzione dei litorali. Conseguentemente, oltre a interventi ingegneristici in situazioni di pericolo, si dovrebbero mettere a punto sistemi di restauro geoambientale delle spiagge riproducendo l’azione della natura durante i secoli scorsi quando dal 1700 alla fine del 1800 con condizioni climatiche molto più piovose i corsi d’acqua hanno trasportato in mare ingenti volumi di sedimenti (parte terminale della Piccola Età Glaciale) che hanno completato la costruzione naturale delle spiagge. Interventi simili devono essere inquadrati in un piano di restauro e valorizzazione ambientale regionale, comprensoriale e provinciale teso a conservare i litorali sabbioso-ghiaiosi che costituiscono un patrimonio autoctono di grande valore ambientale e socio-economico (destinato a scomparire con le condizioni climatiche attuali) e alla difesa idrogeologica e valorizzazione dei versanti e delle valli. In tempi brevi – conclude Ortolani – potrebbero essere individuate alcune aree campione, significativamente rappresentative delle varie realtà costiere, nelle quali mettere a punto progetti di sviluppo ambientale condivisi da realizzare con un adeguato e continuo monitoraggio-.
