"Cavallo di ritorno", due giovani arrestati a Reggio Calabria

“Cavallo di ritorno”, due giovani arrestati a Reggio Calabria

Redazione

“Cavallo di ritorno”, due giovani arrestati a Reggio Calabria

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venerdì 18 Novembre 2022 - 12:20

Un imprenditore reggino ha denunciato chi gli chiedeva denaro per restituirgli il camion (danneggiato). Una volta negate le somme, sono arrivate le minacce

REGGIO CALABRIA – Furto col sistema del “cavallo di ritorno”: arrestati dalla Polizia due giovani, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura guidata da Giovanni Bombardieri.
Si tratta del 36enne Gianluca Guerino e del 32enne Marcello Passalacqua, indiziati di concorso in ricettazione e tentata estorsione aggravata ai danni di un imprenditore reggino. I due fanno parte di una comunità Rom locale.

Le indagini condotte dalla Squadra mobile sotto le direttive della Procura reggina sono partite dalla denuncia della vittima che, subìto il furto di un camion, era stata sollecitata al pagamento di una somma per restituirlo, come sempre accade negli episodi di “cavallo di ritorno”, appunto.
All’identificazione degli arrestati, gli investigatori della Squadra Mobile sono giunti attraverso diversi servizi di osservazione, che hanno consentito di documentare gli incontri tra gli indagati e la vittima, che, dopo la denuncia, li aveva rassicurati sulla sua disponibilità a versare quanto richiesto, e ciò proprio al fine di consentire alla Polizia di proseguire le indagini.

I conseguenti incontri finalizzati a trattare sulla restituzione del camion e sul prezzo da pagare, sono stati quindi monitorati dai poliziotti della sezione che da anni indaga sui gruppi criminali riconducibili alla comunità nomade locale, che non hanno avuto, pertanto difficoltà a riconoscere gli autori del tentativo estorsivo.

Proprio la disponibilità a corrispondere quanto richiesto, aveva indotto gli indagati a indicare al derubato il luogo ove poter recuperare il mezzo, che comunque presentava dei danneggiamenti e necessitava di essere trasportato con un carroattrezzi. A quel punto, la mancata corresponsione della somma pattuita, giustificata dalla vittima in ragione dei danni subiti, faceva scattare pesanti minacce, che inducevano il P.M. titolare delle indagini a formulare una urgente richiesta di misura cautelare, poi effettivamente disposta dal GIP, sulla base del grave quadro indiziario raccolto.

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