Storie di ordinaria violenza urbana

Storie di ordinaria violenza urbana

Redazione

Storie di ordinaria violenza urbana

sabato 02 Maggio 2009 - 21:10

Basta girare per le strade con occhio disincantato, osservando con maggiore attenzione quanto attiene alla vita quotidiana della nostra città, per poterci trasformare tutti in passivi testimoni di tanti episodi di violenza urbana.

Io ho provato a farlo, facilitato dallo spirito di osservazione tipico del fotografo.

Ho visto tante cose brutte, dalle garritte per i vigili, mai usate ma già vittime dei vandali che le hanno rese inutilizzabili, palme abbattute su panchine divelte e mai rimosse e officine meccaniche che, in pieno centro storico, usano il marciapiede come estensione dei loro locali, impedendo di fatto il transito pedonale. (in fotogallery le testimonianze)Ma voglio porre all’attenzione del lettore tre casi che secondo me sono forse il sintomo di una città agonizzante.

Presso la biglietteria degli aliscafi, mentre fotografo un’improponibile scivolo per l’ingresso ai portatori di handicap, così ripido che è da scalare, vengo attratto da un’auto parcheggiata in doppia fila; scura, vetri ermeticamente chiusi, dentro un cagnolino che accovacciato fra il sedile e lo sportello cerca di sfruttare quel minimo d’ombra che ha disponibile. Chiamo i Vigili Urbani che non arriveranno mai. Attendo il padrone per 35 lunghissimi minuti, il quale alle mie rimostranze risponde: fatti i c…. tuoi, purtroppo essendo io incapace a litigare seguo il consiglio.

Poco più in là, a lato de teatro V. Emanuele sento un clacson di automobile suonare con ripetuta insistenza, è una giovane donna che cerca così di richiamare l’attenzione dei due automobilisti che, con un parcheggio incurante del problema creato, hanno letteralmente “imprigionato” la vettura della signora. Decido di attendere con lei l’epilogo del fatto.

Dopo 20 minuti la signora ha ormai esaurito i luoghi dove poter chiedere “mi scusi è sua quella macchina?”

Decidiamo di chiamare i Vigili Urbani; oltre 5 minuti di inutile attesa musicale. Telefoniamo ai carabinieri, i quali ci spiegano che i vigili sono in assemblea sindacale e quindi non raggiungibili, che non è competenza loro intervenire e di chiamare la polizia; lo facciamo e riceviamo solo consigli.

Resto ancora lì in attesa della risoluzione che avviene solo dopo 40 minuti dal mio arrivo sul posto, 50 minuti di “sequestro” della signora.

Ma quello che mi ha procurato più rabbia è stato vedere una ragazza obbligata alla sedia a rotelle indotta a percorrere la carreggiata anziché il marciapiede, solo perché un maleducato ha parcheggiato davanti lo scivolo. La avvicino per chiederle il permesso di pubblicazione delle foto scattate, la ragazza mi risponde con un sorriso enorme, disarmante, bello come il sole e mi dice: “ la prego si faccia portavoce, dica a tutti che abbiamo bisogno di poter usare gli scivoli”; lo sto facendo ma non senza emozione.

Facciamolo tutti firmiamo la petizione a lato, per l’abbattimento delle barriere architettoniche: basta cliccare il banner a lato -senza barriere-. Se poi i lettori di Tempo Stretto vorrano dare un ulteriore importante contributo per una sacrosanta battaglia di civiltà potranno arricchire la photogallery con immagini scattate da loro, anche con il cellulare, che riprendono situazioni assurde che si verificano sotto i loro occhi. Per farlo, basta inserire le foto in in fondo all’articolo.

Foto Dino Sturiale

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