Tortorici verso il dissesto. La Corte dei conti: “Piano di riequilibrio inaccettabile”

Tortorici verso il dissesto. La Corte dei conti: “Piano di riequilibrio inaccettabile”

Giovanni Passalacqua

Tortorici verso il dissesto. La Corte dei conti: “Piano di riequilibrio inaccettabile”

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giovedì 02 Luglio 2015 - 10:44

I revisori parlano di spese pazze, ricavi gonfiati e scarsa trasparenza. A portare il comune nel baratro l'assunzione di 20 precari e i troppi debiti fuori bilancio. Toccherà all'assessorato alle autonomie locali decidere per l'eventuale dissesto del comune oricense

Il dissesto sembra ormai inevitabile per il comune di Tortorici. In questi giorni, la sezione di controllo della Corte dei conti ha infatti espresso un giudizio negativo sul piano di riequilibrio presentato dall’amministrazione di Carmelo Rizzo Nervo. Il documento è stato inviato all’assessorato regionale alle autonomie locali e alla funzione pubblica, che potrebbe diffidare o addirittura commissariare il paese nebroideo. A votare il dissesto dovranno essere invece i consiglieri comunali.

La vicenda
“Tutto precipita nel 2012” – spiega Rosita Paterniti, capogruppo della minoranza consiliare – “quando, per rimediare alla già grave situazione economica dell’ente, il sindaco Rizzo Nervo e la sua amministrazione decidono di varare un piano di riequilibrio. Il piano, che doveva consentire di rientrare da un debito di € 3.040.000, era basato fondamentalmente sull’aumento di tutte le tasse e su alcuni tagli. Tuttavia, i consuntivi successivi hanno evidenziato il persistere di un disavanzo, che ha peggiorato ulteriormente la situazione debitoria del comune. Se andiamo poi ad analizzare il piano, come ha fatto la Corte, scopriremo che molte voci sono gonfiate o dubbie, altre completamente ignorate”.

C’è poi una vicenda paradossale: nonostante la grave situazione economica, e nonostante lo sforamento del patto di stabilità, nel 2012 l’amministrazione oricense ha provveduto all’assunzione di 20 lavoratori ASU/LSU, con un onere complessivo per il comune di € 1.044.564,30 per cinque anni. “Nei fatti” – continua Paterniti – “il piano di riequilibrio non è mai stato rispettato dai suoi stessi redattori; se consideriamo poi che era già difficile rispettare un piano redatto male, con ricavi gonfiati e debiti fuori bilancio nascosti ad arte, possiamo renderci conto di come la situazione, a questo punto, sia ormai insanabile”.

Cosa dice la Corte
Nelle 22 pagine del suo report, la Corte dei conti analizza la storia finanziaria dell’ente, dagli anni precedenti al piano – quelli delle spese folli dell’amministrazione Rizzo Nervo – a quelli più recenti. Il quadro che ne esce non è esaltante: debiti nascosti, ricavi gonfiati di parecchie volte il loro effettivo valore, totale assenza di lotta all’evasione fiscale, persistenza di spese ingiustificate – e ingiustificabili.

Prima del 2012, la Corte parla di gravi irregolarità contabili e gestionali. In particolare, si punta il dito sui troppi residui – attivi e passivi – del comune, sul notevole disavanzo, sullo sforamento del patto di stabilità e sui troppi debiti fuori bilancio. L’amministrazione Rizzo Nervo ha poi l’abitudine di ricorrere continuamente ad anticipazioni di cassa, e non combatte in maniera efficace l’evasione fiscale. Queste sono le principali criticità dell’ente, che permangono tuttora e vengono infatti evidenziate insistentemente dalla Corte. Ma i revisori lamentano anche la scarsa trasparenza mostrata dall’amministrazione oricense, che spesso risponde in maniera incompleta e inadeguata alle richieste degli stessi. E proprio questa mancanza di trasparenza, declinata nelle tante omissioni o distorsioni di bilanci e piano di riequilibrio, ha convinto la Corte dell’impossibilità di approvare il piano stesso.

Il piano di riequilibrio
Per la Corte, “il piano di riequilibrio predisposto dal comune risulta essenzialmente incentrato sulla previsione di un programma decennale di maggiori entrate, determinate dall’aumento dei tributi e delle tariffe di pertinenza comunale, e destinato a finanziare debiti fuori bilancio rilevati per l’ammontare di euro 3.040.000”. Tuttavia, gli stessi revisori fanno notare che “non risultano indicate specifiche misure correttive in relazione a comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, accertati dalla Sezione, con particolare riferimento al mancato rispetto degli obiettivi posti dal patto di stabilità interno e al perdurante disavanzo di gestione. Non risultano inoltre indicati, nello stesso Piano, a parte generiche dichiarazioni d’intento, concreti provvedimenti di riduzione della spesa”.

Sono parecchie le criticità emerse. Abbiamo già parlato dell’assunzione – inammissibile, visto lo sforamento del patto di stabilità, e con pareri tecnici negativi – di 20 ASU/LSU; ma ciò che meno convince i revisori è l’effettiva attendibilità delle entrate iscritte a bilancio. Ne è un esempio il caso degli 800.000 euro di ricavi previsti dal taglio di un bosco: le aste per la vendita sono andate deserte, aprendo una ulteriore voragine nei conti del comune. E queste sono solo alcune delle “anomalie” di un piano di rientro che prende come riferimento l’anno sbagliato – il 2012 e non il 2013 – ed è stato presentato oltre i termini previsti dalla legge.

