Precariato, Antipolitica e una banda scombinata ovvero i Figli delle Stelle

Precariato, Antipolitica e una banda scombinata ovvero i Figli delle Stelle

Precariato, Antipolitica e una banda scombinata ovvero i Figli delle Stelle

sabato 23 Ottobre 2010 - 10:23

In programmazione alla Multisala IRIS (16:00 18:15 21:00 23:00 00:15). Diteci la vostra sul film, utilizzando lo spazio dei commenti

Dopo l’ultima inquadratura, con quel suggestivo tramonto in riva al mare, si ha la netta sensazione che Figli delle Stelle (regia di Lucio Pellegrini) aveva tutti i numeri per poter essere un gran bel film. Il cast tutto italiano – su cui spicca il talento sempreverde di Pierfrancesco Favino, Giorgio Tirabassi e Giuseppe Battiston – ma soprattutto il soggetto ovvero l’esplosione della rabbia del precariato contro gli sprechi della Casta, avrebbero di certo meritato maggior cura nella realizzazione di questa pellicola.

I Figli delle Stelle, (esplicita citazione della mitica canzone di Alan Sorrenti del 1977 che anima uno dei momenti più surreali del film), sono quelli della generazione ‘70/’80 che oggi sono travolti da crisi, precariato e disoccupazione; sono i professori che in attesa di una supplenza si arrangiano lavorando all’autogrill (Favino), gli operai portuali di Marghera (Fabio Volo), rivoluzionari radical-chic schiavi dell’ideologia (Battiston), ex-galeotti malinconici (Paolo Sassanelli) e una giornalista-tv idealista e piena di sensi di colpa (Claudia Pandolfi). Insomma, i Figli delle Stelle siamo tutti noi e Pellegrino ha un bello spunto portando sullo schermo l’Antipolitica ovvero la distanza della gente comune dal mondo opulento e patinato della Politica, fra auto blu e benefit d’ogni tipo.

La rabbia di cui parliamo esplode nella decisione di rapire il Ministro del Lavoro dopo l’ennesima morte bianca al porto di Marghera ma nella confusione e nella totale improvvisazione – a confronto I Soliti Ignoti erano grandi professionisti – rapiscono la persona sbagliata ovvero il sottosegretario al Ministero della Salute, Giorgio Tirabassi. Ma il vero guaio è che il rapito, nome in codice “La Renna”, è anche una brava persona che vorrebbe far passare una legge per una cura costosa contro il cancro. Insomma un pessimo candidato per rivendicazioni politiche: «Tirabassi – ha affermato Pellegrini – è il perfetto uomo politico che conserva un’idea del bene comune. Ma – ammette il regista – oggi la situazione è talmente tesa che potrebbe davvero accadere qualcosa di “importante”».

Pellegrini con una storia di questo tipo fra le mani e un cast di buon livello, avrebbe potuto scegliere un taglio politico, agrodolce, grottesco, surreale o demenziale per raccontare il disagio della nostra bella società. Al contrario, forse timoroso dei polveroni cui vanno incontro tutti i film che affrontano il tema delle BR e degli Anni di Piombo, comincia a piè sospinto ma poi sembra decidere di voler lasciare gli attori liberi di improvvisare, di variare il tono del film a proprio piacimento e tutto il secondo tempo, ambientato in Valle d’Aosta, risente di questa mancanza di “polso” autoriale.

Quando vedrete il film, diteci cosa ne pensate, utilizzando lo spazio dei commenti a questo articolo.

Titolo. Figli delle Stelle

Regia: Lucio Pellegrini

Cast: Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Giorgio Tirabassi, Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli, Fabio Volo

Genere: Commedia/Drammatico

Durata: ‘102

Produzione-Distribuzione: Warner Bros Italia

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