I medici del PS di Barcellona:"Non eravamo in grado di garantire assistenza"

I medici del PS di Barcellona:”Non eravamo in grado di garantire assistenza”

I medici del PS di Barcellona:”Non eravamo in grado di garantire assistenza”

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domenica 09 Luglio 2017 - 07:06

I medici del pronto soccorso del Cutroni Zodda replicano alle dichiarazioni del collega del 118 in merito al caso della paziente che non è stata presa in carico. "L'ospedale non è adeguatamente attrezzato per quel caso"

Sulla segnalazione del dottor Antonio Bandieramonte in merito al caso della paziente portata dal 118 al Pronto soccorso dell’ospedale di Barcellona ma che non è stata presa in carico dai medici di turno (leggi qui) si registra la replica degli interessati.

I dottori Paolo Calabrò e Francesco Calderone hanno trasmesso la replica al Direttore della Centrale SUES 118 di Messina,. al Direttore Generale ed al direttore sanitario dell'ASP 5 di Messina e al Presidente dell'Ordine dei Medici di Messina.

Nella nota i due medici del presidio Cutroni Zodda riportano gli estremi delle analisi cliniche riportate nella scheda della paziente di 89 anni replicando che quanto dichiarato da Bandieramonte non corrisponde alla verità dei fatti.

“Crediamo che siano già sufficienti i dati – scrivono Calabrò e Calderone- per fare diagnosi di "insufficienza renale" e per evidenziare l'inappropriatezza del trasferimento da parte del medico in una struttura priva delle UU.OO- di nefrologia, dialisi (quest'ultimo fa solamente servizio diurno e programmato), urologia (fa solamente attività ambulatoriale) con fra l'altro, la TAC guasta da diversi giorni (fatto che era a conoscenza della centrale operativa del 118). Al medico del 118 veniva consigliato, alla luce della patologia di cui era affetta la paziente, che sarebbe stato opportuno proseguire per l'ospedale di Milazzo, in considerazione dell'esistenza in quella struttura della nefrologia e della dialisi nel caso in cui fosse stato necessario il trattamento nonché della Tac qualora fosse servita. I sottoscritti avvertivano telefonicamente il medico reperibile della nefrologia di Milazzo. Il tentativo andava a vuoto per il comportamento (meglio non qualificarlo) di quest'ultimo/ già noto al personale tutto per manifestazioni del genere e per accessi impropri al P.S. di Barcellona, la cui unica preoccupazione era quella di interloquire in maniera del tutto inappropriata con ì carabinieri al fine di liberarsi della paziente indipendentemente dalla condotta più conveniente per quest'ultima. Si tralascia di rispondere a quanto asserito dal medico del 118 circa la richiesta della motivazione per iscritto (per fare diagnosi erano già sufficienti le informazioni sull'assenza di certi specialisti nelle ore notturne, la storia clinica e gli esami di laboratorio esibiti) e circa la registrazione ai triage. Il medico non si è neanche fermato per la registrazione al triage ma sì è presentato direttamente nelle sale di Pronto Soccorso pretendendo che si "liberasse" immediatamente la barella. Per quanto riguarda l'affermazione dell'atteggiamento ironico del dr Calderone sulle capacità professionali del medico del 118, il tutto nasceva dal fatto che quest'ultimo chiedeva insistentemente e strumentalmente di visitare accuratamente la paziente e di misurarle la pressione arteriosa, parametro già noto e anche scritto sulla scheda del 118, come se l'insufficienza renale potesse essere diagnosticata con certezza da questo e non dall'evidenza degli esami di laboratorio già in suo possesso. Pertanto nessun rifiuto si è verificato ma una migliore valutazione con coinvolgimento della branca specialistica per merito dei medici del P,S. d! Barcellona e non certo del medico del 118. Il tutto nell'esclusivo interesse della paziente, che forse nella circostanza non coincideva con quello del medico del 118, il quale pensava di "scaricare" la paziente ed immediatamente liberarsene come ormai, purtroppo, è prassi. D'altronde non si comprende perché lasciare la paziente all'ospedale di Barcellona, sprovvisto di uu,oo. specialistiche e nella impossibilità di espletare la pur minima consulenza, quando sarebbe stato ragionevole trasferirla in una struttura, a pochi km di distanza, adeguatamente attrezzata alla patologia del caso. Nella relazione del medico del 118 sì omette la richiesta e l'espletamento della consulenza nefrologica (cosa possibile solamente in quella struttura) ed il rifiuto del ricovero da parte dei familiari della paziente. Prima di dimetterla dall'ospedale di Milazzo è stata necessaria una visita specialistica. E' auspicabile che il caso sollevato sia invece l'occasione costruttiva, per fare chiarezza sui compiti e doveri dei medici del US in un clima di assoluta trasparenza e di rispetto di protocolli già esistenti, ma mai o quasi mai rispettati”.

