"Fango e gloria", la Grande Guerra tra fiction e documentarismo

“Fango e gloria”, la Grande Guerra tra fiction e documentarismo

Tosi Siragusa

“Fango e gloria”, la Grande Guerra tra fiction e documentarismo

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sabato 10 Gennaio 2015 - 05:21

Sulla rotta della decima musa: nuovo film del regista romano Leonardo Tiberi che ricostruisce il primo conflitto mondiale tra narrazione pura e documenti d'archivio. Impressioni a cura di Tosi Siragusa.

Il drammatico lungometraggio di Leonardo Tiberi, già nelle sale il 16 ottobre e che il due gennaio è stato riproposto alle 14,00 presso il Multisala Apollo, solo per amatori, mette insieme immagini di repertorio tratte dagli archivi dell’Istituto Luce, con sequenze di fiction ne viene fuori un singolare esperimento, ove gli intermezzi narrativi tentano di restituire allo spettatore le miriadi di storie, affetti e speranze, che potrebbero nascondersi dietro ogni milite ignoto, divenuto solo un cadavere irriconoscibile e celebrato simbolicamente.

Tale tecnica, peculiare in campo cinematografico, solo in parte riesce a cogliere nel segno, essendo le ricostruzioni più simili a programmi divulgativi in ambito storico che a materiale filmico. Si apprezza comunque il tentativo, pur se il risultato finale appare un po’ semplicistico.
Il raffronto inevitabile con l’immenso e rarefatto “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi non può che essere sfavorevole a questo piccolo film, non ben recitato peraltro negli intermezzi narrativi, soprattutto dal protagonista Eugenio Franceschini (il cui accento romagnolo risulta eccessivamente affettato) nel ruolo di Mario, avvocato esponente della borghesia emiliana, che, insieme ad Emilio – altro giurista e latin lover di provincia – e alla fidanzata Agnese, spera di passare l’esistenza nella quiete, interrotta, invece dall’arruolamento e dall’invio al fronte suoi e dell’amico.
Non può che evidenziarsi comunque la bontà delle immagini documentaristiche montate con sobrietà e splendidamente musicate, rese con la bicromia di inizio ‘900, che ben rendono l’orrore di quella guerra, il freddo, la stanchezza, la paura dei soldati, le umilianti ritirate, gli sfollati, le inutili parate e i vuoti funerali di Stato. Il monologo narrante che accosta il passato al presente, rendendo in tal guisa comprensibili gli eventi storici, è poi ben confezionato, così come gli abbozzi di dialogo riferiti a chi, nelle immagini di repertorio, parla guardando in camera invece le storie inframezzate presentano sbavature evidenti – come nella scelta del vestito rosso con improbabile spacco di Agnese, che dovrebbe far risaltare una foto in bianco e nero! e l’utilizzo di più di un io narrante con voce fuori campo – e in ogni caso non risultano mai essere all’altezza dell’alta drammaticità dei contenuti d’archivio, sempre profondamente evocativi e ben attualizzati.
Sicuramente il film è stato, con l’artificio della fiction, reso più scorrevole e appetibile alle scolaresche, per le quali può rappresentare un’utile lezione di storia.
Certo è che la grande guerra, fin qui poco trattata a livello cinematografico, in occasione del centenario viene giustamente sottratta al silenzio e all’oblio, unitamente ad un mondo ed un’epoca passati e quella vittoria appare sempre più “mutilata” e non giustificata dalle perdite umane e dalle distruzioni di milioni di microcosmi.

Voto: 7

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