Un mondo che finisce non è mai la fine del mondo, è solo l'inizio di un nuovo mondo

Un mondo che finisce non è mai la fine del mondo, è solo l’inizio di un nuovo mondo

Rosaria Brancato

Un mondo che finisce non è mai la fine del mondo, è solo l’inizio di un nuovo mondo

domenica 18 Agosto 2013 - 06:56

Jovanotti canta: "Se non avessi voluto cambiare sarei ancora allo stato minerale", ed è vero,dobbiamo saper affrontare le cose che cambiano per crescere e capire gli errori del passato. I cambiamenti del 14 e 15 agosto sono un segnale alla vecchia classe politica e dirigente per comprendere che aveva smesso di ascoltare Messina. E che non si torna indietro.

Ero in fila lungo la Messina-Palermo, “mummuriando” sul perché, il16 agosto, in pieno contro-esodo,qualcuno abbia avuto la geniale idea di fare lavori alla galleria del Telegrafo, in modo da garantire una lunghissima coda ininterrotta fino al Boccetta. Ma in fila ho avuto il tempo di fare attenzione alle parole della canzone di Jovanotti, Estate 2013, nella parte in cui dice “Vedo nuvole in viaggio, che hanno la forma delle cose che cambiano, mi viene un po’ di coraggio, se penso che le cose non rimangono mai come sono agli inizi. Se non avessi voluto cambiare oggi sarei allo stato minerale”.

Noi siciliani siamo strani di fronte ai cambiamenti, non riusciamo a vederli come fonte di crescita. Di fronte a un cambiamento abbiamo due reazioni: o lo respingiamo (dicendo si stava meglio prima) oppure ne neghiamo l’esistenza (tutto cambia per restare come prima). In entrambi i casi non guardiamo avanti, incapaci di affrontarlo. Ha ragione Jovanotti, senza il cambiamento saremmo ancora a 4 zampe. A farci crescere non è “il cambiamento in sé”, ma la nostra reazione davanti a qualcosa che cambia. Se stiamo fermi o torniamo indietro restiamo “allo stato minerale”.

Nella settimana appena conclusa ci sono stati due cambiamenti in 48 ore, c’è chi li condivide e chi no, ma invece di recriminare possono servire per “rivedere” quelle che si credevano certezze o per capire quali sono stati gli errori del passato.

Il 14 agosto: un attore e produttore teatrale, Maurizio Puglisi è diventato Presidente del Teatro, il 15 agosto il sindaco è salito sul ceppo della Vara e con la bandiera del capo corda l’ha guidata, indossando la maglietta di Addiopizzo.

In entrambi i casi non sono mancate le critiche, ma non è su quelle che voglio soffermarmi, quanto piuttosto sul contesto che ha portato a questi cambiamenti e sul messaggio diretto alla vecchia classe dirigente e politica. Prendiamo il caso di Puglisi: qualcuno si è detto perplesso “mi aspettavo una nomina più politica”. Accorinti una scelta doveva farla, non poteva fare un’estrazione del Lotto, il tempo dirà se sarà un bravo Presidente ma non rimpiango né la scelta di un politico né il sistema adottato finora. Mi piace sapere che l’Ente sarà guidato da chi la polvere del palcoscenico l’ha respirata per tutta la vita anche quando quest’amore non gli dava neanche da sopravvivere. Ha ragione Accorinti, non è una poltrona di sottogoverno. Negli anni scorsi una delle cose più divertenti per i giornalisti era il totonomine, un po’ come il calciomercato. Le domande erano presentate dagli sponsor: consiglieri comunali o esponenti di partiti che sostenevano il candidato a quella poltrona. Se il sindaco era del Pdl e l’alleanza era sorretta dall’Udc, il binomio sarebbe stato questo: Buzzanca-sindaco e Ordile-presidente e così via per gli altri Enti. La presentazione delle candidature era una “pura formalità”. Infatti non era mai accaduto che venissero presentate 76 domande, sarebbe stato uno spreco di carta e di sogni. Mi ha colpito, a fine conferenza stampa, l’abbraccio tra Puglisi ed Egidio Bernava (che è stato un Presidente del Teatro competente e appassionato) e Vincenzo Tripodo e l’appello che il neo presidente ha fatto agli altri candidati presenti: ho bisogno del vostro aiuto per ricostruire il Teatro. L’invito nasce dalla consapevolezza che gli altri 75 non sono alieni piombati dal cielo ma professionalità indispensabili per la crescita dell’Ente e di un progetto che riguarda tutti. Non sappiamo oggi come andrà a finire,ma, di fronte a questa “inversione” nella scelta di un vertice, si offre alla vecchia politica l’occasione per interrogarsi sul passato e chiedersi: quali sbagli abbiamo commesso da portare i messinesi alla totale sfiducia nei confronti della politica? Utilizzare la Presidenza come un tassello da riempire con il manuale Cencelli ha mortificato la competenza e ucciso il merito.

