Il silenzio della piazza è la voce di tutta la città

Il silenzio della piazza è la voce di tutta la città

Il silenzio della piazza è la voce di tutta la città

sabato 10 Ottobre 2009 - 12:36

I messinesi giunti al Duomo assistono all'intera cerimonia con dignitosa compostezza. Nessun disordine, nessuna polemica, solo la voglia di essere presenti e dare un ultimo saluto alle vittime

La pioggia li ha strappati alla vita, il sole gli rivolge l’ultimo saluto. Le corone dei fiori sulla scalinata del cattedrale si moltiplicano a vista d’occhio. Il cuore di Messina e di tutti i messinesi quest’oggi ha pulsato forte, incessante, a Piazza Duomo, una piazza che mai fino ad ora ci siamo resi conto essere così piccola: piccola per contenere il dolore, piccola per contenere le lacrime, piccola per trattenere la voglia di tutti di esserci, di essere presenti. -Affacciati- a quelle transenne che li separano da amici, fratelli, compaesani, mille volti, mille sentimenti, mille speranze volate in cielo con quelle di coloro che all’improvviso sono stati sopraffatti dalla -terra- che fino a quel momento li aveva visti crescere.

Alle 10.28 dalla cattedrale si levano i primi canti solenni. Questo il segnale che spinge gli occhi di tutta Messina, anche quelli di coloro fisicamente non presenti, a rivolgersi verso il maxi-schermo posizionato ai piedi del campanile. E’ da lì, da quella piazza diventata cuore della città, che anche noi decidiamo di assistere ai funerali. Vicino alla gente. Una signora appena arrivata ci domanda: “Ma se mi fossi sbrigata prima sarei potuta entrare in chiesa?” No, le rispondiamo, perché oggi ha potuto varcare la soglia della Casa di Dio solo chi era munito di pass. Una volontaria poco distante da noi si avvicina ad uno degli addetti alla sicurezza con in mano un mazzo di rose bianche: “Una signora mi ha detto se per favore può poggiarle sulla bara delle vittime perché lei in chiesa non può entrare”.

La cerimonia non ha ancora avuto ufficialmente inizio ma gli applausi si alzano spontanei ogniqualvolta sul maxi-schermo scorrono le immagini dei feretri avvolti nel tricolore e ricoperti da mazzi di fiori. Una fragore che si fa sempre più forte quando ad essere inquadrato è il berretto di Simone Neri. Sono solo battiti di mani quelli che rompono il silenzio di Piazza Duomo, dove una folla composta e dignitosa si raccoglie senza lasciarsi mai andare ad un frase o ad un commento polemico. E si prega e si piange, e si piange e si prega.

L’odore di incenso lasciato al passaggio del corteo di prelati che fa ingresso in cattedrale passando davanti la folla, si sparge per tutto il piazzale. E con esso si fa ancor più forte quell’atmosfera di dignitoso dolore che non abbandona i messinesi neanche per un istante. Ci arrampichiamo ad una ringhiera per poterci rendere conto di cosa ci sia dietro di noi: un tappeto di volti. Ovunque. In fondo qualche striscione: “Dopo un temporale c’è sempre il sole, splendete per noi angeli” e ancora “Christian e Leo sempre nei nostri cuori”. Uno dopo l’altro i parroci dei villaggi colpiti dalla tragedia, ricordano le “loro” vittime. Al sentire pronunciare quei nomi e quei cognomi Messina si gonfia di orgoglio e le mani riprendono a battere. Per la piccola Ilaria e per i suoi due cuginetti Lorenzo e Francesco (ancora dispersi ndr), alcuni bambini stringono in mano dei palloncini bianchi. E poi è il turno di coloro per cui ancora si scava, anche loro ricordati dall’applauso della piazza. “Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli…” recita intanto dall’altare della cattedrale monsignor Calogero La Piana, e con lui la folla, tutta. Sguardo basso, lacrime che rigano il volto. E si prega e si piange, e si piange e si prega .

