Ventidue rinvii a giudizio e ventidue proscioglimenti. E’ questo il bilancio dell’udienza preliminare dell’operazione Nemesi, chiusa oggi pomeriggio davanti al Gup Massimiliano Micali. L’avvio del processo è stato fissato al prossimo 1 febbraio davanti la seconda sezione penale. L’accusa, rappresentata dal pm della Dda, Giuseppe Verzera, aveva chiesto per tutti il rinvio a giudizio. Altre 25 persone hanno invece chiesto di essere giudicate col rito abbreviato. La loro posizione sarà trattata il prossimo 5 dicembre.
L’inchiesta -Nemesi- ha fatto luce su tre anni di attività del clan di Mangialupi, attivo soprattutto nel settore della droga. Il blitz della Squdra mobile è scattato ad ottobre dello scorso anno con ventitré arresti. Molti di più, ben settantaquattro, gli indagati iniziali, tra i quali anche due lavoranti di tre note gioiellerie del centro cittadino e, tra gli ammanettati, il gestore di un negozio di telefonia ubicato nei pressi dello stadio “Celeste-, che avrebbe fornito schede telefoniche di comodo agli esponenti del clan.
Agli atti, le dichiarazioni di quattro diversi collaboratori di giustizia che hanno vissuto le attività della famiglia di Mangialupi, in particolare le estorsioni e le rapine, i cui proventi venivano investiti nel sempre fiorente mercato della droga. Proprio dallo “sfascio- della famiglia e dai risvolti tragici che ne seguirono, cioè l’omicidio del pregiudicato Emanuele Burrascano, nel 2003, prende il via l’attività della Squadra mobile.
