L'agguato fu compiuto per punire Cariolo per un debito nell'acquisto della droga

Sarebbe legato ad un debito di droga il ferimento di Santino Cariolo avvenuto in via Rosso da Messina la notte fra il 22 ed il 23 giugno del 2004.

Lo ha svelato oggi nella sua requisitoria, ai giudici della seconda sezione penale del tribunale, il PM Giuseppe Verzera che ha chiesto la condanna dei due esecutori materiali e della stessa vittima accusata di favoreggiamento.

Il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto la condanna a dieci anni di carcere per Francesco Turiano e Giuseppe Surace ed a tre anni e mezzo per lo stesso Cariolo che avrebbe tentato di depistare le indagini coprendo gli autori del suo ferimento.

Il pescivendolo Santo Cariolo quella notte si trovava in auto davanti alla sua abitazione quando, al culmine di una discussione, fu ferito con un colpo di pistola alla gamba sinistra.

L’uomo non sapeva che la Polizia da qualche tempo aveva messo una cimice sulla sua auto nell’ambito dell’inchiesta sull’uccisione di suo cognato, Francesco Piccolo, assassinato al villaggio Aldisio il pomeriggio del 29 dicembre del 2003. Gli investigatori erano certi che Cariolo sapesse molte cose di quel delitto e gli piazzarono una microspia sulla macchina.

Dopo la gambizzazione raccontò tutto al padre che lo stava accompagnando al pronto soccorso del Policlinico. Cariolo fece i nomi degli esecutori materiali, cioè di Turiano e Surace, e svelò il movente dell’agguato. Ma ai poliziotti che lo interrogarono disse di non aver visto chi aveva sparato e di non sapersi spiegare le ragioni del gesto.