Con una lettera inviata alla Gazzetta del Sud, Vincenzo Chiofalo intende “rendere omaggio alla verità-
Qualche giorno fa la notizia che il Senato Accademico ha deliberato in merito alla trasmissione di atti relativi ad una seduta del Consiglio di Facoltà di Veterinaria alla Procura della Repubblica, nel corso della quale si sono verificati degli aspri contrasti tra i docenti per l’individuazione del settore scientifico cui assegnare un posto di ricercatore.
Oggi la replica di Vincenzo Chiofalo, preside della facoltà di Veterinaria, che, in una lettera inviata alla Gazzetta del Sud, fa alcune precisazioni su quanto avvenuto.
“Nella mia qualità di preside della Facoltà – si legge nella missiva – ho doverosamente informato il Senato Accademico, quale organo superiore che stava deliberando sul reclutamento, su quanto accaduto nella seduta di Consiglio di Facoltà del 18 gennaio u.s. sul punto “reclutamento
ricercatori-. Ciò anche per rispondere alle sollecitazioni di molti colleghi che si sono sentiti indirettamente criticati da una dura presa di posizione di un Componente della stessa Facoltà.
I fatti in questione hanno riguardato l’assegnazione di posti di ricercatore ai settori scientifico-disciplinari nel rispetto delle esigenze accertate secondo criteri obiettivi e documentabili di
valutazione democratica che, attraverso una votazione palese, non sono stati condivisi da una parte minoritaria del Consiglio di Facoltà.
La presa di posizione di un docente circa la presunta esistenza di irregolarità di carattere penale sulla deliberazione in corso e il conseguente invito di altro docente ad abbandonare l’aula ha creato
turbamento e scompiglio, con ciò rischiando di far venire meno i presupposti per una valida deliberazione su un tema così significativo.
Tali circostanze mi hanno indotto nella mia qualità di preside ad informare doverosamente di quanto accaduto il Senato Accademico dell’Ateneo che stava appunto deliberando sul reclutamento.
Ciò per tutelare quanti, pur in presenza di “aspri- confronti di idee, intendono mantenere tali confronti nei termini di una fisiologica dialettica democratica-.
