Come si fa a dire che il Ponte sullo Stretto sarebbe inutile?

Come si fa a dire che il Ponte sullo Stretto sarebbe inutile?

Marco Ipsale

Come si fa a dire che il Ponte sullo Stretto sarebbe inutile?

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giovedì 21 Febbraio 2019 - 11:46

Si può dire sì alla messa in sicurezza del territorio e, anche, al Ponte sullo Stretto. Una cosa non esclude l'altra

MESSINA – C’è un solo motivo potenzialmente valido per il no al Ponte sullo Stretto di Messina. Ed è che il Ponte abbia difficoltà ingegneristiche, dato che non ne esistono di così lunghi al mondo, 3 chilometri e 300 metri, a campata unica. Il più lungo è il ponte sullo Stretto di Akashi, la cui campata principale è di 2 chilometri, in Giappone.

Ma la risposta a questo interrogativo non può essere data da giornalisti, avvocati o medici, deve essere data dagli ingegneri, ad esempio quelli che hanno approvato, sotto propria responsabilità, il progetto definitivo del Ponte. E’ vero che sono emersi pareri contrastanti. Se però la Rete No Ponte cita il professor Remo Calzona, che invece si dice favorevole…

Tra le tante motivazioni discutibili per la contrarietà all’opera, ce n’è una che le batte tutte: il Ponte sullo Stretto sarebbe inutile. E non si capisce come potrebbe essere inutile un’opera che consentirebbe di attraversare lo Stretto in cinque minuti rispetto alle attuali due ore in treno o alle lunghe attese in auto. Nel 2019 è una vergogna indegna di un paese civile.

Nel mondo si costruiscono ponti ovunque. In Asia non si contano, in America non mancano, in Europa altrettanto. Il ponte sullo Stretto di Oresund, ad esempio, dal 2000 collega Svezia e Danimarca tramite un tunnel sottomarino congiunto ad un’isola artificiale; i tre ponti sul Bosforo, l’ultimo del 2016, collegano le parti europee e asiatiche di Istanbul; il ponte sullo Stretto di Kerc unisce la Crimea alla penisola russa di Taman, aperto lo scorso maggio per le auto e, nelle previsioni, alla fine di quest’anno per i treni; di recente la Germania ha approvato il progetto del tunnel dello stretto di Fehmarn, che collegherà l’omonima isola tedesca, già unita via ponte alla terraferma tedesca, all’isola danese di Lolland, con un costo previsto di 5 miliardi finanziati da Danimarca e Unione Europea.

Tutte situazioni forse più semplici rispetto a quelle sullo Stretto di Messina, ma questo, dicevamo, è compito degli ingegneri stabilirlo. Il ponte di Akashi, ad esempio, ha resistito a un terremoto di magnitudo 6.8 e a venti fortissimi, segno che le soluzioni tecniche ci sono. Solo a Messina, secondo la rete “No Ponte”, non sarebbe il Ponte sullo Stretto ma un “Mostro sullo Stretto”.

C’è poi il benaltrismo. “Invece di battersi per continuità territoriale, piccole infrastrutture, messa in sicurezza del territorio, servizi pubblici dignitosi, acqua nelle case…”. A prescindere dal fatto che la vera continuità territoriale sarebbe garantita proprio dal ponte, non si capisce perché non si possa pensare di avere un territorio messo in sicurezza, servizi pubblici dignitosi, acqua nelle case e, anche, il ponte. Non risulta che ai milanesi si chieda di scegliere se avere l’acqua nelle case o una linea metro in più. Si pretendono giustamente entrambe le cose.

In Sicilia le autostrade sono inadeguate, le ferrovie pure, i collegamenti sullo Stretto sono ridotti. E’ vero, verissimo. Ma dove sta scritto che intervenire su questi fronti escluda di fare pure il ponte? Il risultato di tanti anni di “no ponte” è che, nel tempo, non si è fatto né l’uno né l’altro. O comunque, sul fronte infrastrutturale, si è fatto pochissimo. L’autostrada Messina – Palermo non è in buone condizioni però almeno, dal 2004, è aperta nella sua interezza. Per la ferrovia Messina – Catania sono stati stanziati 2 miliardi, finora si è perso troppo tempo ma la gara d’appalto potrebbe essere alle porte. Villa San Giovanni e Roma sono collegate in 4 ore e mezza, tempi impensabili fino a qualche anno fa, la Salerno – Reggio Calabria, tratto cosentino a parte, è totalmente rinnovata.

Sono tutte grandi opere, costate miliardi. E non sono state fatte o finanziate mica perché non si è fatto il ponte. Dire no alle grandi opere comporta dire no a queste opere, barlumi di civiltà in un territorio penalizzato.

