L'ultima lettera al lago sparito

L’ultima lettera al lago sparito

L’ultima lettera al lago sparito

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lunedì 26 Gennaio 2009 - 22:58

Quanta fatica per venire a trovarti, ma che ricchezza donavi a tutti coloro che riuscivano a raggiungerti, ad accarezzarti dolcemente.

In uno degli anfratti più ripidi, nascosti e impervi dell’Aspromonte, hai attirato turisti e scenziati per 36 lunghi anni, dopo che sei stato concepito in quella fredda e piovosa notte tra 3 e 4 gennaio 1973 quando un’alluvione provocò la tremenda frana che, ostruendo il letto della fiumara Bonamico, nei giorni successivi consentì la tua nascita.

Ma sei nato malato, malato terminale: saresti morto presto, perchè la fiumara continua a scorrere e, prima o poi, riporterà il proprio letto alla sua realtà originale.

E così oggi leggiamo i titoli di coda della tua gloriosa storia, fatta di 36 anni e 18 giorni di grande lustro e splendide emozioni: la fiumara con le grandi piogge di questo gennaio da record ti ha definitivamente spazzato via, insabbiandoti e cancellando tutto ciò che di te restava.

Negli ultimi anni, infatti, avevi già mostrato segni di fragilità, e noi tutti, tuoi amanti, sapevamo che questo momento sarebbe prima o poi giunto.

Oggi sei morto, ma continuerai a sopravvivere nel ricordo della nostra memoria, perchè le emozioni che ci hai saputo trasmettere sono indimenticabili e non possiamo che considerarci fortunati del fatto di aver avuto l’occasione, in questi brevi e veloci anni, di poterti conoscere da vicino.

La memoria delle escursioni fin lassù rimarranno sempre scolpite nel nostro cuore: la sveglia prima dell’alba, la lauta colazione e poi, nel freddo della notte, il viaggio dalle nostre città costiere fin al cuore dell’Aspromonte finchè poi, con la luce del sole, zaino in spalla e cannocchiale ci incamminiamo verso la meta, tra oleandri e faggete di rara bellezza.

Il verde lussureggiante della primavera è sostituito dall’afa calorosa delle giornate estive, in cui la voglia di raggiungerti, per rinfrescare il nostro corpo affaticato, era doppia.

Nei magici colori dell’autunno, però, sapevi dare il meglio di te, grazie alle affascinanti tonalità della montagna.

D’inverno, poi, pochissimi hanno avuto la fortuna, e l’abilità, di arrivare nei tuoi pressi: la portata della fiumara, la presenza della neve, le fredde condizioni termine hanno spesso ostacolato anche i più volenterosi, come se in quella stagione tu andassi in letargo e non volessi essere, almeno per due mesi l’anno, disturbato e infastidito.

Da oggi in poi nessuno potrà più osservarti. Disturbarti, infastidirti, rinfrescarsi immergendo i propri piedi logori del lungo e arduo cammino nel tuo azzurro e limpido bacino.

Nessuno avrà più la possibilità anche solo semplicemente di osservarti dall’alto, dove riflettevi nitidamente gli arbusti del costone di roccia che ti sovrastava.

Sei nato grazie alla pioggia e, oggi, a causa della pioggia, te ne vai via per sempre: ma con una grande medaglia al valore che ti doniamo come simbolo della tua breve, ma intensa e gloriosa, esistenza.

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