Covid. A Barcellona il tablet c'è ma non si usa. Anziani senza videochiamata con i loro cari

Covid. A Barcellona il tablet c’è ma non si usa. Anziani senza videochiamata con i loro cari

Rosaria Brancato

Covid. A Barcellona il tablet c’è ma non si usa. Anziani senza videochiamata con i loro cari

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venerdì 17 Aprile 2020 - 16:59

ultimora I Lions hanno donato un telefono. Il Policlinico 4 tablet. Eppure a distanza di giorno i figli non hanno potuto fare la video chiamata con gli anziani ricoverati da quasi un mese....

Il caso è inspiegabile. Dall’8 aprile, grazie al dono dei Lions di Barcellona, l’ospedale dispone di un telefono cellulare per mantenere i contatti tra le famiglie e gli anziani ricoverati. Da 10 giorni. Dall’11 aprile, con tanto di fotografia, il presidio di Barcellona dispone di 4 tablet per le video chiamate, messo a disposizione dal Policlinico di Messina. Da 6 giorni quindi.

Cosa si è inceppato?

Eppure, inspiegabilmente, nell’era degli smartphone, della tecnologia e mentre “la cura dell’amore” viene usata con successo al Policlinico ed in tutti gli hospital Covid d’Italia, a Barcellona qualcosa si è inceppato. Non sappiamo cosa. Sappiamo però che al Cutroni Zodda ci sono anziani risultati positivi al Covid da QUASI UN MESE,provenienti in gran parte dalla casa di riposo Come d’Incanto. Per questi nonnini e nonnine, che magari avevano altre patologie, anche non gravi, il contatto quotidiano con i propri cari, per telefono RAPPRESENTA LA VITA. Può fare la differenza tra un peggioramento e la salvezza.

Da 1 mese senza contatti con i cari

Non sappiamo perché al Policlinico i figli ed i nipoti possano mandare baci a distanza ai propri cari ricoverati ed al Cutroni Zodda no. Sappiamo che il sorriso di un nipote che racconta la sua giornata, di una figlia che spolvera un ricordo, di qualcuno che ha festeggiato un compleanno, sono quella parte di cura che non è scienza ma è vita. Ogni giorno è vita. Ogni giorno in più senza sentire i figli, i nipoti, è un giorno di dolore infinito. Si sentono smarriti, senza più punti di riferimento. La “catena di comunicazione” tra il presidio e le famiglie dei ricoverati probabilmente ha qualche falla, dal momento che ci sono altre criticità riscontrate.

Il dolore dei figli e delle figlie

Siamo tutti profondamente grati al sovrumano sforzo che tutto il mondo della sanità, compreso il Cutroni Zodda, sta facendo per far fronte all’emergenza Covid. Ma da 10 giorni c’è un telefono che evidentemente non viene usato. Da sei giorni ci sono 4 tablet, probabilmente non tutti sono stati avvisati. Per chi è a casa a Messina, rispetta le regole durissime imposte dall’emergenza, il dolore più grande è non poter aiutare i propri genitori, anche solo con una parola di conforto. Non sapere, anche attraverso le loro stesse parole come stanno. L’appello che facciamo è a rimuovere quelli che, possiamo definire, gli ostacoli del cuore. E a non lasciare che la foto della consegna dei tablet resti solo un annuncio.

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2 commenti

  1. giorgio millemaggi 17 Aprile 2020 17:33

    Confermo a supporto di quanto anticipato nell’articolo. Purtroppo in questa struttura
    centro covid reparto pneumologia e annessi, sta emergendo tanta superficialità e indifferenza, proprio nel momento di maggior bisogno e nei confronti dei più bisognosi. Anche se qualche rara eccezione, purtroppo inspiegabilmente, riguarda la maggioranza. Ulteriore aggravante anche sul presidio ospedaliero che dovrebbe garantire, oltre al protocollo covid, a 360 gradi i basici per i pazienti ricoverati, che altrimenti rischiano di aggravarsi o addirittura ammalarsi di nuove patologie se trascurati e conseguenti responsabilità oggettive in corso di valutazione .

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  2. ‘C’E’ D CHIEDERSI COSA IMPEDISCA DI ATTIVARE queste apparecchiature. Piu’ esattamente : 1) chi deve autorizzarne l’uso all’interno della struttura, lo ha fatto oppure no ? 2) chi è che deve pagare le spese di messa in opera e di funzionamento ? Penso che su questi due punti, la Direzione di Presidio, debba esprimersi in modo estremamente chiaro.

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