Un thriller raffinato con un cast perfetto, scritto da Hossein Amini, al suo esordio da regista, e tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, che aveva già avuto una trasposizione cinematografica nel 1986.
Atene, 1962. Una coppia sposata di turisti, Chester MacFarland e Colette (Viggo Mortensen e Kirsten Dunst), incontra una guida un po’ truffaldina, Rydal (Oscar Isaac), che li porta in giro per la città e fa colpo su Colette. Una sera all’albergo della coppia sopraggiunge un detective privato che accusa Chester di essere un truffatore in fuga dai suoi clienti rovinati. Chester lo uccide e intanto arriva Rydal che nasconde lui e Colette: ora loro non possono far altro che mettersi nelle sue mani. Cominciano i sospetti, le gelosie, gli inganni, i ricatti e le fughe, da Atene a Creta e poi infine tragicamente ad Istanbul.
Dalla critica definito hitchcockiano, “I due volti di gennaio” è un film che come genere si differenzia certamente dagli altri thriller. Comprendo bene perché sia stato definito hitchcockiano: una coppia di sposini che cambia identità di frequente per scappare da un segreto (purtroppo svelato subito), l’inversione dei ruoli tra buono e cattivo, e soprattutto l’immancabile protagonista bionda, la Dunst, la quale, al contrario delle eroine hitchockiane che quasi sempre godono di un lieto fine, è la vera vittima della situazione. Al di là di questo, impossibile confrontarlo a dei capolavori come “Intrigo internazionale” o altri.
Forse in certi momenti carente di suspense ed un po’ lento per dar spazio alle evoluzioni di questa specie di triangolo che si viene a creare, ritrova il ritmo veloce del thriller verso il finale. Non è certamente un capolavoro, ma come esordio registico, direi ben fatto e considerando la recitazione di tutti e tre gli attori, va visto.
Consiglio di vedere pure “La Talpa” (2011), degli stessi produttori di questo film, e “A proposito di Davis” (2013), dei fratelli Coen, in cui Oscar Isaac è protagonista.
Lavinia Consolato