Nibali, uno squalo alla caccia del Giro d'Italia

Nibali, uno squalo alla caccia del Giro d’Italia

Nibali, uno squalo alla caccia del Giro d’Italia

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venerdì 27 Maggio 2016 - 09:52

Il ciclismo ha un'importanza notevole nel contesto sociale e culturale italiano, entrando di diritto nella storia del paese. L'intreccio è dovuto anche ai tanti campioni e fuoriclasse ai quali il Belpaese ha dato i natali: dal mitico dualismo Coppi - Bartali, a Moser, a Pantani e ora a Nibali

Lo “Squalo dello stretto”. Soprannome importante, che mette in chiaro quale sia l'approccio alla competizione di questo ragazzo dalla faccia pulita. Vincenzo Nibali è una figura che nel mondo del ciclismo italiano mancava da tempo. Da troppo, considerato l'importanza dello sport più seguito in Italia dopo il calcio. Siciliano di Messina ma toscano di adozione perché cresciuto a Mastromarco, provincia di Pistoia, classe 1984, è arrivato nel periodo forse più buio di questo sport, dopo il dramma di Marco Pantani e tutto ciò che ha scatenato, in un effetto domino che ha sconvolto una delle passioni nostrane più sentite.

UN ATLETA UMILE MA DETERMINATO

Il ciclismo ha un'importanza notevole nel contesto sociale e culturale italiano, entrando di diritto nella storia del paese. L'intreccio è dovuto anche ai tanti campioni e fuoriclasse ai quali il Belpaese ha dato i natali: dal mitico dualismo Coppi – Bartali, a Moser, a Pantani e ora a Nibali.

Un giorno, al termine di un'intervista, il siciliano dichiarò: “Sento il peso di tutto il ciclismo italiano sulle spalle”. Questa frase resterà negli annali di questo sport per quanto trasuda verità da tutti i pori. Non vuole essere retorica spicciola sulla figura di un “salvatore” sbucato dal nulla; al contrario, vuole essere più una esaltazione del ritorno della passione.

Nibali segna una rinascita per i sostenitori della due ruote tricolori e lo fa con l'atteggiamento giusto. Lo fa cercando di tenersi lontano dai riflettori, che troppe volte possono essere deleteri. Buona parte degli addetti ai lavori e i pronostici di GazzaBet lo danno vincente al Giro che si sta disputando in questi giorni. Gli si augura la doppietta Giro-Tour che andrebbe a completare il coronamento di una carriera che a 32 anni è per pochi altri.

PANTANI, UNA STORIA CHE HA SEGNATO NEL PROFONDO

È come se lo squalo avesse colmato un vuoto, e non si tratta solo di meri numeri e statistiche, ma bensì di un vuoto collettivo: mancava la figura di un ciclista dalle imprese storiche, dagli sforzi e dalla fatica premiati, figura che tante volte ha simboleggiato un ipotetico riscatto di tutti gli appassionati di questo sport che era diventato di seconda categoria, espressione poco elegante per dire quanto la vicenda di Pantani abbia colpito nel profondo il ciclismo italiano, ma non solo.

Quando si parla di Nibali e in futuro dei talenti che verranno, non si può non parlare di un precedente di questa portata. Nel loro caso poi è un fatto anche di caratteristiche, due scalatori. Diversi sotto molteplici aspetti, complementari sotto altri. Quel 14 febbraio 2004 fu la data ufficiale dell'esplosione di un vortice impazzito, fatto di scandali, di improbabili tesi sui motivi, e di un classico comportamento umano, quello di gettare fango sulla vita di gente che non può più difendersi. Pantani ha pagato un prezzo troppo alto per poterci permettere di ignorare la sua storia, fatta anche di errori di valutazione concessi a sportivi come lui, quei talenti inaspettati, quelle persone che fanno della semplicità il veicolo per arrivare alla gente.

UNA CARRIERA FULMINANTE

Poi all'improvviso si fa strada, e non è un esempio a caso, questo siciliano silenzioso e caparbio, che si fa notare fin dalla categoria Allievi, dove conquista 7 successi. Nel 2003 approda in Under 23 e anche qui porta a casa 7 vittorie, che risulteranno fondamentali per la chiamata prima ai Campionati Europei e poi ai Mondiali. Il suo primo contratto con una squadra professionistica è datato 2005, quando a 21 anni lo ingaggia la Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti. Si piazzerà secondo nella tappa numero 6 al Giro di Svizzera, sesto alla Milano-Torino e quarto nella prova a cronometro del campionato di casa. La sua prima vittoria da professionista però arriverà l'anno dopo e con un'altra casacca addosso, quella della Liquigas di Danilo Di Luca, ed è quella ottenuta nella seconda tappa della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali.

Il 2006 sarà l'anno del trampolino di lancio, ma il biennio della vera presa di coscienza da parte degli addetti ai lavori sarà quello 2008/09: è in questo periodo che Nibali partecipa al suo primo Giro d'Italia, come capitano insieme a Pellizotti. Non farà faville, distinguendosi però nelle prove a cronometro. Decide di correre anche il Tour de France, e aspettare un solo anno per ritornare al giro italiano e vestire la maglia rosa per 3 giorni grazie alla rimonta di 5” su Aleksandr Vinokurov nella quarta tappa, la cronosquadre di Cuneo.

Aspetterà però tre anni prima di indossare ancora una volta la “rosa”, e lo farà alla fine della tappa numero 8, inizio di una rincorsa che lo vedrà vincitore al termine della corsa, dopo un terzo e secondo piazzamento centrati nel 2010 e nel 2011. Da non dimenticare il secondo posto alla Vuelta.

Il 2014 sarà invece l'anno che parlerà francese al ragazzo siciliano: mette subito le cose in chiaro alla seconda tappa, quando indossa la maglia gialla e supera i favoriti Contador e Froome. Tutto il Tour de France è all'insegna delle sue scalate, dei suoi distacchi dati agli avversari, e il trionfo a Parigi, il settimo italiano ad aver conquistato il titolo. Inoltre è stato il sesto ciclista a raggiungere la Tripla Corona, e cioè un trionfo in tutte e tre le competizioni dei cosiddetti “grandi Giri”, ovvero quello francese, quello italiano e quello spagnolo. Una successo che lo ha catapultato nell’Olimpo degli atleti mondiali e che lo ha portato fino alla corte degli sceicchi del Bahrein…

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