Molini Gazzi. Per gli ex lavoratori il problema è solo la speculazione edilizia: il mercato non conosce crisi

Molini Gazzi. Per gli ex lavoratori il problema è solo la speculazione edilizia: il mercato non conosce crisi

Redazione

Molini Gazzi. Per gli ex lavoratori il problema è solo la speculazione edilizia: il mercato non conosce crisi

sabato 18 Aprile 2009 - 08:56

Tra disperazione e speranza: “Trascorsa una Pasqua di tristezza. Ma siamo sempre pronti a riprendere l’attività”

Dopo la nostra intervista di ieri a Giacomo Casale, uno degli ex lavoratori della Molini Gazzi, oggi è stato un diffuso un comunicato stampa dagli stessi ex dipendenti, attraverso il quale si prende una posizione ufficiale rispetto alla speculazione edilizia tentata dalla proprietà, susseguita dalla diffida dell’imprenditore Francesco Pulejo nei confronti dell’ufficio urbanistica del Comune di Messina e del Comune stesso. I motivi della diffida? Come raccontato nel nostro articolo sempre pubblicato ieri (VEDI ARTICOLI CORRELATI IN BASSO), si chiede “di porre in essere ogni atto necessario ed utile affinché venga immediatamente revocata la proposta di delibera”, delibera proposta dall’assessore Giuseppe Corvaja che mira adottare una variante al Prg mantenendo come B4c, zone edificabili di completamento, le aree residenziali esistenti e di trasformare in zona D1, dunque a destinazione prevalentemente commerciale, industriale ed artigianale, l’area dello stabilimento di Molini Gazzi. Ponendo praticamente fine alla possibilità di costruire “sullo” stabilimento.

Pulejo sostiene che questa decisione influirebbe “nel procedimento di concordato pendente dinnanzi al Tribunale fallimentare dove, tra i valori patrimoniali della società, l’immobile in questione è quello di maggiore pregio e la sua stima, in conformità all’attuale destinazione urbanistica, consentirebbe di soddisfare al 100% i creditori”. «Intanto – scrivono gli ex lavoratori -, per puntalizzare, il concordato dei Molini Gazzi è al 77,25%. Ma supponiamo che il terreno ritorni a destinazione industriale come noi quest’estate avevamo richiesto. Cosa succederebbe? Ve lo diciamo noi. Perderebbe il suo valore di mercato (altissimo). Non si farebbero più palazzine (mannaggia!!). Rimarrebbe un’area col suo edificio industriale e i suoi macchinari, pronti per essere azionati. E cosa rimarrebbe da fare al Pulejo? A) Riprendere l’attività B) Cedere l’attività magari ad un grosso gruppo industriale, GMI, Casillo ecc. E noi ce lo auguriamo. Perche è un mercato che non conosce crisi. Domandate ai vostri fornai da chi prendono la farina oggi. Antonio Amato-Napoli, Moramarco-Puglie, Casillo-Pozzallo. C’è meno pane in città? Avete difficoltà a trovarlo? No. Il problema dei Molini Gazzi è sempre stato uno solo: La speculazione edilizia. Ve l’avevamo detto, in tutti i modi, gridato, raccogliendo 16.000 firme sotto il sole di agosto. Eppure c’è chi con le lacrime agli occhi, smentiva su un articolo di mezza pagina a mezzo stampa».

Per gli ex dipendenti, che hanno fatto la storia di una delle aziende più note della città, e per le loro famiglie, è stata una Pasqua di tristezza: «Quasi faticavamo a chiamarci – spiegano. L’orgoglio è ferito da mesi di privazioni, di prospettive che non ci sono, di problemi di salute ed economici. Dopo oltre 6 mesi dal licenziamento, dal 26 settembre 2008, giorno in cui ci hanno chiuso le porte senza nemmeno darci la possibilità di recuperare i nostri effetti personali, la vita è diventata molto difficile. Ed è difficile vedere prospettive in un momento come quello che stiamo attraversando. Nessuno ha trovato ancora una collocazione. Si vive come si può. Aspettiamo ancora i nostri soldi e siamo stufi di sentirci dire dai giudici che prima deve passare il concordato. Noi riteniamo si tratti di una interpretazione restrittiva. In fondo siamo creditori privilegiati al 100% e in ogni caso verremmo liquidati prima di ogni altro. Quindi: perché non liquidarci subito? E poi, quando si interrompe il rapporto di lavoro non si deve corrispondere subito il Tfr? Una volta qualcuno ha detto che la Procura stava indagando. 27 famiglie in mezzo alla strada. Non è abbastanza? Esiste qualcuno a Messina che non sia schiavo della politica, dei poteri economici, della massoneria o di quant’altro?”

Parole ricche di rabbia, sofferenza ma anche speranza. Poi i lavoratori chiudono con un ulteriore interrogativo: “La cosa che lascia perplessi è come la sopraintendenza non si sia opposta nonostante l’edificio è un ormai raro (se non unico a Messina) esempio di archeologia industriale di cui una parte sopravvissuta al terremoto del 1908. Vi facciamo notare che negli scantinati vi è un rifugio antiaereo costruito dal prefetto dell’epoca. Qualcuno si è scomodato a fare un sopralluogo prima di dare il via libera alla sua demolizione?” (VEDI FOTO)

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