Il giorno dopo la nomina c’è stata la Vara. Per la prima volta un sindaco è salito sul ceppo,ha preso la bandiera del capo Vara ed ha “guidato” la processione. Il sindaco rappresenta la città, rappresenta TUTTA MESSINA, il fatto che abbia tenuto la bandiera equivale a riappropriarsi di quel ruolo ed è stato un gesto di fortissima potenza simbolica e concreta: la Vara è un bene di tutta la città. Se indossa poi la maglietta Addiopizzo equivale a dire: la Vara è Messina ed è all’insegna della legalità. A me non interessa la religione di un sindaco, perché un sindaco non è la mia guida spirituale, a lui chiedo di amministrare bene la mia città. Tra un ateo, o un calvinista che amministra bene ed un cattolico corrotto io preferisco il primo. Nessuno ha votato Berlusconi o Bersani per la loro fede ma per il programma politico.

In una città sonnolenta, restia a cambiare anche una foglia da un albero, abituata a credere che i diritti siano favori (e per giunta barattabili), abituata a vedere umiliato il merito a vantaggio di altre logiche, questi due cambiamenti sono un segnale. Sono avvenuti perché Messina era stanca di vedersi ignorata o scavalcata. Il problema non è la risposta che Accorinti ha dato, il problema è la domanda. La vecchia classe politica e dirigente non deve arrovellarsi sul fatto se Accorinti ha fatto la scelta giusta o sbagliata o era meglio “prima”, ma deve interrogarsi sulla domanda di cambiamento che nessuno ha saputo ascoltare. I vecchi giornalisti come me ricorderanno che spesso in passato gli amministratori, per fare delibere che dovevano passare inosservate sceglievano date come la vigilia di ferragosto o il 24 dicembre. Nel 2009 ho vinto un concorso all’ufficio stampa del Comune di Palermo. L’abbiamo vinto in 11 in base a requisiti e punteggi. Ebbene, la giunta Cammarata annullò quel concorso la sera del 24 dicembre. I cronisti sanno che devono stare attenti alle decisioni prese quando i cittadini sono distratti da altre cose. Stavolta sono accaduti dei cambiamenti alla luce del sole. Messina ha preso la strada del cambiamento. Sta a tutti noi decidere come affrontarli e se, per dirla alla Jovanotti restare allo “stato minerale” e fare come i gamberi o gli struzzi, o affrontarli con coraggio e passare allo stadio successivo, magari dopo un esame di coscienza. Un mondo che finisce non è mai la fine del mondo, è semplicemente l’inizio di un mondo nuovo. Sta a noi decidere come viverci.

Rosaria Brancato

11 commenti

  1. ..”..cambiamento. Sta a tutti noi decidere come affrontarle e se, per dirla alla Jovanotti restare allo ” stato minerale” e fare come i gamberi e gli struzzi, o affrontarli con coraggio e passare allo stato successivo, magari dopo un ESAME DI COSCIENZA. Un mondo che finisce non e’ mai la fine del mondo, e’ semplicemente l’ inizio di un mondo nuovo. Sta A NOI decidere come viverci. ” PERFETTO.

    Si può solo aggiungere che sarebbe auspicabile un impegno COSTANTE direi giornaliero, a pulire lo specchio della NOSTRA di coscienza…. solo così la REALTÀ potrà essere ben riflessa e CONDIVISA …risparmiandoci inconcludenti litigi, critiche, anatemi, giudizi sommari e “malanove” tipiche Messinesi sul presupposto della propria superiorità morale civile e politica vs quella del ” nemico”. Migliorare, crescere comporta una faticosa e CORaggiosa voglia di ricerca di verità .IL CAMBIAMNENTO tanto desiderato non può prescindere da un cambiamento interiore. Oggi in Italia il problema dei problemi e’ costituito dalla informazione mass-mediatica che nella maggioranza dei casi e’ falsa tendenziosa manipolatoria “ipnotica” e governata da poteri nascosti che perseguono obbiettivi “elitari”inconfessabili a danno della maggioranza dei cittadini.
    Riunirsi nella agorà virtuale di TEMPOSTRETTO può essere di grande aiuto alla nostra ” comunità “. Grazie a tutti

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  2. bisogna accettare prima noi stessi e poi gli altri…e forse così si può cambiare qualcosa!

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  3. CUCINOTTA GIACOMO 18 Agosto 2013 10:12

    Sono un ex Messinese. Emigrato al Nord nel 1960,appena ventenne, con tanta paura e qualche speranza.
    La mia Messina allora offriva ai giovani l’emigrazione come alternativa all’umiliazione di strisciare ai piedi del personaggio potente raggiungibile(favori e raccomandazioni S.p.A.).
    Oggi c’è un Vecchio Mondo che finisce ed un Nuovo Mondo che inizia.
    Spero che i Messinesi,vecchi e giovani, colgano questa occasione, che noi non abbiamo avuto.
    Finalmente il tempo è maturo!!! Accogliete la Speranza ed aiutate questa nuova Amministrazione a realizzare il CAMBIAMENTO tanto atteso.
    Tanti auguri di vero cuore.
    Cucinotta Giacomo

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  4. antonino faroto 18 Agosto 2013 12:51

    Perché ti definisci ex Messinese? Ti vergogni delle tue origini?