Fin qui la nota trasmessa i vertici delle aziende sanitarie da parte dei due medici del Pronto soccorso del Cutroni Zodda di Barcellona.

Il dottor Bandieramonte, nel ribadire la versione dei fatti e nel ricordare che i parenti della paziente sono testimoni dell’accaduto si chiede come facciano i due medici a conoscere la cartella clinica della paziente dal momento che non l’hanno registrata e non hanno voluto prenderla in carico. A Milazzo inoltre alla paziente, che successivamente ai controlli è stata dimessa, non è stata fatta né Tac né dialisi. Il medico fa infine riferimento al decreto regionale del 30 aprile del 2010 (Linee guida- protocolli e procedure del 118):

L’equipaggio che ha compiuto il soccorso deve considerare chiuso l’intervento solo dopo la consegna del paziente al personale dell’ospedale di destinazione dando comunicazione alla C.O. 118 di “pronta operatività”. La responsabilità sul paziente è mantenuta dall’equipaggio fino alla consegna dello stesso al personale di Pronto soccorso. Il personale del Pronto soccorso, che riceve il paziente, deve garantire allo stesso le cure necessarie anche in caso di indisponibilità del posto letto. L’articolo 14 del D.P.R. n. 128 recita: “accertata la necessità del ricovero, questo non può essere rifiutato. In caso di mancanza di posti o per qualsiasi altro motivo che impedisca il ricovero, lo stesso ospedale, apprestati gli eventuali interventi d’urgenza, assicura, a mezzo di propria ambulanza e se necessario con adeguata assistenza medica, il trasporto dell’infermo in altro ospedale”. Inoltre, il potere demandato ad un medico di decidere sulla necessità del ricovero o sulla destinazione dell’ammalato non può prescindere dal formulare una diagnosi o comunque di accertare le reali condizioni di chi ha chiesto il soccorso. Il rifiuto di effettuare una visita medica quindi non configura una valutazione discrezionale del medico ma un’omissione di atti d’ufficio.

Ndr- da cronisti e da “potenziali pazienti” abbiamo alcune osservazioni da fare.

1)da mesi assistiamo alle levate di scudi contro il riordino della rete ospedaliera che prevede tra i tagli alle strutture anche a quelle del Cutroni Zodda di Barcellona. Chi si oppone dichiara che il presidio di Barcellona è pienamente in grado di sopperire alle esigenze sanitarie. Stando invece alla nota dei due medici del Pronto soccorso si apprende che il presidio è non solo privo di alcuni reparti o apparecchiature ma non garantisce neanche una pronta risposta sanitaria 24 ore su 24, mettendo quindi a repentaglio (ed infatti il caso di questa paziente che non è stata presa in carico è esemplare) la stessa sicurezza per la salute dell’assistito.

