"Colpito a sangue da mia madre e mio fratello". La faida nella Messina bene

“Colpito a sangue da mia madre e mio fratello”. La faida nella Messina bene

Alessandra Serio

“Colpito a sangue da mia madre e mio fratello”. La faida nella Messina bene

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lunedì 13 Luglio 2020 - 18:00

L'aggressione da parte dei familiari nel racconto del fratello protagonista della faida per l'eredità a Messina. Madre e figlio si difendono: siamo noi le vittime

La madre funzionaria di un importante settore della pubblica amministrazione, il padre quotato libero professionista a Messina. Alla morte del genitore, in famiglia scoppia una vera e propria guerra “accesa” dall’eredità, un gruppo di case con terreno che portano il nome della famiglia. E’ questo lo sfondo del tentato omicidio in famiglia che una settimana fa ha portato all’arresto della donna di 60 anni e del figlio di 34, accusati di aver aggredito mortalmente l’altro figlio di 39 anni, picchiandolo e colpendolo con un avvitatore – che li ha denunciati.

Madre e figlio, interrogati, si sono difesi ed hanno spiegato i fatti, raccontando una versione del tutto opposta. E’ stata la presunta vittima ad aggredire la madre – hanno spiegato – e il fratello è intervenuto in difesa della donna. Da lì la lite, che ha portato il trentanovenne in ospedale con una frattura del setto nasale.

Per questo la Polizia li ha arrestati e condotti in carcere, in attesa di essere sentiti dal giudice. Dopo il primo interrogatorio di garanzia davanti al GIP Tiziana Leanza, i difensori – gli avvocati Alfonso Polto e Miriam di Stefano – hanno chiesto al Tribunale della Libertà di riesaminare tutta la vicenda e concedere loro la scarcerazione. Intanto gli investigatori sono a lavoro per fare luce sulla “faida”ed hanno eseguito una minuziosa perquisizione nell’appartamento della parte offesa, alla ricerca di un’arma.

Assistito dall’avvocato Pietro Ruggeri, il trentanovenne ha messo nero su bianco il suo racconto, che riassume anni di scontri familiari – trattati anche da diversi giudici, sia civili e penali, che si sono occupati sia della vicenda ereditaria che delle diverse liti scoppiate nel corso del tempo.

In attesa che gli investigatori accertino la verità, rimane comunque un dato impressionante , che emerge dal racconto della presunta vittima: due fratelli, figli di una coppia di professionisti della così detta “città bene”, che se le danno di santa ragione per un pezzo di terreno e che scatenano una guerra a colpi di carta bollata. Una guerra così violenta che uno dei due finisce in ospedale, l’altro in carcere, insieme alla madre sessantenne.

Ecco il suo racconto, che riporta a un giorno di fine maggio, ed è corredato da video che testimonierebbero l’aggressione. Il trentanovenne racconta che, mentre era intento a riparare il proprio scooter, la madre dal patio comincia a gettargli foglie addosso, rivendicando il possesso esclusivo dell’area e intimandogli di andarsene. Lui non vuole saperne e la donna, insieme all’altro figlio nel frattempo intervenuto, gli sarebbero saltati addosso. Ecco come è andata, secondo lui:

Nell’ aggressione che è proseguita, mio fratello strappandomi prima la maglietta mi prendeva da dietro al collo facendomi cadere a terra e facendomi sbattere molto violentemente il volto a terra tanto da causarmi, fra tutte le altre lesioni, anche la frattura scomposta del naso (…). Mentre ero a terra, mia madre approfittava del fatto che ero bloccato e prendendo in mano il mio avvitatore (…) mi colpiva violentemente alla tempia e alla schiena, anche con la parte della batteria dell’ avvitatore. Mio fratello continuava tenendomi bloccati anche i piedi in modo da non potermi muovere per divincolarmi, stringeva la morsa al collo con le sue braccia sempre più forte, nonostante dicevo di lasciarmi il collo perché stavo soffocando, non curante di quanto io gli dicevo e non curante del fatto che non riuscivo più quasi a parlare per la morsa,  tanto da farmi quasi svenire. Dopo circa un minuto riuscivo a divincolarmi perché riuscivo a mettere le dita negli occhi a mio fratello e cercavo di scappare, ma mio fratello mi raggiungeva nuovamente e prendendomi nuovamente dal collo mi buttava nuovamente a terra  e mia madre, anche in questa occasione approfittando del fatto che ero nuovamente bloccato a terra riprendeva a colpirmi con l’ avvitatore”.

L’arrivo della moglie della vittima avrebbe convinto madre e figlio a mettere fine all’aggressione.

2 commenti

  1. Ma perché titolate chiamando in causa la “Messina bene”??? perchè denigrate (spesso) le famiglie per bene confondendole con i delinquenti????

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    1. La “messina bene” non sono le persone per bene ma solo quelle piu facoltose, benestanti….

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