Ma, insomma, è IL PONTE o un ponticello?

Ma, insomma, è IL PONTE o un ponticello?

Ma, insomma, è IL PONTE o un ponticello?

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sabato 03 Settembre 2011 - 13:21

I nostri amministratori devono decidere se l’attraversamento stabile rappresenta una svolta epocale nella storia del Paese e del territorio o una semplice iniziativa industriale la cui realizzazione va contrattata col criterio di accaparrarsi quanto più è possibile.

Un giorno, un imprenditore decise di costruire una strada portava verso una regione ricca di miniere d'oro. Almeno, così si diceva. Sul suo percorso si trovavano due cittadine di second’ordine e la strada che le univa era tortuosa. Il nuovo tracciato avrebbe consentito di renderle più vicine.
Per realizzare il suo progetto, però, era necessario chiedere il permesso a due poveri contadini, i cui terreni impedivano la realizzazione dell’opera.
L’imprenditore si recò da entrambi e chiese cosa volessero per autorizzare gli scavi, il passaggio delle ruspe e degli operai.
Il primo chiese che gli fosse rifatto il pollaio, pitturata la casa, acquistato nuovo mobilio e qualche quadro da attaccare alle pareti.
Il secondo che gli fosse riservata una grande area al margine della carreggiata e un aiuto economico e tecnico per realizzare una stazione di servizio, una tavola calda e un piccolo supermercato. Nella speranza che l'oro si trovasse davvero e fosse causa della moltiplicazione dei clienti.
L'uno puntava su benefici immediati, l'altro sul futuro suo e dei suoi figli.
Non sappiamo come sia andata a finire, ma ci pare di ricordare che il primo contadino aveva un nome curioso: si chiamava Peppino, detto Nanni.
Fuor di metafora, non possiamo che restare perplessi di fronte alle scelte e alle prese di posizione di alcuni nostri amministratori, relativamente alla vicenda dell’attraversamento stabile. Infatti, delle due l’una: o il Ponte rappresenta – in ottica locale – un poderoso strumento di sviluppo per un territorio in piena decadenza socioeconomica; e allora non vediamo come la firma del Comune sull’Accordo di Programma possa essere condizionata (solo per fare un esempio) dal mantenimento a Messina dell’Officina Grandi Opere.
Che, oltretutto, non dipende dalla Società concessionaria, ma esclusivamente da Rfi.
O, viceversa, l’attraversamento stabile pregiudica il futuro della città e, in questo caso, non c’è copertura di torrente che tenga: la firma sull’AdP va negata comunque.
Per dirla fuori dai denti, ci sentiamo umiliati da queste contrattazioni levantine che hanno tanto il sapore di chi si mette di traverso per avere un posto a tavola.
Vorremmo amministratori lungimiranti, che puntano più sul futuro che su incassi immediati ma effimeri.
La principale contestazione che viene fatta ai confusi provvedimenti economici che il Governo presenta quotidianamente è quella di non essere misure strutturali, cioè destinate a incidere sui mali del Paese in modo duraturo.
Lo stesso discorso vale per quanto riguarda le opere correlate al Ponte, da non intendere come lista estemporanea di provvedimenti da piatire (o da estorcere) al sovrano di turno, ma come strumenti utili allo sviluppo sostenibile e durevole di un territorio che accetta sacrifici finalizzati a crescere insieme al Paese.
Perché, orgogliosamente, se ne ritiene parte integrante.
O, al contrario, lotta coraggiosamente per impedire ciò che ritiene dannoso per gli interessi suoi e delle generazioni successive.
La Commissione Ponte del Comune, presieduta da Nicola Barbalace, sembrava essere partita col piede giusto, individuando provvedimenti importanti, da discutere e approfondire pubblicamente; ha forse dimenticato gli scopi che si era coraggiosamente proposta?

3 commenti

  1. Questo articolo è chiaramente il continuo della Riflessione di ieri, ma anche stavolta non hai sparato tutti i colpi in canna, aspettiamo il seguito, chiunque tu sia abbi la forza è il coraggio di scrivere tutto ciò che hai da dire a questi bravi e onesti amministratori che vogliono farci credere che pensano al bene della città e al futuro del cittadino.

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  2. Il ponte è una occasione per fare soldi e per farli fare ai propri amici. E basta.

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  3. se i nostri amministratori non ci vedono di “che mangiare” tireranno la corda facendo finta di difendere la citta’.Ma attenti,tira che ti tira ba caorda si rompe….

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