Messina e le baracche: una diffusa forma mentis

Messina e le baracche: una diffusa forma mentis

Redazione

Messina e le baracche: una diffusa forma mentis

sabato 31 Gennaio 2009 - 14:39

Continua la saga mediatica sulle baracche esistenti nella nostra città, attorno ad esse un corollario di personaggi più o meno istituzionali, dall’assessore di turno all’istrionica “baraccata storica”.

Ma il grande circo va ben oltre. Le baracche inquadrate dalle camere di Rai 3 hanno evidenziato emergenze puntualmente ignorate dai nostri amministratori, quanto dalla disillusa popolazione.

All’interno delle baracche abbandonate si custodisce una situazione di reale emergenza sanitaria, come messo in evidenza dai gatti morti andati in onda. A ciò si aggiungono veleni in quantità industriale, come eternit, fibre di vetro, spazzatura, escrementi animali e perché no “umane” e veleni contro i topi posti dagli abitanti, tanto da costringere le mamme a barricare in casa i propri figli, ma anche qui i topi non mancano. Situazioni disumane che non toccano minimamente gli impegni del direttore della Asl come quelli dell’assessore al risanamento. Le emergenze tentano di affrontarle i cittadini che, dovendo in qualche modo prevenire mali peggiori, incendiano le baracche abbandonate per “sterilizzare” l’ambiente. Mentre ignoti ed ignobili personaggi rubano infissi e finestre utili per l’ampliamento di altre baracche, magari sul centralissimo viale Giostra, magari a 50 metri dalla stazione dei Vigili Urbani.

Non và meglio nel grande palazzone prospiciente la baraccopoli abbandonata. Case nuove date in “custodia” agli ex baraccati che qui si sono trasferiti, ma non si respira aria di civiltà. Situazioni di estremo pericolo che mettono in discussione continuamente l’incolumità dei residenti,in particolar modo dei bambini. Tromba dell’ascensore vuota, senza porta alcuna e piena di acqua sino a tre metri; si può immaginare un bambino che giocando a nascondino lo faccia così bene da riuscire a nascondersi alla vita. Buche aperte sul terreno, resti della gru, strapiombi sul terrapieno, corridoi alti più di tre metri non protetti,tutto offre una miriade di “occasioni” di morte precoce. Noi ci auguriamo che ciò non debba mai essere raccontato ma, non sarebbe meglio prevenire, restituendo a questi cittadini un ‘occasione di orgoglio di appartenenza alla città, e i bambini farli crescere con fiducia e rispetto per le istituzioni.

Non è assolutamente facile nemmeno immaginare che questo avvenga in una città che addirittura celebra baracche fatiscenti e pericolose come monumento locale, ci riferiamo alle “case” basse di paradiso.

Una città che al centro del suo salotto buono, piazza Cairoli, preserva l’incolumità dei cittadini ponendo sacchi di spazzatura nelle buche del parquet.

Ma la tristezza maggiore è data dal fatto che nessuno si indegna, considerando questo status di baraccati globali un dato di fatto oramai incontrovertibile

Qualora invece ci fosse chi ha ancora voglia di far sentire la propria voce può firmare la nostra petizione su: http://firmiamo.it/restituitecimessina

Foto e testo Dino Sturiale

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