Coronavirus Messina, diario di bordo: le 10 cose che farò quando finirà l'incubo

Coronavirus Messina, diario di bordo: le 10 cose che farò quando finirà l’incubo

Rosaria Brancato

Coronavirus Messina, diario di bordo: le 10 cose che farò quando finirà l’incubo

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lunedì 23 Marzo 2020 - 10:58

Caro diario sto iniziando a stilare l'elenco di quello che farò non appena cessa la quarantena. Primo: prendermi cura di me #coronavirus

LUNEDI’ 23 MARZO

Caro diario, sabato 21, primo giorno di primavera, sono uscita ad una settimana esatta dall’ultima volta (praticamente merito il premio “Resistenza in house”). Sono andata al supermercato vicino casa ed è stata un’esperienza devastante. Intendiamoci, non c’era folla in attesa e l’organizzazione era eccellente. Ma è stato devastante il contesto: entrare nel supermercato e vedere intorno a te gente con la mascherina, i guanti, che sta attenta a non toccarti, che va di fretta, quasi sia diventato per ognuno di noi persino “doloroso” .

La mascherina oscura il sorriso

Il luogo “dell’accudimento”, il supermercato, è diventato un percorso di paura. Al banco degli alimentari, a distanza di un metro e mezzo, mi è venuto spontaneo essere gentile e sorridere con i dipendenti, ma mi son resa conto che il sorriso non si vede attraverso la mascherina. Sembravamo automi, creature venute da un altro pianeta, da un film apocalittico degli anni ’90. E’ stato terribile, ho avuto voglia di scappare. Il grazie va alle cassiere ed ai cassieri, lì, in prima fila, dalle 7 alle 18, senza nessuno che pensi davvero a quanti rischi corrono. Nessuno pensa che sono esposti alla follia ed al contagio, nessuno parla di tamponi anche per loro. Quando sono rientrata a casa ho deciso che non voglio uscire per altri 7 giorni. Tanto, ho provviste per sopravvivere un mese e ho un gruppo di vicini meravigliosi e buone forchette.

10 cose da fare

Tornata a casa ho avuto bisogno di sorridere e pensare al bello. Così ho deciso di iniziare a fare un elenco delle cose che voglio fare non appena finisce quest’incubo. Ecco le prime 10 cose dell’elenco (che sicuramente diventeranno 100 da qui alla fine della quarantena).

PRENDERMI CURA DI ME

1-prendermi cura di me. Il tempo è prezioso, soprattutto il tempo per noi. Queste settimane di isolamento io le sto trascorrendo lavorando, perché amo la mia professione. Eppure, questa nube che è arrivata sul mio capo mi ha fatto capire che neanche in quarantena mi sto dando il “mio tempo”. Ho capito in questi giorni quanto tempo mi sono rubata da sola. Per 30 anni ho lasciato che fattori esterni, il lavoro quotidiano, gli impegni, le preoccupazioni, gli altri, prevalessero su di me. Ho lasciato che il mondo esterno invadesse i miei spazi vitali, dimenticando di prendermi cura di me, abbracciarmi, amarmi, ascoltarmi. Ecco, finito l’incubo mi prenderò cura di Rosaria. E della cosa più preziosa, la mia vita, che è unica.

ANDARE AL MARE

2-andare al mare da mia sorella e da mio padre. Faccio parte della “gente di mare”, il mio sogno più grande è andare a vivere in un paesino in una casa a un passo dal mare. Mi manca il rumore del mare. Mi mancano i miei affetti più cari che vivono a Saponara Marittima e non posso vederli. Non importa se mia sorella è la prima persona che sento al mattino e l’ultima la sera. Mi manca abbracciarli, ridere, stare con Pece e Rocky, i nostri cani. Mi manca l’odore del mare, la vista dell’orizzonte.

LEGGERE LIBRI

3-leggere libri. Sono stata una divoratrice di libri sin da quando avevo 14 anni. Come diceva Umberto Eco “chi legge libri avrà vissuto 5 mila anni. C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Per anni leggevo decine di libri e li prestavo a mia madre. Da troppo tempo non ho il tempo, il lavoro e gli impegni non  lasciano più spazio ai libri. Per fortuna gli ultimi libri che ho letto nell’ultimo anno fino ad oggi sono TUTTI di scrittori siciliani e messinesi. E tutti bellissimi. Quando uscirò da questo incubo voglio riprendere a nutrire la mia anima. E non li comprerò on line. Per me, che sono antica, i libri si comprano in libreria. Devo sentire il profumo della carta e sottolineare le parti più belle con la matita. Devo fare le “orecchie” alle pagine, devo viverli, devo annusarli.

