Barcellona, ecco il volto privato dei candidati a sindaco

Barcellona, ecco il volto privato dei candidati a sindaco

Alessandra Serio

Barcellona, ecco il volto privato dei candidati a sindaco

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giovedì 23 Aprile 2015 - 22:05

Passioni, vizi e virtù dei candidati a primo cittadino del municipio del Longano, raccontati da loro e da chi li conosce. Viaggio alla scoperta del profilo privato dei cinque politici in corsa. Che ci hanno aperto il loro album dei ricordi.

Non fuma, non si ubriaca, bada alla forma fisica. Un uomo probo o una modella? Nessuno dei due. E’ Giuseppe Sottile, ex consigliere comunale e candidato a sindaco a Barcellona Pozzo di Gotto. Di lui e degli altri candidati TempoStretto cercherà di raccontarvi anche il loro profilo personale: vizi, virtù, passioni, il lato meno conosciuto della vita quotidiana. Uno di loro ad esempio è un interista “pentito”, un altro suona l’organo. I cinque candidati sono molto diversi tra loro, ma hanno in comune una passione, tipicamente italiana: la pastasciutta. Tutti avvocato tranne un dentista, quasi tutti hanno frequentato il liceo classico Valli.

L’avreste mai pensato che Maria Teresa Collica ogni tanto litiga col marito perché a causa dei suoi impegni da primo cittadino, negli ultimi due anni, non ha dimenticato il figlio di 8 anni a scuola ma poco c’è mancato? E’ uno scherzo, ovviamente, ma è vero che il sindaco “defenestrato” deve la maggior parte delle sue discussioni col marito, pilota di aeronautica, a tutte quelle pratiche quotidiane, di economia familiare, alle quali riesce a stare dietro con difficoltà, visto l’impegno al municipio del Longano. “In ogni caso litighiamo pochissimo – chiarisce lei – lui lavora a Roma, fa il pendolare per essere qui ogni fine settimana o quasi, cerchiamo di trascorrere il meglio il poco tempo che abbiamo per stare insieme”. Quarantacinque anni, figlia di una insegnate elementare, docente di diritto penale all’università di Messina, animatrice del circolo Corda Fratres. Del segno del Toro, il suo segno zodiacale, ha certamente la determinazione e la testardaggine: “Il mio difetto maggiore ma anche un mio pregio, credo”. Di suo figlio racconta: “Ogni tanto dice di voler diventare calciatore e mi si drizzano i capelli in testa. Sceglierà da solo, ma certamente vorrei imparasse il valore dell’onestà e dell’amore della vita, come io l’ho imparato dai miei genitori”.

Maria Teresa si è appassionata alla politica in quella stagione che in Sicilia ha visto la nascita di molti movimenti, diventando l’animatrice e la principale esponente di uno di questi, formato a Barcellona quando alla Regione si affacciava Lucia Borsellino. La sua elezione a sindaco è stato ovviamente uno spartiacque: prima viaggiava spesso, in posti lontani e sempre diversi, e viaggiando ha imparato a immortalare quel che vedeva con la Reflex (nella gallery, una delle foto alla quale è più legata). Nel cuore le è rimasto in particolare il viaggio in India, paese tra i più diversi dal nostro, accogliente e affascinante ma anche molto duro. In passato ha allestito una mostra con le foto dei suoi viaggi, e la passione per la fotografia non le è più passata. Leggeva di più: narrativa, attualità in particolare: “Sto leggendo un libro di Nick Horoby in questo momento”. Con l’impegno da primo cittadino le cose sono cambiate: “Amavo molto cucinare, mi dilettavo a preparare cene per gli amici, adesso ho praticamente chiuso la cucina. L’impegno politico è inteso, molto pesante, ma da anche grandi soddisfazioni, che derivano dal contatto con la gente, con i propri concittadini La cosa che mi ha dato maggiori soddisfazioni, in questi due anni e mezzo, è stata soprattutto vedere gente che partiva da posizioni politiche distanti, avvicinarsi poi e impegnarsi con me, riconoscendo il gran lavoro che abbiamo cercato di fare”.

Per un sindaco uscente che viene dai movimenti, un candidato a sindaco politico di lungo corso e uomo della II repubblica. Roberto Materia, 59 anni, nato sotto il segno del Leone, dentista figlio di medico chirurgo, ha una figlia che ha seguito le sue orme. Per due volte assessore provinciale, presidente facente funzioni, uomo collocato nei posti chiave di sottogoverno. Di lui dicono che sia “democristiano dentro”. “La cosa mi onora” è il suo commento. In realtà è uomo di destra che milita a destra da sempre, orgoglioso dei suoi 12 anni in Alleanza Nazionale. “Anche se i miei nonni erano liberali”, spiega. E’ il più schivo dei cinque candidati, e si racconta con difficoltà: “Mio padre è morto che avevo undici anni, ho dovuto lavorare tanto, mi sono laureato e ho aperto il mio studio, per un periodo ho spinto molto sulla professione e questo mi ha tenuto lontano dalla politica, anche se si tratta di una passione nata giovanissimo e mai dimenticata. E l’impegno politico è infatti di fatto il suo “hobby” principale. Tanto che le sue letture sono soprattutto di attualità e storiche, ed è un divoratore di giornali.