2)da potenziali pazienti non troviamo né indecoroso né strumentale il fatto che un medico del 118 “insista affinchè venga visitata la paziente soccorsa” sia pure in presenza di analisi effettuate da laboratori privati, anzi lo riteniamo un dovere del medico del pronto soccorso. Da un presidio d’emergenza urgenza un cittadino si attende di essere visitato accuratamente al di là di quanto accaduto nei giorni precedenti o a bordo dell’ambulanza. La richiesta del medico del 118 non appare “fretta di liberarsi” della paziente ma dal punto di vista del cittadino è doverosa solerzia per garantire la piena assistenza.

Un’ultima nota: la signora purtroppo è deceduta nei giorni successivi al 5 luglio (non come conseguenza dell’accaduto ma per il decorso della sua malattia). Le ultime scene che ha vissuto sono state quelle al Pronto soccorso di Barcellona. Sia per lei che per i suoi cari.

Rosaria Brancato

10 commenti

  1. Purtroppo sembra che il primo pensiero dei sanitari – in genere – sia diventato, fare in modo di non avere responsabilità diretta sui pazienti, per evitare eventuali rogne legali…Al Pronto Soccorso ormai da anni non si ha più la sensazione di trovarsi al sicuro, ma quello di essere, prima di tutto un fastidio di cui qualcuno deve prendersi, suo malgrado, carico.

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  2. Purtroppo sembra che il primo pensiero dei sanitari – in genere – sia diventato, fare in modo di non avere responsabilità diretta sui pazienti, per evitare eventuali rogne legali…Al Pronto Soccorso ormai da anni non si ha più la sensazione di trovarsi al sicuro, ma quello di essere, prima di tutto un fastidio di cui qualcuno deve prendersi, suo malgrado, carico.

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  3. Antonio Arena 9 Luglio 2017 15:48

    ..fastidio che cercano di scaricare ad altri,pur sapendo che il tempo è prezioso per salvare una vita, come chiamarli?

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  4. Antonio Arena 9 Luglio 2017 15:48

    ..fastidio che cercano di scaricare ad altri,pur sapendo che il tempo è prezioso per salvare una vita, come chiamarli?

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  5. scusate dottori,ma se non siete in grado in un pronto soccorso di garantire l’assistenza perchè non lo chiudete e cosi ci rivolgiamo al farmacista.Cosa ci state a fare?

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  6. scusate dottori,ma se non siete in grado in un pronto soccorso di garantire l’assistenza perchè non lo chiudete e cosi ci rivolgiamo al farmacista.Cosa ci state a fare?

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  7. Qualche anno fa un direttore generale osò definire un ospedale “pericoloso” perché non aveva tutti i reparti che possano coprire l’intero arco delle possibili urgenze. Fu linciato. Ora capisco cosa intendesse. Brava Rosaria. Mi piacerebbe che Lei stressasse meglio questo concetto dato che il medico del 118 cita decreti in base ai quali il compito del 118 sarebbe quello di portare un malato al PS più vicino. Ma io non ne sono convinto. Il medico del 118 elabora una ipotesi diagnostica e chiede alla centrale operativa in quale ospedale quel caso sarebbe meglio curato. Non può essere altrimenti se no si rischierebbe soltanto unapericolosa perdita di tempo … forse quel dg aveva ragione

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  8. Qualche anno fa un direttore generale osò definire un ospedale “pericoloso” perché non aveva tutti i reparti che possano coprire l’intero arco delle possibili urgenze. Fu linciato. Ora capisco cosa intendesse. Brava Rosaria. Mi piacerebbe che Lei stressasse meglio questo concetto dato che il medico del 118 cita decreti in base ai quali il compito del 118 sarebbe quello di portare un malato al PS più vicino. Ma io non ne sono convinto. Il medico del 118 elabora una ipotesi diagnostica e chiede alla centrale operativa in quale ospedale quel caso sarebbe meglio curato. Non può essere altrimenti se no si rischierebbe soltanto unapericolosa perdita di tempo … forse quel dg aveva ragione

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  9. ed allora bisogna dar ragione a chi vuol chiudere quella struttura

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  10. ed allora bisogna dar ragione a chi vuol chiudere quella struttura

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