Ci sono poi altri problemi, riguardanti la compilazione del bilancio, che secondo la Corte presenta numerose anomalie. In particolare, i revisori fanno notare “la non corretta imputazione delle voci di entrata e di spesa ai fini della determinazione del saldo, con riferimento alle spese imputate nei servizi conto terzi e ai debiti formatisi durante l’esercizio e non riconosciuti”. Questi artifici tecnici avrebbero consentito al comune di non sforare il patto di stabilità nel 2011; tuttavia, la Corte non li considera “ortodossi”, e anzi ne sottolinea le conseguenze nefaste per i conti dell’ente.

Andando avanti, la Corte analizza gli andamenti di cassa del comune, riscontrando, anche qui, numerose incongruenze. Emergono in questa fase la non corrispondenza tra i ricavi previsti e iscritti a bilancio e la loro effettiva consistenza, oltre alla errata imputazione di alcune spese in determinati capitoli; molte anomalie presenta poi il capitolo dei “servizi a conto terzi”, particolarmente gravosi a causa delle “spese compiute per enti privati, di ingente importo, senza nessuna indicazione sulla tipologia di spesa e degli enti per quali viene svolta”. Molto delicata è poi la situazione dei residui passivi, che nel 2012 ammontavano a oltre 5 milioni di euro, e quella dei debiti fuori bilancio, che l’amministrazione accenna ma non riconosce.

L’analisi della Corte è molto dettagliata e non lascia spazio a dubbi. Tra le altre criticità va evidenziato il rischio di un contenzioso con l’ATO, che aggraverebbe ulteriormente i conti, e le troppe omissioni, anche in risposta agli organi ministeriali, sulle anomalie commesse dall’amministrazione Rizzo Nervo. Così si esprimono i revisori: “L’Ente non fornisce informazioni esaustive per ciò che concerne i tributi locali e, segnatamente, per l’andamento delle entrate, relativamente all’accertamento e alla riscossione con l’indicazione, come richiesto nello schema istruttorio, del grado di copertura per ciascun anno. Non è prevista alcuna alienazione dei beni patrimoniali disponibili non indispensabili per i fini istituzionali dell’Ente. Nulla viene riferito in ordine a programmi di contrasto all’evasione”.

L’esito
Il 14 maggio 2015, in consiglio comunale, l’amministrazione oricense ha provato a fornire delle spiegazioni a tutte le problematiche sollevate dai revisori. In particolare, gli amministratori hanno spiegato che sono previsti 10 prepensionamenti per compensare le assunzioni; che le conseguenze delle anticipazioni di cassa non sono state considerate influenti sul piano di ammortamento; che la riduzione dei costi dei servizi avverrà tramite l’esternalizzazione degli stessi.

Per la Corte, tuttavia, questo non basta: il piano stesso, che è stato più volte e in più occasioni oggetto di esame e valutazione negativa, presenta tuttora “numerose carenze in ordine alle misure di risanamento individuate, alla dimostrazione della loro efficacia, alla concreta realizzabiltà delle maggiori entrate previste, alla stima e valutazione degli andamenti di bilancio, sia relativi alla parte di entrata, per quanto riguarda le aspettative di acquisizione, scarsamente supportate da dati certi ed affidabili, che di quelli della spesa. Permangono, inoltre, molte incognite rilevanti in ordine alle reale incidenza degli oneri di personale, stante l’avvenuta trasformazione di rapporti di lavoro da temporanei a stabili – pur in presenza di limitazioni poste dal mancato rispetto del patto di stabilità- ovvero ancora per la parziale individuazione delle partite debitorie dell’Ente, con sottovalutazione di debiti aventi carattere potenziale, ovvero accertati o ancora da accertare, che esulano dalla determinazione contenuta nel piano di riequilibrio il quale presenta, peraltro, dati contrastanti con le quantificazioni contenute nei documenti contabili precedenti”.

La dichiarazione precedente riassume tutti i principali problemi rilevati dai revisori, che hanno per questo deciso di non approvare il piano di riequilibrio presentato. Sembra così al capolinea l’avventura di Rizzo Nervo, riconfermato alle elezioni del 2014 alla guida del comune oricense, e ora all’angolo proprio a causa della relazione della Corte. A questo punto, si aprono le porte del dissesto, soluzione che sembra ormai inevitabile. Prima, però, ci si aspetta il ricorso di Rizzo Nervo, che non sembra intenzionato ad abbandonare la sua carica senza lottare.

Per i cittadini oricensi si prospetta invece una fase difficile: oltre all’aumento di tutte le aliquote fino ai massimi imponibili, dovranno prepararsi infatti a subìre diversi tagli ai servizi, in particolare per quel che riguarda servizi scolastici come il trasporto alunni e il servizio mensa, che verranno ripartiti a metà con il fruitore – nel primo caso – o subiranno ingenti aumenti – come per i buoni pasto. A questo si aggiungerà l’impossibilità di effettuare spese non indispensabili che, in caso di dichiarato dissesto, dovranno essere autorizzate da un commissario ad acta.

Insomma, il futuro di Tortorici non è roseo. Le responsabilità, almeno secondo la Corte, sono chiare. Spetterà all’assessore alle autonomie locali, Marcella Castronovo, la decisione sulle sorti dell’amministrazione comunale. Sabato, alle 17:30, il gruppo di minoranza extraconsiliare “Uniti per cambiare Tortorici” incontrerà la cittadinanza per discutere delle condizioni economiche dell’ente e del suo avvenire.

In allegato la relazione completa della Corte dei conti.

Giovanni Passalacqua

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