Uomo pacato, in famiglia e fuori, non ha particolari vezzi se non quello delle camice: “Sono un fissato, devono essere stirate e ordinate, impeccabili insomma. E’ a suo agio in giacca e in cravatta ma in anni più recenti preferisce sempre più spesso un look più comodo: “Per 20 anni ho portato la cravatta tutti i giorni, direi che può bastare”. Scioglie ascoltando musica i momenti di tensione e stanchezza, quando può si concede un viaggio. Niente sport, preferisce seguire il calcio dal divano di casa: “Una volta tifavo Inter, adesso mi diverto a guardare le partite quando si tratta di grosse competizioni internazionali, ma la passione sfegatata del tifoso si è spenta”.

Uomo di destra orgoglioso di esserlo è anche Giuseppe Sottile. Avvocato, sposato con una bellissima collega, due figli, tre fratelli. “C’era anche Salvo, la malattia ce lo ha portato via troppo giovane” (nella foto d'apertura, l'ultimo torneo alla quale i quattro fratelli hanno partecipato insieme) Giuseppe è entrato giovanissimo nel Fronte della Gioventù: “E prestissimo me ne sono andato: lo strapotere dei colonnelli e il loro modo di amministrare il movimento mi ha allontanato”. Ma i valori della destra storica italiana sono quelli che continua a perseguire nella sua attività politica. Glieli ha trasmessi il nonno paterno, che si chiamava come lui e che forse anche per questo ha avuto la meglio sul nonno materno: “Un santalchiano di ferro”. La sua vita privata è riempita dalla famiglia e dallo sport. Ha militato nel Barcellona Basket, insegna arti marziali, medaglia d’oro di taekwondo, negli ultimi anni si rilassa col jogging. No fuma, non eccede a tavola, ma la pastasciutta piace anche a lui. Quarantaquattro anni, anche lui nato sotto il segno del leone, cerca di insegnare ai suoi figli: l’onore, l’educazione, il rispetto nei confronti di tutti ma soprattutto nei confronti della natura”.

L’atmosfera familiare è rilassata, ma a volte si scontra con la moglie: “siamo due testardi impenitenti, capita perciò che discutiamo animatamente, ma non si tratta mai di veri e propri litigi”. Da buono sportivo preferisce un look casual a quello elegante, anche se la professione gli impone spesso la giacca e la cravatta. “Che scelgo sempre io, non mia moglie. Ho imparato a scegliere i miei vestiti da solo che ero bambino, e vedo che anche mia figlia, anche se piccola, ha lo stesso vezzo”.

Alla cravatta ci pensano la moglie e la figlia, invece, in casa di Giovanni Munafò. Sessantatre anni, una figlia laureata in giurisprudenza che probabilmente continuerà la professione del padre, un figlio architetto ed un altro ingegnere (nella seconda foto la famiglia Munafò al completo). Figlio di operaio, si appassiona presto alla politica e cresce nell’ambiente di sinistra. Ama ascoltare musica, cerca di seguire e dare una mano ai figli e alle loro famiglie, cura l’orto e il giardino. “Abito a ridosso del centro abitato di Barcellona, lontano quel che basta a godermi un angolino di campagna”. Non è uno sportivo accanito ma praticamente da sempre, da quando si è sposato, dedica i suoi sabati pomeriggi alla partitella di calcio tra amici. In politica nel '90 quando viene eletto consigliere comunale nelle fila della Democrazia Cristiana, nel '96 passa all'Ulivo e nel '98 sfiora il seggio alla Camera dei Deputati, ma davanti nel collegio ha la "corazzata" Nania,

Anche il suo collega di partito – avversario Giusi Turrisi è avvocato, e anche lui condivide l’amore per la natura, anche se sotto un altro punto di vista: “Amo passeggiare ma soprattutto godermi i paesaggi, mi rilasso riempiendomi gli occhi di bei paesaggi, marini e montani, insomma quelle viste che ti invitano a riflettere sul senso ultimo e pieno delle cose”. Cinquantasei anni, il padre era impiegato comunale, la madre è insegnante di chimica. Dei suoi due figli una studia matematica, l’altra giurisprudenza. La spiritualità di Turrisi, libero professionista e giudice onorario, si traduce anche sul piano “pratico”: attivista laico della Chiesa, anima e segue i movimenti giovanili, dedica il suo tempo libero ai bambini ed i ragazzi di Barcellona che si ritrovano attorno alle attività dell’oratorio, da quelle sportive al catechismo, negli anni ’90 è stato assessore comunale allo sport ed alle politiche giovanili. “Cercare di tenere questi ragazzi lontano dalla cattiva strada, soprattutto in una realtà come la nostra, è un impegno molto faticoso ma che da grandi soddisfazioni, soddisfazioni che nascono proprio nel rapporto che con loro si crea”. Nessun cliché sulla gioventù barcellonese, però: “I giovani sono molto motivati, almeno quelli che si avvicinano ai nostri gruppi. Sono tanti, sono sempre impegnati in tante attività, crescendo ci aiutano a fare altrettanto per i più piccoli”.

Appassionato di musica e di gialli, meglio se a sfondo storico “Mi piace Camilleri, ma leggo un po’ tutto”. Anche in questo caso le sue passioni trova un risvolto pratico e di impegno per la comunità, visto che è organista. Ama pattinare, sia sui pattini a rotelle che sul ghiaccio, e adora i carciofi ripieni. Del rapporto coi suoi figli dice: “Ho cercato di insegnare loro la lealtà, il valore del volersi bene e del cercare sempre il meglio negli altri”.

Alessandra Serio

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