Casalvecchio, un paese di 700 anime con la testa nel pallone. FOTO E INTERVISTA

Casalvecchio, un paese di 700 anime con la testa nel pallone. FOTO E INTERVISTA

Carmelo Caspanello

Casalvecchio, un paese di 700 anime con la testa nel pallone. FOTO E INTERVISTA

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sabato 27 Aprile 2019 - 07:15

Una comunità intera mobilitata per la finale play off col Riposto che vale la Prima categoria. Il fenomeno "Warriors", i guerrieri che assicurano spettacolo sugli spalti

CASALVECCHIO SICULO – Sulla carta il confronto sembra impari. Davide contro Golia. Da una parte il Casalvecchio, centro di 700 anime della Val d’Agrò e dall’altra il Riposto, cittadina etnea di oltre 16mila residenti ed un blasonato trascorso nel mondo del pallone. Ma in campo saranno undici contro undici. Come dire, tutto è possibile. In palio domani (domenica) alle 16, nel glorioso “Papandrea” di Furci Siculo, le due squadre giocheranno la finale play-off per volare in Prima categoria. I casalvetini hanno a disposizione due risultati: vittoria e pareggio (al termine di eventuali tempi supplementari).

Sugli spalti è previsto il tutto esaurito. E lo spettacolo è assicurato essendo entrambe le formazioni supportate da “attrezzate” tifoserie organizzate.

Il Casalvecchio può contare sugli “Warriors”, i “guerrieri” che non mollano mai, che hanno seguito i loro beniamini in casa e fuori, cantando dal primo al novantesimo. Accade da due anni. Da quando la squadra di calcio ha acceso l’entusiasmo dei casalvetini, ripagando i supporters lo scorso anno con la promozione in Seconda categoria al termine di un campionato dominato, vinto con parecchie giornate d’anticipo.

Quest’anno l’obiettivo era una salvezza tranquilla. Ma, si sa, l’appetito vien… giocando. E così il Casalvecchio ha acciuffato il penultimo posto utile per i play-off al termine di un avvincente torneo vinto sul filo di lana dalla Robur di Letojanni. Furci e Kaggi, che hanno chiuso la stagione regolare rispettivamente al secondo e terzo posto sono usciti di scena ai play-off, battute da Riposto e Casalvecchio.

Adesso si alza il sipario sul gran finale. Casalvecchio sogna. E la partita spareggio è l’argomento del giorno in un paese che gli warriors hanno svegliato dal letargo. I tifosi si ritrovano di sera nelle stradine e nei locali del centro medievale. Cantano e organizzano la coreografia, che stavolta dovrà superare tutte le altre.

La passione ha contagiato tutti. E tutti stanno contribuendo alla causa con offerte libere. “Questa partita, per noi – tuona il capo ultrà, Marco Nicita – vale di più della finale di Champions”.

ASCOLTA L’INTERVISTA AL CAPO ULTRA’ MARCO NICITA

E’ lui (Marco) a guidare i cori sugli spalti, scanditi dai tamburi e ammantati dallo sventolio delle bandiere. E’ lui a dare il la all’immancabile suono della tromba che annuncia l’arrivo del Casalvecchio, fucina di musicisti grazie alla sua storica e centenaria banda musicale.

L’ingresso in campo della squadra del cuore è reso ancor più suggestivo dal fumo giallorosso dei fumogeni e da spettacolari coreografie. Con la benedizione del parroco, don Alessandro Malaponte, che non manca mai nelle partite interne.

La curva è l’anima di questo “fenomeno”. E tanti vanno al campo per assistere allo spettacolo che si consuma in tribuna. Per il match-clou della stagione sono state distribuite 100 magliette in due giorni. “Saremo un colpo d’occhio” chiosa Marco Nicita. Lui, santateresino, che si è innamorato del Casalvecchio un paio di anni addietro senza più mollarlo. Qui tutti hanno un ruolo. E se serve, anche due. Come nel caso del presidente Cosimo Cicala, che dà il suo contributo anche da giocatore, sotto le direttive di mister Moschella.

Vittorio Tamà

Vittorio Tamà, il direttore sportivo, non sta nella pelle: “Mi auguro di concludere la stagione con la ciliegina sulla torta. Comunque devo dire che siamo molto soddisfatti di ciò che abbiamo fatto”.

Non resta che godersi l’evento. Una sfida che ha già segnato la pur breve storia calcistica di Casalvecchio. Ma per i casalvetini questa è una favola che va oltre lo sport. A Davide non resta che aspettare Golia. E, chissà, magari narrare un… epico trionfo.

Carmelo Caspanello

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