Appello di Lo Forte agli imprenditori: -Collaborate per sconfiggere la mafia-

Appello di Lo Forte agli imprenditori: -Collaborate per sconfiggere la mafia-

Redazione

Appello di Lo Forte agli imprenditori: -Collaborate per sconfiggere la mafia-

martedì 17 Febbraio 2009 - 19:17

Il Procuratore capo invita altre vittime delle estorsioni a denunciare i taglieggiatori

A dir poco un fatto eccezionale. Un imprenditore rompe il muro dell’omertà, sfida la logica sanguinaria di Cosa Nostra e denuncia i boss che per dieci anni lo hanno costretto a piegarsi al ricatto del pizzo. Non era mai accaduto in maniera così eclatante. E la riposta dello Stato si è rivelata fulminea. L’imprenditore solo il 22 gennaio scorso si era recato in Questura per vuotare il sacco. Ha raccontato che per dieci anni aveva dovuto pagare la classica tangente del tre per cento alle famiglie barcellonesi per nove appalti pubblici ed uno privato che si era aggiudicato in provincia. Con minacce ed attentati era stato costretto a versare l’obolo a Cosa Nostra ma ora, stanco e sfiduciato, ha deciso di fare i nomi dei suoi aguzzini ed ha fatto arrestare i padrini della mafia di Barcellona. Da allora sono trascorsi poco più di venti giorni e per il Procuratore Capo di Messina Guido Lo Forte si tratta di una grande vittoria della legalità. Ma non usa toni trionfalistici Lo Forte, anzi ricorda che Messina è la provincia in cui si paga il pizzo più alto dell’intera Sicilia e lancia un appello perché altri imprenditori seguano l’esempio del coraggioso collega e denuncino i loro estortori: “Credo siamo giunti ad una svolta. Dipende da noi se avrà grandi effetti per il futuro ma io mi auguro proprio di si. C’è un imprenditore che, in relazione agli appalti pubblici nella zona di Barcellona, ha collaborato con noi e con le forze di polizia indicando i capi della famiglia mafiosa di Barcellona che per anni gli hanno estorto somme di denaro. Ci ha rappresentato una situazione estremamente preoccupante e ci ha confermato che tutti gli imprenditori sono costretti a pagare se intendono lavorare in quella parte del territorio messinese. Il mio auspicio e l’appello che oggi voglio lanciare è che altri seguano l’esempio di questo imprenditore e si affidino alla magistratura ed alle forze dell’ordine. Sarebbe estremamente importante”.

L’operazione si chiama “Sistema” perché è stato svelato un sistema del pizzo al quale nessuno poteva sottrarsi.

“E’ un sistema identico a quello attuato da Cosa Nostra nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta ed Enna. C’è una sintonia perfetta fra la famiglia mafiosa del luogo in cui si svolgono i lavori e la famiglia centrale che partecipa alla divisione degli utili. Il clan locale ha un capo che tiene personalmente i contatti con l’imprenditore, lo avvicina, gli chiede il denaro, gli garantisce la protezione. E nel nostro caso abbiamo scoperto, ad esempio, una sintonia fra la famiglia barcellonese e quella di Agrigento”.

Lei ha lamentato, ancora una volta, che a Messina si continua a pagare il pizzo in maniera sistematica. Eppure proprio in questa provincia è sorta molti anni fa la prima associazione antiracket d’Italia. Perché non si riesce a vincere questa battaglia?

Perché per molti, troppi anni c’è stata una sottovalutazione o non c’è stata una precisa comprensione della natura della mafia della fascia tirrenica della provincia. Credo che i criteri siano stati influenzati dal tipo di mafia esistente a Messina città ma posso affermare che c’è stata una scorretta valutazione della realtà mafiosa barcellonese che io continuo a considerare identica a quella palermitana. E così negli anni ha esteso in maniera totalizzante e globalizzante il suo controllo sul territorio. La collaborazione dell’imprenditore però rappresenta un segnale importante di rottura. Spero che presto altri seguano il suo esempio per infliggere un altro duro colpo a Cosa Nostra barcellonese”

(Foto Dino Sturiale)

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