"Torneranno i prati", di Ermanno Olmi

“Torneranno i prati”, di Ermanno Olmi

Lavinia Consolato

“Torneranno i prati”, di Ermanno Olmi

giovedì 06 Novembre 2014 - 22:53

In occassone del centenario della Prima Guerra Mondiale, Olmi gira questo film, dedicato al padre che era stato soldato, per chiedere "scusa per il tradimento di cui siamo stati colpevoli nei confronti dei giovani e dei milioni di morti in quel conflitto".

1917, Altopiano di Asiago, 1800 metri d’altezza. Le trincee sono nascoste da quattro metri e mezzo di neve; buona parte dei soldati, tra cui il capitano (Francesco Formichetti), è piegata da un’epidemia di febbre. In lontananza, ma sempre più vicino, il ruggito del mortaio.
Giungono un maggiore (Claudio Santamaria) e un giovane tenente (Alessandro Sperduti), recando l’ordine di un attacco di sfondamento che avverrà su tutto il fronte italiano. “Questo è un ordine criminale”, replica il capitano. Gli ordini sono sempre dati da chi sta dietro una scrivania e non ha nemmeno la vaga idea delle condizioni in cui trovano i soldati; ma è impossibile non eseguirli.
Cominciano i morti: il primo, ucciso da un cecchino della trincea degli austriaci, che non si vedono mai, si sentono giusto delle voci, ma soprattutto gli spari e le bombe; il secondo, suicida.
Ecco i bombardamenti, impossibile difendersi. Continuano i morti. È la fine della fede in Dio, è la perdita di significato degli ideali di cui i giovani erano carichi andando in guerra. Ma un giorno finirà, e al posto di tutta quella neve, ci sarà l’erba nuova, e tutto sarà dimenticato.
La Prima Guerra Mondiale, la guerra che ha creato veramente la lingua italiana per aver messo in contatto soldati di origine geografica lontana, la guerra di logoramento, le trincee: ciò che è stata, lo sappiamo dai libri di storia, ma sono i film di solito che ci danno veramente l’idea, specialmente una versione così poetica e teatrale – sì teatrale: quei primi piani, quegli sguardi fissi in macchina da presa durante i brevi monologhi, son molto teatrali – è più esplicativa di qualsiasi testo scolastico, anche se tuttavia non è la migliore, a mio parere, su questo tema, pur restando singolare.

Olmi ha voluto mettere a dura prova gli attori, facendo provare loro il freddo, per rendere tutto più realistico. Ha inoltre lui stesso scritto la sceneggiatura, tratta liberamente dal racconto “La paura” di Federico De Roberto. Bellissima fotografia, colonna sonora di Fresu, e inserimenti di riprese d’epoca delle trincee e del ritorno a casa dei sopravvissuti.

Consiglio la visione di altri due film sulla guerra in trincea: “Gallipoli –  Gli anni spezzati” (1981), di Peter Weir, con Mel Gibson, e il celebre “Orizzonti di gloria” (1957), di Stanley Kubrick, con Kirk Douglas.

Lavinia Consolato

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