Il lavoro priorità dell’agenda politica. Non solo nel Mezzogiorno

Il lavoro priorità dell’agenda politica. Non solo nel Mezzogiorno

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lunedì 06 Giugno 2011 - 21:49

Il documento delle forze locali del Partito democratico: servono confronti ed iniziative legislative. Il senatore Nerozzi: i giovani hanno bisogno di sicurezze

Si chiama conferenza provinciale “per” il lavoro, e non semplicemente “sul” lavoro. L’obiettivo ambizioso che si è posto il Pd messinese, anticipando la conferenza nazionale di metà giugno che si terrà a Genova, è di aprire un confronto vero su una tematica che oggi, in Italia ed in Europa, è “la” tematica: il lavoro, appunto. Ci sono numeri che dicono molto più delle parole e alcuni dati sono stati elencati nel documento prodotto dalla segreteria cittadina del Pd. «In Sicilia – vi si legge – oggi viviamo una crisi profonda, infatti, è la regione più indebitata d’Italia con 114 miliardi di euro da rimborsare. Ciò si manifesta con pagamenti rateizzati, prestiti personali, cessioni del quinto dello stipendio che ci danno l’idea di come le famiglie siano costrette a indebitarsi per garantirsi la sopravvivenza». Tutto questo, viene spiegato nel documento, viene confermato da un’indagine de “Il Sole 24 ore” che piazza la provincia di Messina al 97. posto su 107 province, e da un’indagine di Italia Oggi che la piazza al 96. posto su 103 province. Siamo ai primi posti per numero di laureati, ma l’occupazione femminile è solo al 24%, la disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni è al 36%, tra i giovani dai 25 ai 44 anni è al 48%. Secondo i dati Eurostat la Sicilia è tra le 10 regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile che complessivamente è pari al 42,9%, mentre in ambito nazionale siamo al regione con il più alto numero di disoccupati ovvero con un tasso di disoccupazione pari al 17,2%. A fronte di ciò assistiamo ad un invecchiamento della popolazione della provincia di Messina che rispetto a 30 anni fa ha il doppio degli anziani; ciò significa che a fronte di molti pensionati, sono pochi quelli che hanno un’occupazione.

Alcuni dati sono davvero paradossali. Un esempio: la Sicilia è la Regione che ha avuto le fette più grosse dei finanziamenti Europei, con il risultato però di essere la Regione più povera d’Italia, ed anche la Regione a più alto tasso di disoccupazione tra i giovani fino a 29 anni. Questo dimostra che i finanziamenti erogati non hanno prodotto sviluppo e occupazione stabile, ma le risorse sono servite solo a finanziare il sistema delle clientele e il sistema di potere. Nel documento la segreteria del Pd fa alcune considerazioni su Messina: «Una terra ricca di opportunità come quella di Messina, sconta la grande debolezza del tessuto economico-sociale. Gravi deficit di cultura amministrativa hanno determinato assenza di scelte strategiche finalizzate al rilancio del sistema territorio. L'iniziativa economica è debole non essendovi in città un tessuto imprenditoriale particolarmente evoluto. Le ragioni sono da trovare nella storia di una città che ha affondato sempre le proprie radici in una cultura assistenzialistica determinata prevalentemente da un certo modo di operare della politica. All'ombra del Ponte si sono perse occasioni importanti per il recupero della fascia costiera, per gli investimenti nella cantieristica e nella promozione del turismo. Una visione strategica della città è stata predisposta con criteri di direzione dall'alto e non dal basso come è legittimo chiedersi dinnanzi ad una pianificazione strategica. La cornice di questo quadro è rappresentata da una politica che ha perso autorevolezza e forza contrattuale».

Alla conferenza di ieri, svoltasi all’hotel Royal, sono intervenuti diversi esponenti del Pd messinese, oltre al senatore Paolo Nerozzi, componente della commissione Lavoro del Senato. «A Roma bisogna capire che non si salva l’Italia se non si rilancia il Mezzogiorno. La priorità deve essere dare lavoro e più sicurezza ai giovani. Il rischio più grosso è che si butti tutto via, che i giovani dicano “lasciamo perdere, non c’è più niente da fare”. Vanno modificate alcune questioni: impostare le tasse sulle rendite, come avviene in tutta Europa, lottare contro l’evasione, incentivare gli enti locali a investire su opere pubbliche, non per forza grandiose, ma dando lavoro alle piccole imprese, agli artigiani, partendo magari dall’edilizia scolastica. Il precariato è una condizione non più sopportabile. Bisogna capire che le politiche di questi anni sono state sbagliate e cambiare radicalmente, con iniziative di carattere generale e investimenti sulla ricerca e l’istruzione, che ridiano speranza ai giovani. Che, nonostante quanto dice il ministro dell’Istruzione, continuano ad essere i meglio formati d’Europa». Secondo Francantonio Genovese «il lavoro è realizzazione della persona, è dignità. L’iniziativa privata deve continuare con un moto perpetuo, attraverso nuove forze, nuove risorse. Serve aprire un confronto serio e sereno sulla questione lavoro, anche perché il Governo nazionale ha dimostrato poca attenzione». Al documento presentato ieri ha lavorato, tra gli altri, Teodoro Lamonica, responsabile lavoro della segreteria cittadina: «Il partito sta mettendo al centro il lavoro. Un tema mortificato negli ultimi anni a vantaggio del capitale. Sono troppi i disoccupati, troppi i precari e la classe media sta sparendo sfociando nella povertà».

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