E per quale motivo se si realizzano queste opere non si può fare anche il ponte sullo Stretto? Per quale motivo è stato possibile spendere 8 miliardi per il Mose di Venezia, tanto per fare un esempio, e non sarebbe possibile spendere altrettanto, o meno, per il ponte? Preoccuparsi delle infiltrazioni mafiose vuol dire non fare nulla per arrendersi alla criminalità organizzata, che invece va combattuta.

Se, negli anni, sono stati spesi più fondi pubblici al nord e meno al sud ed il divario infrastrutturale si è allargato, è a maggior ragione un buon motivo per spendere al sud e stringerlo, per autostrade, ferrovie, territorio e, anche, il ponte. L’errore sta nel valutare dove sia meglio spendere i soldi. E’ falso dire che sia meglio spendere soldi per la messa in sicurezza del territorio invece che per il ponte, non perché non sia utile la messa in sicurezza del territorio, tutt’altro. Ma perché è meglio spendere soldi sia per la messa in sicurezza del territorio sia per il ponte. E’ il ragionamento che si fa al nord, dove si spendono miliardi sul territorio, non al sud. Bisogna battersi per fare arrivare tanti soldi al sud, quelli che servono per colmare il gap col resto del Paese. Accontentarsi porta alle briciole ottenute in questi anni. Miliardi su miliardi spesi per l’Expo a Milano, l’alta velocità ferroviaria che termina a Salerno, le metropolitane di Roma e Milano e altro ancora. Opere importanti, di sicuro, ma al sud non è stato fatto altrettanto.

Se, fino ad oggi, sono stati spesi soldi a vuoto per il ponte è perché il ponte non si è fatto. Se il tema ponte viene tirato fuori periodicamente è perché il ponte non si è fatto. Se i massimi esperti di ingegneria al mondo diranno che un ponte a campata unica di 3,3 km è realizzabile, l’unica cosa sensata sarebbe quella di riprendere in mano il progetto definitivo e trovare una fonte di finanziamento pubblica per realizzarlo subito.

Il punto è che l’opera non è prevista nel contratto di governo. Si potrebbe inserire, ovvio, ma di sicuro la Lega ha interesse a spendere i soldi di più al nord, mentre il Movimento 5 Stelle si barrica dietro l’importanza di realizzare altre opere, con il risultato che sul territorio arriva sempre poco. Se il Governo nazionale ha messo a disposizione della Sicilia 31 milioni per la continuità territoriale, comunque pochissimo rispetto a ciò che serve, e 300 milioni per le strade provinciali, ben venga. Non può bastare e ha poco a che vedere con l’utilità del ponte. Dopo gli anni in cui il Pd ha detto “sì, no, forse, dopo”, che equivaleva a no, l’unica forza politica interessata all’opera sembra il centrodestra.

Per costruire il Ponte servono almeno sei anni, più quelli necessari per riprendere il progetto e trovare i soldi. Insomma, se anche per ipotesi si riiniziasse subito, il Ponte sullo Stretto non ci sarà almeno per i prossimi dieci anni, se non di più e se mai ci sarà.

Fare il Ponte non risolverà certo tutti i problemi del nostro territorio. Così come, a maggior ragione, non li risolverà non farlo. In questi dieci anni e oltre, bisogna lavorare per i progetti e per fare arrivare i finanziamenti necessari alle opere di vitale importanza per il sud Italia. Una cosa non esclude l’altra. L’impressione, però, è che non accadrà, almeno a breve termine, e il gap tra sud e nord Italia sia destinato ancora ad aumentare, con conseguente immigrazione verso nord e desertificazione del sud. Fin quando il sistema imploderà.

(Marco Ipsale)

5 commenti

  1. GIOVANNI MOLLICA 21 Febbraio 2019 13:30

    Sembra incredibile che ci possa essere qualcuno contrario a quello che dice Ipsale. Eppure, ancora questi esseri dannosi trovano spazio sui media e ripetono le loro bugie. Come possono Ziparo e i suoi sodali dire che il Ponte è costato 520 milioni, che e inutile, che è infattibile e che al suo posto bisogna curare il territorio? Quale ignorante può sostenere che sono interventi alternativi? Enosi loro e chi ne registra le deliranti osservazioni senza smentirle. Come se, oggi, si pubblicasse il pensiero di chi sostiene che è il Sole a girare intorno alla Terra. W Ipsale, così si fa giornalismo vero

