Ariel -il polacco-: il balordo che ha messo in ginocchio Cosa Nostra

Ariel -il polacco-: il balordo che ha messo in ginocchio Cosa Nostra

Redazione

Ariel -il polacco-: il balordo che ha messo in ginocchio Cosa Nostra

venerdì 30 Gennaio 2009 - 16:47

Un balordo, un uomo dall’indole violenta finito presto nelle grinfie di Cosa Nostra. Bassa manovalanza non certo un uomo d’onore o una persona di fiducia dei boss. Eppure è diventato lui il personaggio chiave dell’operazione Pozzo. L’uomo che, decidendo di collaborare con la giustizia, ha squarciato il velo di omertà ed ha tracciato la mappa della famiglia mafiosa di Barcellona indicando i nomi dei padrini, dei capi mandamentali e descrivendo uno ad uno centinaia di casi di estorsione, usura ed attentati.

Ariel Mroczkowski, 27 anni balzò agli onori della cronaca il 12 marzo del 2007. Quel giorno, forse in preda ai fumi dell’alcol, con il fratello Remigio di 22 anni massacrò di botte il connazionale Longin Kobylarczyc di 29 anni.

Un’aggressione di una ferocia inaudita. L’uomo, sposato e con un figlio di due anni, piombò in un coma profonda dal quale non si svegliò mai più. Morì dopo qualche giorno di agonia nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Messina. Per questo delitto, nel luglio scorso Ariel era stato condannato dal gip a 17 anni di reclusione e Remigio a 14.

I due fratelli organizzarono una spedizione punitiva a casa del connazionale per fargli pagare un’offesa che Remigio (il minore dei due) aveva subito due anni prima da Longin. Almeno questa era stata la prima versione. Nel cuore della notte si recarono a casa di Kobylarczic, in via Immacolata a Barcellona, lo fecero scendere in strada e, sotto gli occhi inorriditi della moglie e della suocera, lo picchiarono a sangue. I fratelli, come raccontarono in seguito le due donne ai Carabinieri, continuarono a picchiarlo anche quando l’uomo non dava più segni di vita. Ariel e Remigio Mroczkowsky fuggirono ma, grazie alla testimonianza della moglie della suocera di Kobylarczyc, i Militari dell’Arma li arrestarono. In un primo tempo i due fratelli si accusarono a vicenda. Ariel, dalla sua cella nel carcere di Gazzi, sostenne che fu Remigio a pestare il connazionale e che lui intervenne solo per sedare la lite. Versione alla quale i Carabinieri non credettero mai anche perché Ariel aveva ampie ferite nelle mani proprio per le botte inferte a Longin.

Messi alle strette ed accusati di omicidio volontario i due confessarono. Addirittura Ariel Mroczkowski avviò una collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. Disse di essere stato arruolato da Cosa Nostra barcellonese non appena giunto a Barcellona dove aveva trovato lavoro come meccanico di autocarri in un’officina. Il polacco iniziò a riempire pagine e pagine di verbali raccontando dei suoi rapporti con boss e gregari, degli incontri e delle riunioni. Svelò i retroscena di numerosi casi di estorsione ed usura e degli attentati compiuti contro imprese concorrenti di quelle vicine a Cosa Nostra. Stilò anche un organigramma ma ovviamente le sue conoscenze dei vertici del clan erano limitate. Raccontò che l’omicidio del connazionale era stato ordinato dalla mafia locale che voleva imporre un certo ordine alle bande di stranieri che compivano furti e rapine nel territorio controllato da Cosa Nostra. E così il polacco eseguì l’ordine convinto di compiere il salto di qualità. Ma Ariel Mroczkowski era solo un balordo, niente di più. Uno dei tanti stranieri senza arte e né parte che la mafia usa per i suoi affari illeciti. Carne da macello, uomini sconosciuti alle forze dell’ordine e senza una dignità sociale. Ma questa volta “il polacco” ha reagito e con le sue rivelazioni ha messo in ginocchio la potente organizzazione mafiosa che lo aveva arruolato per mandarlo allo sbaraglio.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007