Ad assistere ai funerali dalla piazza chi da oltre una settimana, giorno e notte, ha scavato, ha cercato, ha lavorato, ha regalato un sorriso ed una parola di conforto quando invece avrebbe voluto piangere. Vigili del fuoco, volontari, Protezione Civile, Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri, uomini della Guardia Costiera, operatori della Croce Rossa e di tante altre associazioni: proprio coloro che il papà di Francesco e Lorenzo avrebbe voluto in prima fila, oggi sono invece costretti a stare in ultima. E sempre a loro, questa mattina, è toccato l’ingrato compito di dover “respingere” quanti, spesso anche amici o parenti delle vittime conosciuti in queste giornate di dolore, non essendo in possesso del pass non sono potuti entrare in chiesa: “Siamo in enorme difficoltà – hanno spiegato – ma purtroppo non possiamo fare altrimenti, ci hanno dato disposizioni ben precise”.

Tra la folla qualcuno accusa un malore e l’ambulanza parte a sirene spiegate. Il dolore per tanti, sopratutto anziani venuti a piangere quei compaesani amici di una vita, è difficile da reggere. Anche in questo caso però nessuna confusione, niente, caos, solo silenzio e compostezza. Incessante il via vai di volontari e ragazzi scout carichi di confezioni d’acqua da distribuire alla gente per cercare di rendere meno faticosa l’attesa sotto il sole, un sole che rende tiepida l’aria ma non che non riesce purtroppo a riscaldare l’animo dei messinesi. E si prega e si piange, e si piange e si prega.

Ancora applausi quando La Piana nel pronunciare l’omelia, non lesina parole dure nei confronti di chi deve avere maggiore responsabilità per un territorio, quello siciliano, troppo spesso sfregiato e maltrattato dall’incuria e dalla negligenza dell’uomo. La piazza annuisce, con il capo e con il battito di mano che parte a più riprese, sempre più forte quando il pensiero viene rivolto “a quell’esercito della solidarietà che ha messo in mostra il volto migliore dell’uomo”. Termina la predica e Piazza Duomo ripiomba nel silenzio. L’attenzione si sposta di fronte l’entrata della cattedrale dove alcuni familiari sostano di fronte le corone di fiori quasi in segno di protezione nei confronti degli amici che si trovano dentro. E sui gradini ancora amici e ancora parenti con le mani sul viso o tra i capelli per nascondere il volto a telecamere e obiettivi “nascosti” in ogni angolo. E si prega e si piange, e si piange e si prega.

Alle 11.55 inizia il rito della comunione. Dalla navata centrale e da quelle laterali numerosi sacerdoti si avvicinano alla transenne per celebrare il sacro rito dell’eucarestia accompagnato dai cori che si continuano ad intonare in cattedrale. Ormai manca poco e tutti ne sono consapevoli: intorno alle 12.30 monsignor La Piana rivolge l’ultimo accorato saluto ai fratelli concittadini e alle famiglie affrante dal dolore. Da quel momento in poi solo applausi, in chiesa e in piazza; nei balconi e nelle strade e, ne siamo certi, anche nelle case di tutti i messinesi. Di fronte a noi sfilano lenti, uno dopo l’altro, i carri funebri. A delimitarne il tragitto, da entrambi i lati, un cordone di vigili, volontari, e forze dell’ordine, stavolta sì in prima fila.

E in questo momento ci rendiamo conto che le parole non servono più; è in questo momento che ci sembrano persino superflue quelle scritte finora, perché adesso non c’è più niente da scrivere, da descrivere, da raccontare. Un ultimo pensiero vogliamo però rivolgerlo a quanti, anche questa mattina, hanno continuato a lavorare tra il fango ormai duro ed impenetrabile come l’anima della città, perché sono loro che oggi hanno reso grande e orgoglioso il cuore di Messina e dei messinesi. La piazza in silenzio si svuota. E tutti insieme piangiamo, preghiamo e riflettiamo. Perché insieme alla disperazione non rimane che un palloncino bianco volato in cielo e un berretto adagiato su un bara, simboli di una maledetta tragedia in una maledetta notte di ottobre.

(foto Dino Sturiale)

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