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    1. Incredibile: sono quello contrario al Ponte. E non per motivi ideologici ma per motivi pratici. Il Ponte costerebbe tantissimo, se va bene sarebbe iniziato e mai finito (come il Mose) perché, nel frattempo sarebbero finiti i soldi. In un paese serio questo non accadrebbe ma in Italia si e bisogna prenderne atto proprio per non fare ideologia. Ammesso e non concesso che fosse ultimato e le altre ovvie opere sulle autostrade e ferrovie siciliane non adeguate, esso collegherebbe il Continente con … il nulla. Quindi, per non farla lunga, visto che non siamo un paese serio che non è in grado di coniugare grandi opere con piccole, meglio iniziare dalle piccole e dare ristoro ai poveri cristi che ci mettano 4 ore per arrivare a Siracusa in treno e poi iniziare a pensare di ridurre di 25 minuti l’attraversamento dello Stretto. E un ragionamento ideologico o semplicemente pratico e pragmatico? N.d.s.: non ho votato Accorinti e non vado in giro a fare sceneggiate con bandiere arcobaleno e ridicole magliette…

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  2. Credo che nessuno dovrebbe contestare la validità tecnica di un’opera se non sia un addetto ai lavori;ma qui si discute sull’opportunità di costruire il ponte con l’impegno di spese enormi (non consideriamo quelle,30-40 anni, della società “stretto di Messina” da non sottovalutare)a fronte di carenze strutturali che spaziano da scuole alle ,ormai famigerate, reti stradali e ferroviarie etc. In questo momento storico è un problema di priorità:se rischio la vita tutti i giorni percorrendo la A18 o altri le altre autostrade o principali vie di comunicazione, se devo impiegare quasi due ore con il treno per giungere a Catania e quasi 5 da CT a PA, se i ragazzi entrano nelle aule, ma non sanno se escono vivi o feriti; caro Ipsale pensa che la realizzazione del ponte,ambientalisti a parte, sia tanto importante da evitare la continua migrazione di giovani al Nord o ancor di più al’estero?Ritiene che l’intera ,o quasi, classe politica siciliana che non ha voluto interessarsi dei problemi essenziali della comunità badando ai propri esclusivi interessi( vedi fatti di cronaca più o meno recenti)sia interessata alla realizzazione dell’opera o soltanto all’avvio dei lavori (cosi detti lavori movimento terra) da “affidare” ai soliti noti per dopo lasciare altri “ecomostri”?Ritiene, veramente, che l’opera possa diventare attrattiva turistica di gran richiamo e non sia più opportuno valorizzare,
    in modo adeguato, le immense risorse della nostra terra anche attraverso un processo di maturazione della nostra classe imprenditoriale? Sarò pessimista, sarò
    “sfascista”, sarò quello che vuole, ma i fatti, da sempre, mi danno inequivocabilmente ragione.Oltre alle ideologie politiche son scomparsi gli “Uomini”,se esistessero, già da tempo avremmo avuto un’intero paese civile e produttivo e non vorrei che l’ultima speranza sia ,parafrasando il titolo di una fiction,” che Dio ci aiuti”

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  3. Ma prima di parlare di un’opera ad alto rischio perché non vi prodigate prima per cercare di ripristinare un minimo di legalità giusto per rendere appena credibile quello che dite. Almeno soltanto per sanzionare i ciclomotori che sfrecciano contromano rischiando di morire e mettere nei guai gli automobilisti che loro malgrado si trovano coinvolti ,persino i portalettere in divisa.

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  4. Come sempre avviene sui social ogni argomento diventa diatriba tra tifosi e si perde di vista l’argomento della discussione. Il sig Ipsale ci mette del suo per creare confusione perchè fa partire la sua analisi, sull’utilità o meno del ponte da dati errati. Punto 1 Non è vero che ci vorranno 5 minuti! Ci vorranno 5 minuti solo per i residenti a Torre Faro! Tutti gli altri messinesi dovranno raggiungere Torre Faro e ci voglio 20 minuti; 20 più 5 fa 25 cioè di più di quanto si sta con il traghetto. Punto 2 Ma dove le vede le code il sig Ipsale? 10 gg l’anno a Messina ed altrettanti a Villa possono mai giustificare la costruzione del ponte ! (mi ricorda un candidato politico che, siccome non c’era l’autobus della Sais dopo le 21.30 da ct, bisognava costruire l’aeroporto a Messina, magari tra la via garibaldi ed il corso cavour!) Punto 3 L’orario dei treni (da 50 anni) ha sempre previsto la partenza dalla stazione di Villa S Giovanni, dopo 1 ora e 50 dalla partenza di Messina Centrale! Quanto ci impiegherebbe il treno ad arrivare prima a Faro e poi attraversare? Quanto sarebbe il risparmio? E siamo sicuri che in 50 anni non si sarebbe potuta trovare una soluzione che consentisse ai viaggiatori di arrivare agevolmente prima? magari eliminando quel entra ed esci dal traghetto a Messina e Villa? Cominciamo prima a ragionare con i dati corretti! Solo dopo si potrà avviare la discussione analizzando costi, benefici, e tutti gli elementi utili per valutare un’opera di queste dimensioni!

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