Il bilancio dell’estate dei lidi. Con coda polemica: «La politica è assente, che fine ha fatto il Piano spiagge?»

Il bilancio dell’estate dei lidi. Con coda polemica: «La politica è assente, che fine ha fatto il Piano spiagge?»

Il bilancio dell’estate dei lidi. Con coda polemica: «La politica è assente, che fine ha fatto il Piano spiagge?»

mercoledì 06 Ottobre 2010 - 14:14

Santino Morabito (Fiba): «C’è stato un calo rispetto al 2009, ma il vero problema è l’assenza dell’amministrazione pubblica. La sopravvivenza legata alle serate, più che all’attività balneare». Isgrò: «Si apre anche d’inverno». Musolino (Capitaneria): «Fondamentale la pianificazione». Ferlisi su Maregrosso: «La politica del passato si vergogni»

Stagione al di sotto degli standard degli anni precedenti, grande collaborazione con alcune istituzioni, meno con altre, prospettive importanti anche per l’inverno e un grande rimprovero: l’assenza della politica, soprattutto nella fase della pianificazione. Questi, in sintesi, i punti focali del bilancio della stagione balneare 2010 evidenziati da Santino Morabito, presidente della Fiba (Federazione Imprese Balneari) di Messina, stamani a Palazzo Zanca. «Se c’è un risultato positivo che va attribuito ai lidi nella loro ormai decennale esperienza messinese, è l’aver fatto riscoprire a questa città che attraverso l’investimento di risorse finanziarie volto a valorizzare le ricchezze naturali del territorio, le sue vocazioni, è possibile creare servizi, occupazione, reddito».

Il calo c’è stato, ed è dovuto alla crisi: «I dati relativi ai lidi associati alla Fiba (14 su 23) – spiega Morabito – parlano di un fatturato di circa 1 milione 900 mila euro, a fronte di 2 milioni 600 mila euro della scorsa estate. Registriamo, quindi, una riduzione del 27 per cento che ha avuto naturali conseguenze anche sull’occupazione. Si è passati, infatti, da 145 a 112 lavoratori assunti con regolari contratti stagionali, quindi il 23 per cento in meno rispetto alla passata stagione». Tutto questo considerando che «il volume d’affari prodotto deriva da una domanda che quasi nella sua interezza è fatta da “utenza indigena”, non da turisti. Questo spiega la nostra politica dei prezzi così distante dalla media nazionale».

E questo spiega anche il fatto che «oltre l’80 per cento del fatturato prodotto dai lidi proviene dai cosiddetti servizi complementari, ossia quelli non strettamente legati alla balneazione, in primo luogo i servizi di intrattenimento organizzati oltre l’orario dedicato alla balneazione». Acclarato ciò, «si comprende come la battaglia degli imprenditori messinesi per l’adozione del Piano spiagge per l’estensione dei diritti già previsti ed altrove garantiti dalla normativa regionale, sia una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Ma in questa battaglia la politica è la grande assente, avendo lasciato tutto nelle mani dei burocrati». Capita, dunque, che i lidi sopperiscano alle assenze dell’amministrazione pubblica. Un esempio: «A giugno – spiega Morabito – abbiamo firmato un protocollo d’intesa con Ato3 e Messinambiente in base al quale gli stabilimenti associati avrebbero avuto in dotazione i cestoni per la differenziata e si concordavano i giorni dedicati alla raccolta delle diverse frazioni. Ebbene, una volta consegnati i raccoglitori, non si è più presentato nessuno ad espletare il servizio, nonostante le numerose sollecitazioni». Per non dire della Provincia, che «non è in grado di garantire il servizio pubblico di assistenza ai bagnanti», con la conseguenza che sono stati i bagnini dei lidi ad effettuare interventi di salvataggio quest’estate, in quattro casi per comuni fruitori della spiaggia.

Morabito si dice soddisfatto della collaborazione instauratasi su più fronti con la Capitaneria, un po’ meno per quella con la Questura, che «non partecipa alle conferenze dei servizi» e poi sanziona, e di brutto. La “battaglia” è in particolare sull’orario di chiusura: l’1.30 quello imposto, «sulla base di una normativa imprecisata», dice polemicamente Morabito, quando invece «i tempi e gli orari della movida li conosciamo tutti e sono gli stessi da Taormina a Ibiza, da Riccione a Corfù. Zone ad alta valenza turistica, come lo è Messina, dove per questo paghiamo ogni anno un cospicuo incremento del canone di concessione. Noi vogliamo operare nelle regole – chiarisce infine Morabito – ma con pari dignità e pari opportunità».

L’assessore alle Politiche del mare, Pippo Isgrò, intervenendo stamani ha evidenziato «l’attenzione dell’amministrazione comunale per il contributo positivo legato all’attività dei lidi in termini di offerta turistico-ricreativa. E’ intenzione del comune mantenere attive le strutture balneari ricadenti sull’area demaniale marittima anche nel periodo invernale attraverso la stesura di un calendario di incontri, convegni e attività, per rilanciare la costa messinese». Lidi anche d’inverno, dunque, la vera novità dell’anno, anche se, specifica Morabito, «per quanto riguarda le strutture a noi associate, le serate da discoteca saranno bandite per la stagione invernale». Il comandante della Capitaneria di Porto Antonio Musolino ha raccomandato agli operatori «maggiore sensibilità nei confronti della cittadinanza» per quanto riguarda le notti più “rumorose” e ha sottolineato, anch’egli, «l’importanza della pianificazione e dunque del Piano spiagge». Concetto condiviso dal comandante della Polizia municipale Calogero Ferlisi che ha aperto una dura parentesi sul fenomeno dell’abusivismo sui litorali, in particolare a Maregrosso: «E’ vero che c’è l’abusivismo, ma è anche vero che molte concessioni sono state rilasciate dalla politica, che oggi si dovrebbe vergognare per le condizioni in cui versano ampie porzioni di waterfront».

(foto Sturiale)

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