Il racconto di una vittima dell'usura: -La mia vita distrutta dagli strozzini. Denunciate senza paura-

Il racconto di una vittima dell’usura: -La mia vita distrutta dagli strozzini. Denunciate senza paura-

Il racconto di una vittima dell’usura: -La mia vita distrutta dagli strozzini. Denunciate senza paura-

mercoledì 27 Febbraio 2008 - 12:42

Per il Procuratore capo Luigi Croce usura ed estorsione rappresentano le attività economiche più floride a Messina. Nei giorni scorsi il magistrato della DDA Fabio D’Anna ha detto che a Messina nessuno denuncia se non quando è messo alle strette. Ma qualcuno che denuncia in realtà c’è. Qualcuno che ha deciso di sgretolare il muro del silenzio e denunciare gli strozzini, facendoli arrestare e riconquistando la dignità e la voglia di vivere. Ora a distanza di qualche anno da quei giorni drammatici ha deciso di raccontare la sua esperienza: “Per aiutare chi si trova nella mia stessa situazione –dice- perché quando precipiti in quel baratro ti senti solo ed hai bisogno di qualcuno che ti sappia consigliare. La mia esperienza forse può essere importante-. Oggi ha 51 anni, ha ripreso a lavorare ed ha ricompattato la sua famiglia. Alessandro, lo chiameremo così ma è un nome di fantasia, chiede solo di poter mantenere l’anonimato. “Ma è solo perché ho due figli – spiega- e non è giusto che le mie colpe ricadano su di loro. Per quanto mi riguarda, dopo quello che ho passato, non ho più paura di nessuno-. Alessandro era un piccolo imprenditore, con un tenore di vita medio alto ed un’attività lavorativa molto ben avviata. Improvvisamente qualche affare sbagliato ed un problema con un socio crearono i primi scompensi economici. Si trovò ad aver bisogno di liquidità per riprendere la marcia ma le banche chiedevano garanzie che al momento non poteva dare. Così Alessandro accettò il consiglio di un amico: “Mi disse che conosceva delle persone che potevano aiutarmi. Persone fidate che potevano prestarmi i 200.000 euro che mi servivano e che avrei potuto restituire con calma. Non pensai minimamente in quale tunnel stavo per entrare. C’incontrammo in un ristorante ed ebbi l’impressione che non si trattasse di professionisti ma comunque erano gentili e disponibili. Mi dissero che potevano prestarmi subito 100.000 euro ad interessi bancari ma chiedevano solo la puntualità nella restituzione mensile del denaro. Accettai anche perché non avevo molta scelta ed in breve saldai alcuni debiti-.

– Quando cominciarono i problemi?

“Subito. Il secondo mese ritardai qualche giorno a restituire il denaro perché materialmente non avevo i soldi. Si presentò uno dei due strozzini che avevo incontrato al ristorante e mi disse che per ogni giorno di ritardo aumentavano anche gli interessi. Poichè la cifra sarebbe lievitata mi chiese delle garanzie. Sapeva che avevo una casa più un’altra modesta abitazione estiva e mi disse che se non avessi mantenuto gli impegni le avrei dovuto cedere a loro-.

– Subì anche attentati o minacce?

“Sia gli uni che gli altri. L’usura è un circolo vizioso dal quale non se ne esce. Lavoravo dalla mattina alla sera per racimolare un po’ di denaro ma bastava appena a pagare gli interessi. Non riuscivo a restituire i 100.000 euro ed anzi la cifra lievitava sempre di più. In casa regnava ormai lo sconforto. Pensammo pure di fuggire di notte e mollare tutto: casa, lavoro, parenti ed amici. La notte arrivavano telefonate anonime, minacce di morte. Mia moglie non usciva più di casa ed avevo il terrore che qualcuno facesse del male ai miei figli quando si recavano a scuola. Una notte qualcuno tentò di bruciare la porta di casa e, prima che la vendessimo per recuperare denaro, danneggiarono anche la nostra auto-.

– Cosa si prova in una situazione del genere?

“Disperazione e sconforto. Non vedi vie d’uscita e nessuno è in grado d’aiutarti. Io poi non parlavo con nessuno per paura di ritorsioni da parte degli strozzini. Ogni macchina che mi affiancava, ogni persona che mi passava accanto per me era una potenziale minaccia. Un vero inferno che non auguro nemmeno al peggior nemico. Ma come ogni cosa quando si tocca il fondo arriva la reazione decisiva-.

– E’ quello che è accaduto a lei?

“Si, un giorno, dopo l’ennesima telefonata minacciosa, ho guardato in faccia mia moglie. Era pallida, terrorizzata e piangeva. Da giorni avevamo i creditori dietro la porta e nemmeno il panettiere, che ci conosceva da una vita, era più disposto a farci credito. Si stava materializzando anche lo spettro della fame e da un momento all’altro avrei perso anche la casa. Allora senza dire niente a nessuno, nemmeno a mia moglie, sono uscito di casa e sono andato in Questura. Ho chiesto di parlare con un funzionario ed ho raccontato tutto. Ho fatto nomi e cognomi degli usurai, ho rivelato fatti e circostanze. Così ho fissato un appuntamento con i miei aguzzini ed al momento della consegna del denaro sono intervenuti gli agenti che li hanno sorpresi con le mani nel sacco ed ammanettati. Per me è stata la fine di un incubo. In quel momento sono tornato a vivere-.

– Com’è proseguita la sua vita da quel momento?

“Non è stata semplice. Ho dovuto ricominciare da zero ma anche affrontare interrogatori e processi alla presenza dei due usurai che mi guardavano minacciosi. Ma io ormai non avevo più paura. Ho riconfermato le mie accuse, parlando a testa alta e senza timori. Con il tempo ho riavviato una piccola attività e a poco a poco mi sono tirato fuori dai guai-.

– La sua esperienza può essere preziosa per tante vittime dell’usura. Che consigli può dare loro?

“Ho voluto raccontare la mia storia proprio per aiutare chi ritrova in questa situazione. A loro dico di denunciare subito gli usurai, senza paura ed esitazione. Questa gente fa leva sul terrore e sullo stato di necessità delle vittime. L’ideale sarebbe non finire nelle loro mani ma se dovesse capitare non esitate a rivolgervi alle forze dell’ordine. Oggi poi esistono le associazioni antiracket ed antiusura che forniscono un sostegno prezioso. Quando sei disperato pensi che non c’è via d’uscita e che sei finito ma non è così. Io sono tornato a vivere, ho un lavoro ed una splendida famiglia. Loro, invece, sono dentro e ci resteranno ancora per un po’-.

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