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  5. MessineseAttento 18 Agosto 2013 15:44

    Caro signor Cucinotta, le sue parole sono lame incandescenti che affondano nel pressapochismo di chi oggi si ostina a rimanere avvinghiato alle dinamiche della vecchia politica che tanto semplicemente, ma altrettanto efficacemente, lei ha descritto. Questi provincialotti che si fermano ai piedi nudi, ad una maglia, rappresentano quella zavorra che ci impedisce di spiccare il volo verso la speranza.
    Il cambiamento che Messina si è voluta regalare è troppo grande per loro, essere amministrati da una persona forse politicamente poco esperta, ma sicuramente onesta e distante da lobby clientelari, un vero incubo. Questi vassalli dell’immobilismo, fedeli devoti della politica del non fare, scalpitano leggendo dei ricorsi, si sfregano le mani per la possibilità di riportare Messina nel baratro. Baratro che, per questi “signori”, rappresenta invece la luce che conduce ad un futuro di misera sopravvivenza, condizione da loro gradita e desiderata.
    Questi fans dello status quo, insieme ai loro rappresentanti politici, vanno isolati ed allontanati dalla comunità onesta che si vuole togliere di dosso l’etichetta di “verminaio clientelare”. Solo allora potremo spalancare la porta alla speranza e regalare una città migliore, da cui non dover fuggire, ai nostri figli.

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  6. Se nei prossimi giorni dovessimo vedere Accorinti con una maglietta “No Vasco, io non ci casco” la citerò per danni…. 🙂

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  7. Cara Rosaria, se in seguito ai tuoi “mummurii” Ti vengono fuori questi “pezzi” fallo più spesso perché quando Ti arrabbi è una gran “goduria” leggerTi!!
    Certo, scardinare vecchi sistemi è dura, specialmente al principio ma, secondo me, ormai indietro non si torna più alla faccia di tutti “i movimenti sotterranei” che tramano contro.

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  8. per Puglisi è giusto che il sindaco abbia fatto una scelta. Il tempo giudicherà serenamente.
    Ma sulla sceneggiata alla napoletana del “capo vara”, che ricambiava baci alla popolazione ( che inviava invece e giustamente baci all’assunta),stendiamo un velo pietoso. Siate più lucidi, almeno voi giornalisti. Giudicate i fatti amministrativi e non le sensazioni. Vorrei ricordare che il sindaco è un amministratore e come tale DEVE essere giudicato, nei tempi e nei modi giusti. A lei sindaco ed alla sua squadra, buon lavoro.

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  9. E no, non sono dello stesso parere, quale sono i cambiamenti del 14 e 15 agosto? La nomina di un presidente del teatro? Un sindaco che si prende la briga di ergersi a protagonista sopra la Vara rispondendo agli applausi che il cittadino di fede indirizza alla Madonna e non certo a lui?
    E no, non va bene scordarsi del prima e del dopo. Il 14 è stato finalmente nominato il presidente del teatro e finalmente ci si è decisi e sono convinto che Puglisi possa fare bene e gli faccio tantissimi auguri per il ragingimmento di tante felici mete, ma alla condizione del teatro ci ha pensato qualcuno? Farsi un giro intorno per capire. Giornalmente le tre autobotti che il 15 mattino giravano per piazza Castronovo spruzzando acqua per ripulire la strada dove sono nascoste? Ci scordiamo che a Messina ci sono ancora zone dove l’acqua la vedono con il contagoccie e magari un servizio di autobotti più continuo sarebbe molto gradito? E poi passata la Vara,…… guardare a terra non farebbe male a nessuno.

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  10. E’ arrivato Masaniello, speriamo non sia solo una “pazziata”

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  11. CUCINOTTA GIACOMO 28 Agosto 2013 21:54

    Gentile Sig. Antonino
    Non mi sono mai vergognato delle mie origini Messinesi.
    Sono molto orgoglioso della mia città natale dove ho vissuto i miei primi vent’anni di vita.
    Purtroppo quella città della mia prima gioventù non esiste più.
    Nel lontano 1960 ho lasciato questa città con molta tristezza nel cuore augurandomi di poter un giorno ritornare.
    In tutti questi anni ho seguito gli avvenimenti e le tante vicissitudini della mia città. Ho visto tante cose che promettevano bene negli anni 70 ( Lo sviluppo della cantieristica navale e la nascita dell’industria agro-alimentare). Poi è incominciato il degrado degli anni 80 che ha condotto il Mondo Economico messinese in una parabola sempre più discendente fino al baratro dei nostri giorni.
    E’ stata una grande delusione vedere la mia città andare in rovina senza poter fare niente!
    Adesso potrebbe esserci la possibilità di un CAMBIAMENTO.
    Bisogna che i MESSINESI si rimbocchino le maniche seriamente e che incomincino ad aiutare il nuovo sindaco per fare i primi passi verso la RINASCITA di una politica fatta da uomini onesti e capaci, soprattutto votati per il bene dei cittadini.
    Tanti auguri di vero cuore ai cittadini Messinesi.
    Cucinotta Giacomo

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