SPEGNERE IL CELLULARE

4-spegnere il cellulare. Ho il cellulare dal 1993. All’inizio non lo volevo, poi, per lavoro, sono stata costretta. Ricordo che mentre provavo il vestito da sposa, in un negozio di Catania, mi chiamò il caposervizio di Telecolor. Ero in camerino. Risposi. Da allora il cellulare ha invaso la mia vita. E per chi lavora in una testata on line, che deve essere aggiornata h24, è peggio. Nel mio cellulare arrivano non solo telefonate, ma sms, whatsapp, messanger, telegram, notifiche facebook, mail mie e di redazione. Ho talmente tanti gruppi whatsapp che sembra d’impazzire. Da un anno sono stata costretta a metterlo in modalità silenziosa. Ma non basta. Ogni giorno è come “un’invasione”, mi sento soffocare, diventa quasi una violazione della privacy. Non c’è sabato, feste, non c’è orario. Così ho deciso di mettere confini a tutela della mia vita personale. Spegnerò il telefono alle 20.30 e lo riaccenderò alle 7.30. E quando durante il giorno suonerà come le campane a Pasqua, lo metterò in un’altra stanza.

ANDARE AL RISTORANTE

5-andare al ristorante giapponese o cinese con mio figlio. Da più di un anno avevamo questa piacevole abitudine. Io e lui, almeno una volta insieme, andavamo al cinese o al giapponese. Una pausa insieme, chiacchierando e gustando il pranzo. Un rito che abbiamo interrotto a fine febbraio. Ma riprenderemo appena finita la quarantena.

PASSEGGIARE NEL QUARTIERE

6-passeggiare per il Quartiere Lombardo– A me piace tantissimo camminare. Tutti i giorni. Ma il sabato mattina camminare nel viale San Martino, villa Dante, via Catania, percorrere le traverse, sotto il cielo sereno, fermandosi al bar per un caffè, è più di un rito. E’ la vita che sorride. Il mio è un quartiere tranquillo, incontri le persone a spasso con i cani, le coppiette di fidanzati, ed in villa ci sono i ragazzi che giocano a calcio. Piccole, semplici cose che il coronavirus mi ha tolto.

LA COMPAGNIA DI BABILONIA

7- Cenare con gli amici della Compagnia di Babilonia. Il nome è quello del gruppo whatsapp: Babilonia perché ognuno ha orari diversi, idee politiche diverse, personalità diverse. Così nel gruppo non si capisce mai niente e soprattutto dopo 20 mila messaggi ci vuole qualcuno che faccia la sintesi. La compagnia di Babilonia è la prova che differenti idee politiche non devono trasformarci in nemici. La vita è molto altro. Ecco, il coronavirus ha provato a dividere ciò che non si può dividere. Ha tolto il contatto fisico, ma in realtà l’ha solo rimandato. Festeggeremo in un solo Compleanno Day i nostri 5 compleanni. Con una torta immensa.

SPESA COL SORRISO

8-Fare la spesa al supermercato– A me non sono mai piaciuti i centri commerciali. Gli ampi spazi e la confusione mi fanno sentire a disagio. Per questo ho sempre preferito supermercati piccoli, negozi alimentari, il macellaio, il negozio che vede il pesce surgelato, il fruttivendolo. Adoro il contatto personale, la chiacchiera, la fiducia che s’instaura tra me e l’altro. Voglio fare la spesa senza mascherine, perché il sorriso mio si deve vedere e perché voglio sorridere quando il banconista del settore alimentare mi dice “ho il guanciale per la carbonara come piace a voi……”. E sa che ho in corso una sfida all’ultimo pecorino con un amico di mio figlio per chi cucina la carbonara migliore.

ABBRACCIARE TUTTI

9-abbracciare tutti quelli che amo. Chi mi conosce sa che detesto le smancerie (nonostante io pianga quando guardo i film d’amore e sia una fan di C’è Posta per te). Ma se il mondo fosse finito con l’inizio della quarantena mi sarei pentita di non aver espresso fisicamente il mio affetto con tante persone. Finita la quarantena voglio trascorrere 10 giorni a baciare ed abbracciare chi fa parte della mia vita. Tutti, nessuno escluso da Messina a Rometta, dal viale San Martino all’Annunziata. Andrò fino a Palermo solo per abbracciare la mia amica Francesca Bertè. E voglio fare i pidoni con la mia vicina di casa Giusy, che è bravissima. Finito l’incubo voglio che m’insegni ad impastare e friggere. Ed ho capito finalmente perché nei supermercati è finito subito il lievito (e la farina)

CANTARE E BALLARE

10-fare un mega karaoke– Sono come l’orso Baloo del Libro della giungla: appeno sento la musica inizio a ballare. Mi piace cantare anche se sono stonata. In questi giorni, alle 18, abbiamo cantato l’inno di Mameli (come sigla) e poi Azzurro, Il cielo è sempre più blu, Volare, Felicità. Ma la bellezza del karaoke è nello stare accanto e gridare a squarciagola fino a quanto non si diventa afoni, saltare abbracciati e usare lo stesso microfono.

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