Coronavirus, Aiga Messina chiede misure contro lo sfascio della giustizia

Coronavirus, Aiga Messina chiede misure contro lo sfascio della giustizia

Alessandra Serio

Coronavirus, Aiga Messina chiede misure contro lo sfascio della giustizia

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giovedì 12 Novembre 2020 - 07:30

Aiga Messina chiede al presidente nazionale di intervenire nel dibattito sugli effetti negativi delle riforme "covid" sul processo penale

Giuseppe Irrera
Giuseppe Irrera

No alla cartolarizzazione del processo penale, sì all’amnistia e all’indulto, estrema ratio al contenimento del contagio coronavirus in carcere. Sono queste le richieste di Aiga Messina, che chiede al proprio presidente nazionale di far sentire la voce e le proposte dei giovani avvocati nelle sedi competenti, soprattutto nei tavoli tecnici col Governo.

Il presidente dei Giovani Avvocati messinesi Ernesto Marcianò e il collega Giuseppe Irrera, responsabile del Dipartimento penale e procedura penale, consegnato al presidente nazionale Antonio De Angelis una puntuale riflessione e le proposte per contenere gli effetti giudicati pù lesivi per le garanzie difensive, introdotte dai vari provvedimenti governativi.

Coi vari Cura Italia, Ristori e Ristori bis, spiegano i legali, di fatto si assiste ad una epocale riforma della giustizia penale, in spregio a ogni valore costituzionale. Di seguito, il testo con le richieste di Aiga Messina e del rappresentante nell’organismo nazionale.

Carissimo Presidente,

nei recenti provvedimenti governativi denominati “Cura Italia, Ristori e Ristori bis” tra varie ed eventuali, si sta conducendo l’epocale riforma della giustizia penale voluta dal Ministro della Giustizia Bonafede, tramite cui, in realtà, l’attuale Governo sta attaccando le garanzie difensive raggiunte nel corso della storia del nostro diritto processuale penale. L’azione dell’attuale Governo si pone al di là dei principi del giusto e equo processo, sanciti e tutelati dalla nostra Costituzione e dalla CEDU, che sembrano ridotti a mero simulacro di una cultura garantista ormai tradita, nel suo significato etimologico di “consegnata”, in questo caso, nelle mani di chi, negli ultimi anni, ha tracciato questo cambio di rotta.

Noi giovani giuristi dell’Aiga siamo già intervenuti ai tavoli ministeriali della riforma del processo penale, respingendo questa nuova ondata di “totalitarismo giuridico” che si vuole imporre nel nostro Paese, dapprima in vesti di istanze per l’attuazione di un modello di processo penale finalizzato alla tutela della vittima o all’efficienza, oggi di emergenza sanitaria. A proposito dell’attuale emergenza sanitaria, ci chiediamo come essa possa giustificare l’introduzione del processo penale da remoto, della cartolarizzazione del processo penale in Appello e in Cassazione, della sospensione della prescrizione dei reati e dei termini di durata massima della custodia cautelare – tutte misure che aggravano la posizione degli indagati e degli imputati – e non valga a giustificare la concessione di un provvedimento di amnistia e indulto per tutelare la salute dei detenuti e degli operatori all’interno delle nostre carceri.

È di oggi, la notizia del nuovo vertiginoso aumento dei contagi Covid in carcere, con 537 detenuti positivi e 728 contagiati tra gli operatori. I dati sono forniti dalla Uilpa Polizia penitenziaria. Secondo i numeri censiti dall’ufficio attività ispettiva e di controllo del Dap – Dipartimento amministrazione penitenziaria – sono 70 le carceri dove si sono registrati contagiati fra i detenuti, mentre sono molto più numerose le strutture in cui il contagio si è manifestato fra gli operatori.

L’attuale situazione di emergenza sanitaria da coronavirus Covid-19 sta aggravando l’endemica situazione di emergenza carceraria di cui il nostro Paese soffre già da molti anni, dovuta al sovraffollamento dei nostri istituti penitenziari.

Come Aiga, durante la prima fase d’emergenza, abbiamo proposto soluzioni valide a fronteggiare questo grave problema, purtroppo rimaste inevase, tra cui:

  1. l’innalzamento a quattro anni del limite di pena detentiva, anche residua, eseguibile presso il domicilio, ampliando la portata dell’art.123 d.l. n.18/2020 e precisando che tale disciplina si applica “salvo quanto previsto” in via ordinaria dall’art.1 l.n.199/2010, ossia in aggiunta e non in sostituzione di quanto disposto da quest’ultimo;
  2. la modifica dell’art.123 d.l. n.18/2020 nel senso di eliminare la previsione di obbligatorietà del controllo mediante dispositivi elettronici, semmai di renderla facoltativa solo in ragione di espiazione di pena per i reati di particolare allarme sociale, di cui all’art. 51, comma 3 bis c.p.p.;
  3. la reintroduzione della liberazione anticipata speciale di cui all’art. 4 d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, che aveva portato da 45 a 75 giorni a semestre la detrazione di pena ai fini dell’ammissione delle misure alternative alla detenzione, ovvero, al più della misura di cui all’art. 123 d.l. n. 18/2020;
  4. l’introduzione di una disciplina temporanea che imponga al giudice di tener conto, al momento della scelta della misura cautelare, anche dell’attuale emergenza sanitaria legata al coronavirus.

Occuparsi dei detenuti è uno dei più importanti compiti dello Stato e, come giovani Avvocati, ci chiediamo se non sia giunta l’ora di intervenire per affrontare questa emergenza.

Il Presidente emerito della Corte Costituzionale Marta Cartabia, in un breve saggio scritto a quattro mani con Luciano Violante, ricorda che il diritto penale non è altro che una risposta violenta dello Stato a comportamenti violenti dei cittadini, in un circolo vizioso che non avrebbe fine se non si fosse prevista la funzione rieducativa della pena, sancita nell’art. 27 Cost., e, di conseguenza – aggiungerei – la cura della salute del detenuto.

Oggi, proprio a causa del mancato intervento tempestivo in merito da parte del Governo, le uniche misure che potranno evitare il rapido precipitare della situazione delle nostre carceri sono quelle dell’amnistia e dell’indulto.

Pertanto, alla luce di quanto sopra, Ti chiediamo di avanzare le richieste sopra menzionate ai tavoli governativi competenti, previa delibera e discussione del Consiglio direttivo nazionale.

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