Quale futuro per la Stretto di Messina?

Quale futuro per la Stretto di Messina?

Quale futuro per la Stretto di Messina?

sabato 06 Ottobre 2007 - 10:48

Prodi vuole chiuderla, l'Anas la “assorbe-, e intanto la società realizza strade in Albania. Dalla Spa dicono: «Abbiamo ridotto spese e personale del 50%, ma ci atterremo alle decisioni del Governo»

Parte dei fondi originariamente destinati al Ponte sullo Stretto giungeranno a Messina, e ce li teniamo stretti. Questo è il fatto, ed è un fatto importante. Ma il quesito a questo punto è: che ne sarà della società Stretto di Messina Spa, fondata nel lontano 1971 proprio per la costruzione del Ponte? L’ufficializzazione della sua scissione da Fintecna è servita a “liberare- i famosi fondi, ma non a chiarire le idee sul suo futuro.

Nei giorni scorsi, diversi esponenti del Governo, in primis il presidente del Consiglio Romano Prodi, hanno dichiarato espressamente, a margine delle discussioni sulla Finanziaria 2008 e sugli sprechi da eliminare, l’intenzione di sciogliere la società, definita inutile. Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, è stato molto chiaro sull’argomento: «Vogliamo dare un segno contro gli sprechi? Eliminiamo subito quell’inutile società del Ponte sullo Stretto». Sulla stessa scia Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera, il quale nell’annunciare un emendamento ad hoc nella prossima Finanziaria, rincara la dose ricordando come «seppur destinata a non fare nulla in futuro, vista la decisione già assunta dal governo di non procedere alla costruzione del ponte sullo Stretto, la società costa alle casse pubbliche circa 21 milioni di euro all’anno».

Ma ci sono alcune contraddizioni, in questa storia. Il primo fatto che “stona- con quest’aria di smobilitazione è l’atto notarile del 25 settembre scorso con il quale l’Anas ha assorbito le quote Fintecna della Stretto di Messina (patrimonio netto contabile, più di 267 milioni di euro), divenendo con 81,848 % del capitale sociale la maggiore azionista della Spa del Ponte. Tutto, per altro, previsto dalla Finanziaria 2007, la quale prevedeva proprio il passaggio delle azioni in possesso di Fintecna «ad altra società controllata dallo Stato». A nessuno è sfuggito, inoltre, che il presidente dell’Anas altri non è che Pietro Ciucci, amministratore delegato proprio della Stretto di Messina.

Altro fatto che chiarisce come la Stretto di Messina, nonostante le intenzioni del Governo e il proprio sito web “in manutezione- da settimane, sia molto attiva, è rappresentato dalla notizia, diffusa dall’autorevole Sole24Ore, di una partnership della stessa società con due imprese private in Albania, la Technital e la Tecnic, legata alla realizzazione di lavori stradali e alla formazione di funzionari locali. In particolare, il governo di Tirana ha affidato proprio alla Technital la direzione dei lavori relativi ai 70 chilometri di asse viario Levan-Tepelene, e per il suo 20% parteciperà anche la Stretto di Messina. La stessa Technital è impresa conosciuta per essere impegnata nella discussa progettazione del Mose a Venezia e per aver aspirato, in passato, alla gestione proprio dei servizi di project management del Ponte.

Questi fatti, oltre alle notizie che vedrebbero la Stretto di Messina impegnata in ulteriori gare in Serbia ed Algeria, non sembrano dipingere il quadro di una società che da qui a pochi mesi potrebbe essere definitivamente chiusa. D’altronde la posizione espressa dall’ufficio stampa della Stretto di Messina è quella di… non prendere una posizione. «Noi dipendiamo dal Governo – afferma il responsabile, dott. Feliciai – e ci atterremo a quello che il Governo disporrà. Porteremo quelle che sono le nostre valutazioni, da parte nostra abbiamo eliminato buona parte delle sedi periferiche e soprattutto abbiamo ridotto i costi e il personale del 50%. Personale che oggi si aggira sulla sessantina di persone, ma che è previsto si riduca ulteriormente entro l’anno. Lo stesso Governo nella scorsa Finanziaria ci autorizzò a realizzare lavori all’estero, e proprio ultimamente abbiamo vinto delle gare. Ma ripeto – conclude Feliciai – siamo una società controllata dal Tesoro e dunque se il Governo deciderà di chiudere, chiuderemo».

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