Messina, anziana rapinata e abusata. Il racconto delle violenze

Messina, anziana rapinata e abusata. Il racconto delle violenze

Alessandra Serio

Messina, anziana rapinata e abusata. Il racconto delle violenze

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martedì 17 Settembre 2019 - 17:02

I particolari dell'agghiacciante vicenda, ricostruita dagli investigatori. Determinante Facebook per identificarli.

Una bicicletta, un paio di occhiali da vista. E’ questo il “bottino” che i due giovanissimi protagonisti della vicenda da “Arancia Meccanica” avvenuta in centro città sono riusciti a portare via da casa della ultranovantenne che hanno anche violentato, dopo averla aggredita e rapinata.

Il fatto risale a sabato sera e oggi i ragazzi sono stati assicurati al centro di prima accoglienza. Dai primi accertamenti non pare che fossero sotto effetto di droghe.

“Quello che abbiamo visto è stato sconvolgente – racconta il capo delle Volanti, il dottore Giovanni Puglionisi – la povera anziana era a terra dolorante e sotto shock, non riusciva a muoversi. Aveva numerose contusioni e fratture ed è stata portata al Policlinico di Messina in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. I medici si sono riservati la prognosi. I due, come ci ha detto la vittima, erano due conoscenti e lei li ha fatti entrare in casa senza problemi, anche perché uno dei due è amico del nipote“.

“Hanno picchiato e aggredito la donna – aggiunge il dottore Puglionisi – perché non voleva rivelare loro dove era nascosto il denaro e i preziosi e prima di fuggire l’hanno violentata. Un gesto gratuito, inspiegabile e gravissimo. L’anziana è riuscita a rivelare il nome dei due aggressori e li abbiamo rintracciati sul viale principe Umberto mentre a Messina mentre camminavano tranquillamente”.

A permettere l’identificazione dei due giovani è stato anche il social network Facebook. Quando la vittima ha spiegato che i due erano amici del nipote, i poliziotti hanno spulciato sul profilo di quest’ultimo ed hanno mostrato alla donna le foto degli amici, tra i quali ha individuato appunto gli aggressori.

C’è voluto poco a rintracciarli, sul viale Principe Umberto. Avevano addosso ancora gli occhiali rubati alla donna, con sé la bicicletta e uno dei due, il più grande, aveva anche un coltello a serramanico. Ma, soprattutto, avevano gli abiti ancora sporchi di sangue.

Messi alle strette, hanno confessato.

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