CdM, 17 giugno 2012: l'anniversario del giorno più bello

CdM, 17 giugno 2012: l’anniversario del giorno più bello

Ufficio stampa CdM

CdM, 17 giugno 2012: l’anniversario del giorno più bello

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lunedì 17 Giugno 2013 - 17:32

Un anno fa il Città di Messina centrava la promozione in Serie D espugnando il Piccirillo di Santa Maria Capua Vetere: i ricordi e le emozioni

Chiunque si sia imbattuto, ad ogni livello, nella misteriosa bellezza dello sport più amato del mondo ha i suoi “eventi” da raccontare, i suoi ricordi da incorniciare, le sue date da celebrare. Nella storia, ancora breve ma molto intensa, del Città di Messina ci sono già diversi momenti importanti da custodire, giornate, ore, attimi che hanno saputo offrire sensazioni forti, anche opposte tra loro. Ma, tra i tanti, c’è un “evento”, un ricordo, una data impossibile da dimenticare e di rilevanza assoluta nel tortuoso ma entusiasmante cammino di questo club. Gladiator – Città di Messina, ritorno della finale play-off di Eccellenza: in palio la promozione in Serie D. Accadeva il 17 giugno 2012, esattamente un anno fa. In 90 minuti qualcosa in più di una finale, l’atto conclusivo di una stagione ai limiti dell’incredibile per questo giovane e ambizioso club, per un grande gruppo che, dopo un percorso a ostacoli lungo quasi dodici mesi, si giocava tutto in una sola gara. Al secondo tentativo di scalata alla D nei primi due anni dalla propria nascita, al Città di Messina non erano bastati 79 punti e 25 vittorie in 30 partite per ottenere la promozione diretta: ancora più strabiliante era stato, infatti, il cammino del Ragusa. Dunque era diventato necessario provarci attraverso i play-off. Fino a quel momento non era ancora sufficiente neppure la bellissima qualificazione in rimonta centrata in semifinale nazionale contro il Rende: nella gara di ritorno i gol di Buda e Assenzio avevano ribaltato l’1-0 dell’andata in favore dei calabresi e regalato già forti dosi di adrenalina e di entusiasmo. Era un buon biglietto da visita il successo per 1-0 conseguito al “Celeste” nella finale di andata grazie al rigore trasformato da Camarda, ma non abbastanza per mettersi al riparo dai rischi che quell’ultimo delicatissimo confronto presentava.

Il calcio aveva scritto una delle sue infinite e originali sceneggiature, e stavolta tra i protagonisti c’era una squadra che fino a quel momento le aveva davvero provate tutte, aveva messo in campo talento e perseveranza, vigore e coraggio per prendersi una promozione che aveva dimostrato di meritare. Dopo tanta fatica, c’era però l’ultima determinante prova da superare, la più difficile e la più importante. Di fronte un avversario di valore che, come il Città di Messina, voleva fortemente il salto di categoria e l’aveva inseguito con determinazione per una stagione intera. Stadio “Piccirillo” di Santa Maria Capua Vetere, tana del Gladiator, nome perfetto per un contesto da battaglia. Prima della gara, a mandare alle stelle una tensione già altissima, un’accoglienza non esattamente amichevole, con un fitto lancio di oggetti da parte dei tifosi campani contro il pullman e contro i calciatori che si accingevano ad entrare nell’impianto. Ambiente particolarmente caldo dunque, anche troppo. Con un antagonista di spessore, un clima profondamente ostile e tanto da perdere, servivano personalità, fame, concentrazione ancor prima della tecnica e della tattica. C’era anche un altro elemento a rendere tutto ancora un po’ più complicato: l’assenza in panchina, per squalifica, del condottiero di questo gruppo, Pasquale Rando, costretto a seguire la gara dal settore assegnato ai circa 200 sostenitori ospiti, magari non tantissimi ma con tanto amore per questa squadra e altrettanta voglia di farcela.

Contesto da battaglia anche all’interno del rettangolo verde, colpi proibiti addirittura già dall’ingresso in campo, e padroni di casa ferocemente riversati nella trequarti avversaria in avvio di gara. Subito una, due, tre azioni pericolose del Gladiator, spinto dal calore dei suoi 2.000 tifosi ma fermato da un portiere, Agostino Di Dio, assolutamente insuperabile. Dopo il comprensibile sbandamento iniziale, e la conseguente paura, ecco venire fuori quelle qualità determinanti per portare a termine la missione: il carattere, la grinta, l’orgoglio di una squadra che vede il traguardo vicino e mette in campo tutte le proprie residue energie per non lasciarsi sfuggire il successo nei metri finali di una corsa lunghissima. La linea difensiva, composta da Cappello, Cordima, Frassica e Bombara, ritrova attenzione e lucidità e inizia a limitare le scorribande avversarie e il lavoro del proprio portiere; a centrocampo Munafò, D’Arrigo e Assenzio lottano con ardore, supportati da tre attaccanti, Pirrotta, Rosa e Buda, che non si limitano a buttarla dentro ma sanno anche soffrire, difendere e aiutare i compagni. Nella seconda metà del primo tempo il Città di Messina riduce i rischi e riesce anche ad avvicinarsi alla porta avversaria in un paio di occasioni. Si va al riposo sullo 0-0: poteva andar certamente peggio, ma la partita è ancora apertissima. La seconda metà di gara segna però la svolta di questa appassionante giornata e di una stagione intera. Il Città di Messina questa volta rientra in campo carico, pieno di cattiveria sportiva, con la bava alla bocca, gioca come sa, si spinge in avanti con una certa continuità, sfiora quel gol che chiuderebbe i conti, dimostra di avere ancora tanta birra in corpo. Le sensazioni ora sono diverse, la paura e la tensione calano di intensità al 22’, quando il Gladiator resta in dieci uomini, e svaniscono definitivamente al 28’ per lasciare posto ad una grande gioia: giocata a memoria, tre tocchi per arrivare in porta, Munafò – Buda – Assenzio, tiro di prima e palla in rete, tredicesimo gol del capitano, promozione finalmente in cassaforte, traguardo mai così vicino. La delusione dei tifosi di casa sfocia nel lancio di oggetti e nella conseguente sospensione dell’incontro per qualche minuto. Anche in campo la tensione resta alta e la partita dura. Ma il risultato non viene più messo in discussione, né tantomeno cambia. Ostacoli finiti, corsa conclusa brillantemente dopo un anno di fatica, premio meritatissimo per una società e per un gruppo che non hanno mai mollato, credendoci con sempre maggiore convinzione, anche quando l’annata sembrava stregata. È stata dura, ma ne è assolutamente valsa la pena. E oggi, ad un anno di distanza e con un brillante campionato d’esordio in Serie D già alle spalle, è piacevole poter ricordare quei momenti di così intensa emozione.

3 commenti

  1. Nonchè unico e irripetibile…
    Il Messina viaggia verso altri e più gloriosi lidi, lasciandosi alle spalle le imitazioni.

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  2. sono alle lacrime…uah uah uah !!

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  3. però che sfizzio più di un milione di euro per una promozione in D —– questo è costruire il futuro !!

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